Tutti gli articoli relativi a: cose che scrivo

“Fratelli d’Italia all’autogrill”, di Antonio Scurati

Su una piazzola di sosta ti può capitare di sentirti italiano. Sei lì che risali la penisola estiva con l’auto carica di vivande e masserizie, costretto a fermarti ogni due ore per allattare o placare il pianto della bambina, all’affannosa ricerca di un’ombra stenta da pompa di benzina, la canottiera e i calzoni corti zuppi di sudore, sei lì che con il tuo corpo cerchi di schermare tua figlia dal vento di scirocco e dai rombi dei Tir che sull’Autostrada del Sole sfrecciano verso i valichi del Nord e, d’un tratto, vieni colto dal sentimento nazionale. Vedi attorno a te questa gente tornata proletaria sotto la spinta compulsiva all’esodo di Ferragosto, li vedi come te affannosi, sudati, ossessivamente prodighi di cure per l’infanzia, li vedi sbracati, caciaroni e sanguigni tanto a Caianello quanto a Panzano o a Roncobilaccio. Ovunque avverti il nucleo simbolico di una nazione irradiare dalle pile di bestseller dedicati al nostrano sistema criminale, o ai vizi pubblici e privati dell’arcitaliano leader nazionale, irradiare dalla mercificazione su grande scala della tipicità locale (le …

“La lega e l’Italia delle regioni”, di Paola Bonora

Caro direttore, da vent’anni le urla roche di Bossi costruiscono l’immaginario geografico e la mappa costituzionale dell’Italia. Performano la sua intelaiatura territoriale. Ora spostano il gioco direttamente sui simboli. Un dispositivo semiotico dall’intento sfacciatamente separatista per marcare differenze, frantumare la faticata unità, giustificare le gabbie, gli sbarramenti culturali, le xenofobie. Icone inventate, sconosciute, pure finzioni. Sulle identità regionali, qui sta il paradosso. Tutta la geografia delle regioni è inventata. Eppure esiste dall’atto costituente. Le regioni costituzionali potrebbero infatti rientrare a pieno diritto tra i falsi storici. Non sono mai esistite prima del 1948. Quelle che noi chiamiamo regioni, e sulla cui istituzione in organi di governo periferico i costituenti hanno discusso lungamente, erano in realtà i “compartimenti statistici” che vennero ritagliati per l’organizzazione del primo censimento del Regno. Ribattezzati con noncuranza “regioni” a inizio Novecento senza che ne fossero mutati fisionomia e significato. Partizioni disegnate per la raccolta dei dati ma prive di altre implicazioni, se non per qualche vago e impreciso riferimento a denominazioni tramandate (come tante altre toponomastiche locali che pure non hanno …

23^ fiducia imposta dal Governo al Parlamento. Oggi tocca al decreto anticrisi. La dichiarazione di voto di Pierluigi Bersani per il PD

Signor Presidente, cari colleghi, vorrei chiedermi cosa hanno mai da guadagnare gli italiani da un’umiliazione così forte che sta venendo al Parlamento. Siamo alla ventitreesima fiducia in un anno, i decreti-legge vengono presentati uno dopo l’altro, viene posta la questione fiducia su un pacchetto di norme, Ministro Tremonti, che lei, in altre epoche, avrebbe ridicolizzato (si tratta di 43 pagine), e siamo a farlo, sostanzialmente, all’insaputa del legislatore. Cosa ha da guadagnare l’Italia dal fatto che, in un anno, questo Parlamento non ha mai avuto l’occasione di una discussione vera sulla crisi economica? Abbiamo guadagnato in rapidità? Abbiamo guadagnato in efficacia? Credo che abbiamo guadagnato in approssimazione e in confusione, perché aver fretta – vorrei dirlo al Governo – non sempre significa andare veloci. Avete avuto fretta nel criminalizzare le badanti irregolari e, poi, siete dovuti correre a regolarizzarle. È meglio discutere, ascoltarsi e ascoltare. Credo anche che l’Italia abbia poco da guadagnare dalle rassicurazioni al cloroformio che stanno venendo dal Governo. Vorrei dire al Governo che gli italiani, davanti ai problemi seri, sono stimolati …

“La giacca del Presidente”, di Tania Groppi

Il Quirinale può rifiutarsi di firmare una legge lo dice la Costituzione, c’è chi lo pretende. In realtà è un potere “debole” e poco usato Nella democrazia maggioritaria e conflittuale alla quale è approdata la lunga transizione italiana, guardare in modo salvifico al Colle più alto, invocando un intervento del Capo dello Stato che ponga freno allo strapotere di una maggioranza onnipotente e la riporti nell’alveo della Costituzione è diventata un’abitudine. Ciampi prima, Napolitano poi, sono stati di frequente “tirati per la giacchetta” dall’opposizione, invitati più o meno pesantemente a usare i propri poteri di garanzia: l’autorizzazione alla presentazione al Parlamento dei disegni di legge governativi, la promulgazione delle leggi, l’emanazione degli atti normativi del governo. Dei tre poteri, è soprattutto la promulgazione delle leggi ad essere al centro dell’attenzione: quasi non c’è legge importante sulla quale non si chieda al Presidente di “non firmare”, utilizzando la possibilità di rinviarla alle camere per un nuovo esame. L’esperienza tuttavia ci mostra (emblematico il caso, nel luglio 2008, della “legge Alfano”, fulmineamente promulgata dal Presidente nonostante le …

Interrogazione del Pd al Governo in merito ad ipotesi di regolarizzazione di badanti e colf extracomunitari

A seguito della interrogazione del Pd, riportiamo l’intervento dell’On. Bressa a illustrazione della stessa, la risposta del Ministro Elio Vito e la replica del Deputato: Presidente, Ministro Vito, un suo collega, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla famiglia, Carlo Giovanardi, ha dichiarato: «le nuove norme sulla sicurezza saranno efficaci soltanto se accompagnate da un provvedimento indirizzato agli extracomunitari già in Italia con un rapporto di lavoro in essere che non possono trasformare in contratto di lavoro in quanto irregolari». Lo stesso chiede al Presidente del Consiglio dei ministri di mettere all’ordine del giorno un provvedimento di urgenza soprattutto per quanto riguarda l’emergenza colf e badanti. Ora si può e si deve – continua Giovanardi – risolvere questo problema che riguarda centinaia di migliaia di famiglie italiane e centinaia di migliaia di lavoratori extracomunitari. A parte il fatto che ci sarebbe da chiedersi dove era il sottosegretario Giovanardi quando noi in quest’Aula paventavamo questo effetto disastroso della vostra legge, come mai il Ministro Calderoli, il Ministro Maroni, il Ministro La Russa …

Dichiarazione di voto dell’on. Colaninno sulla Mozione del PD sulla crisi

Signor Presidente, onorevoli deputati, la crisi economica globale ha sconvolto una parte consistente del settore manifatturiero italiano, che rappresenta una parte assai rilevante e strategica del prodotto lordo nazionale, ma ancor di più rappresenta l’ancoraggio insostituibile per il futuro economico dell’Italia. Nonostante da più parti si tenti di avanzare un timido ottimismo, peraltro in una serie di considerazioni e previsioni confuse e contraddittorie, per le piccole e medie imprese, così come per i grandi gruppi, il peggio non è certamente passato. Non intendo qui riproporre la sequenza numerica delle più autorevoli analisi congiunturali e tendenziali, sia a livello macro che a livello microeconomico, che fotografano perfettamente la severità della situazione. Mi limito a dire che semplicemente non esiste alcuna proiezione significativa che smentisca le nostre preoccupazioni sullo stato dell’economia italiana e del suo divenire nel medio termine. L’ingentissimo calo della produzione industriale, la proiezione della crescita negativa, la contrazione delle vendite estere, l’esplosione della cassa integrazione, la forte contrazione dell’accumulazione del capitale, la decelerazione dei prestiti bancari, la lunga e grave caduta dei consumi costituiscono …

Istituzioni umiliate, di Nadia Urbinati

Cento deputati piacciono più di seicento al nostro presidente del Consiglio. Non c’è da stupirsi, perché corromperli o assoldarli o semplicemente metterli d’accordo con i suoi propri interessi sarebbe certamente meno costoso e più semplice. La relazione tra assemblee numerose e sicurezza della libertà l’avevano ben capita gli ateniesi di 2.500 anni fa, i quali proprio per evitare le scorciatoie nel nome della celerità di decisione istituirono giurie popolari numerosissime. Il loro intento principale era quello di impedire che nessun cittadino potente potesse condizionare le decisioni a suo piacimento. pensavano che nessuno disponesse di tanti soldi quanti ne sarebbero stati necessari per corrompere seicento giudici (tanti erano i giudici che siedevano nelle loro giurie). E qui siamo di nuovo: il capo dell’esecutivo, abituato a comandare sottoposti e stipendiati, non ama né tollera assemblee larghe di rappresentanti che sono chiamati a rendere conto a nessun individuo o gruppo di individui ma solo alla nazione, la quale non è un padrone ma la fonte della loro autorità. Ma per il capo dell’esecutivo le assemblee larghe sono pletoriche …