"Quell’alba che cambiò la vita della Bassa", di Enrico Grazioli
Due anni non sono passati invano, ma due anni non potevano bastare e non sono bastati. In due anni dalla prima scossa di quella tempesta infinita di tremori e tragedie sono serviti ai paesi della Bassa per ripartire: ben sapendo che ci si sarebbe trovati un giorno a metà del guado. Ricostruire è un’opera anche dell’anima: ricostruire è ricostruirsi, nella fiducia da ritrovare giorno per giorno, quando a sera si fa il conto della fatica spesa, delle speranze tradite, dei risultati raggiunti. E ci si guarda allo specchio: per riconoscersi, ancora. In cosa è stato riportato a come era, in cosa è stato cambiato o si vuole cambiare, in cosa ancora non si sa se e come potrà essere futuro nella memoria del passato. Nel presente, tutti i paesi stravolti dal terremoto sono uguali e diversi. Uguali nella coraggiosa determinazione ad andare fino in fondo, magari non sapendo bene ancora quale sarà e come sarà la meta di questo cammino così impegnativo. Diversi nel loro apparire, nei segni lasciati dalle ferite che si è voluto …