Tutti gli articoli relativi a: ambiente

"Acqua, rifiuti ed energia sogniamo città verdi", di Antonio Pascale

Il punto di gravità del mondo si è spostato, dalla campagna alla città. Per dire, alla fine del Seicento tre su quattro abitavano e lavoravano in campagna. Poi è cambiato tutto. Nel XX secolo la popolazione complessiva delle città è cresciuta da 250 milioni a 2,8 miliardi di persone. Nel 2050 i residenti in città saranno 6 miliardi. Immaginiamo le città del futuro come isole verdi: edifici ad alta efficienza energetica, solo auto a idrogeno o elettriche, cibo prodotto da fattorie biologiche costruite nelle vicinanze, elettricità generata dalla brezza marina, treni sotto vuoto, biciclette intelligenti. Io ci tengo: è lo slogan coniato per festeggiare la giornata mondiale della terra, quest’anno dedicata al tram e alle città verdi. Il punto di gravità del mondo si è spostato, dalla campagna alla città. Prima della rivoluzione neolitica la terra ospitava quasi dieci milioni di nostri simili che però avevano altre abitudini. Praticavano caccia e raccolta, mangiavano più di 180 specie diverse e pare che non se la passassero nemmeno male. Dopo la rivoluzione del neolitico le cose sono …

"La clessidra e l’effetto serra", di Pietro Greco

Ce la possiamo fare, ma abbiamo ancora poco tempo per agire. Meno di 17 anni. Poi tutto diventerà più difficile, se non impossibile. E saremo destinati a vivere in un pianeta con un clima mai sperimentato dall’uomo. È questo, in sintesi, lo scenario prospettato dal Working Group III dell’Ipcc nel quinto rapporto sulla mitigazione dei cambiamenti climatici redatto per conto delle Nazioni Unite. Lo scorso autunno il Working Group I aveva reso pubblico il rapporto sulla fisica dei cambiamenti del clima. In quel rapporto si confermava che, con il ritmo attuale di emissioni di gas serra a opera dell’uomo, da qui a fine secolo la temperatura media al suolo del nostro pianeta aumenterà di una quantità compresa tra 3,7 e 4,8°C rispetto all’epoca pre-industriale. Alla fine dello scorso marzo il Working Group II ha pubblicato il rapporto sugli effetti che dovremmo attenderci a causa di un simile cambiamento del cli- ma. E ieri il Working Group III ci ha detto che possiamo sperare di contenere l’aumento della temperatura entro i 2°C rispetto all’epoca pre-industriale se …

«Quindici anni per evitare il disastro», di Monica Ricci Sargentini

Il tempo stringe: per salvarci abbiamo appena 15 anni. È la previsione degli scienziati Onu che hanno prodotto il rapporto sulla situazione ambientale del Pianeta. L’effetto serra non solo esiste ma è in inesorabile crescita. La media delle emissioni globali è aumentata di un miliardo di tonnellate all’anno. La richiesta ai leader mondiali è dunque di ridurre da subito la dipendenza da petrolio e carbone. L’effetto serra c’è e cresce inesorabilmente, nonostante le promesse dei governi e la crisi economica che perdura. Tra il 2000 e il 2010 la media delle emissioni globali è aumentata di un miliardo di tonnellate all’anno, a un ritmo più veloce dei decenni precedenti, raggiungendo «livelli senza precedenti». È il verdetto emesso dagli scienziati del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), riuniti a Berlino per presentare la terza e ultima parte del quinto rapporto sul clima, redatto sotto l’ombrello dell’Onu. Sul banco degli accusati c’è l’uso intensivo del carbone come fonte energetica in alcuni Paesi, tra cui in primis la Cina, gli Stati Uniti e l’India. Ma anche …

«L’Aquila rivivrà se demoliremo le new town», di Jolanda Buffalini

Le new town? «Noi le vogliamo demolire». L’affermazione è forte soprattutto perché viene dal giovane segretario della Fillea, Emanuele Verrocchi, ovvero dal sindacato delle costruzioni della Cgil aquilana, che nel senso comune dovrebbe pensare piuttosto a costruire che a propugnare il «consumo zero di territorio». Eppure lui va giù deciso: «Demolire le new town non è uno slogan, stiamo lavorando a un progetto serio su questo, sapendo che ancora servono e che ci sono le assegnazioni in corso per le persone, come i single, che erano state escluse nella fase dell’emergenza». Però il punto è che «secondo noi il futuro de L’Aquila va in un’altra direzione rispetto al Progetto Case. L’Aquila è città d’arte, quella è la sua vocazione, come sua vocazione è la difesa della natura, del territorio che ha intorno, su queste basi può rinascere». E non basta: «Le new town sono state il simbolo della dispersione, dell’isolamento delle persone e delle famiglie che con il terremoto hanno perso non solo i propri cari e la casa ma anche il senso della loro …

"Cinque anni dopo ritorno a L'Aquila", di Walter Siti

C’ero stato a L’Aquila nell’estate del 2011 e ne avevo ricavato un’immagine tragica: in piazza del Duomo a mezzogiorno stagnava un silenzio irreale, solo il clèng di un’imposta che periodicamente batteva sul ferro d’una grondaia — mancavano i cespugli spinosi rotolati dal vento e saremmo stati in pieno western, quando il cowboy entra nel villaggio abbandonato. L’erba cresceva alla base dei portici. M’ero fatto l’idea che il centro non sarebbe rinato mai più, anzi che non avesse più voglia di rinascere; un mio ex studente, alla frase conformista «un capoluogo di regione non può morire», aveva risposto «perché no? adesso c’è internet… ci servono case, centri commerciali, strade a scorrimento veloce, ma che ce ne facciamo di una città?». Un embrione di metropoli diffusa senza metropoli: questo sembravano, arrivandoci di sera, i diciannove insediamenti periferici che avevano sostituito il primitivo progetto dell’Aquila 2 — un mare di luci con un buco nero in mezzo. Tra le “casette di Berlusconi” gli anziani si lamentavano che non ci fosse tessuto sociale, rassegnati a non vedere mai più …

"L’Aquila, il sisma e gli errori da non scordare", di Mario Tozzi

Bisogna ricordarlo, il terremoto de L’Aquila, per molte ragioni. Prima di tutto per l’orrore delle morti assurde, che non vogliamo dimenticare: in nessuna città del mondo (e tantomeno di quello supposto moderno) dovrebbe essere possibile morire dentro case mal progettate e peggio costruite, nonostante una legge antisismica degli Anni Quaranta. E non dovrebbe accadere di morire in casa per un terremoto, soprattutto se non è tanto forte, figuriamoci per uno di magnitudo 6,3 Richter, roba che a Tokyo nemmeno se ne accorgono. Ma L’Aquila non va dimenticata neanche per quanto accaduto immediatamente prima del terremoto, la sequenza sismica che, però solo a posteriori, possiamo oggi leggere come precursore della scossa principale. In Italia abbiamo registrato altre sequenze analoghe, per esempio al massiccio del Pollino (fra Calabria e Lucania), dove le scosse durano da anni e non sappiamo se ad esse seguirà una scossa superiore a quella di magnitudo 5 già registrata nel 2012. E non possiamo saperlo oggi come non lo sapevamo ieri, con buona pace di chi si ostina a ritenere prevedibili i fenomeni …

"L’Aquila, 5 anni dopo: macerie e sfollati", di Gian Antonio Stella

È vuoto e spettrale, il «villaggio modello» di Cansatessa-San Vittorino. Avevano cominciato a consegnarlo agli aquilani rimasti senza tetto nel gennaio 2010. C’erano Guido Bertolaso, Franco Gabrielli, il sindaco Massimo Cialente, la presidente della Provincia Stefania Pezzopane e gli alti papaveri della «Task Force Infrastrutture» delle Forze Armate che si era fatta carico del progetto. Brindisi e urrà. Certo, carucce: 1.300 euro al metro quadro per case di legno, ferro e cartongesso. Quattrocento euro in più di quanto, tolto questo e tolto quello, viene dato oggi a chi ristruttura le vecchie e bellissime case di pietra. Ma che figurone! Pochi mesi per costruirle ed eccole là, pronte: con la bottiglia di spumante in frigo. Pochi mesi e già puzzavano di muffa. Pessimo il legno. Pessime le giunture. Pessimi i vespai contro l’umidità. Asma. Bronchiti. Artriti. Finché è intervenuta la magistratura arrestando il principale protagonista del «miracolo», mettendo tutto sotto sequestro e ordinando l’evacuazione totale. Centotré famiglie vivevano lì, a Cansatessa. Quando le spostarono avevano il magone: «Siamo sfollati due volte». In via Fulvio Bernardini, via …