Tutti gli articoli relativi a: ambiente

"Il Nucleare e Noi", di Sergio Rizzo

Sarebbe sbagliato sottovalutare quello che sta accadendo alle centrali atomiche in Giappone, Paese che 65 anni fa ha già visto in faccia lo spettro dell’olocausto nucleare. Quello di Fukushima è uno dei più gravi incidenti che si ricordino. E non ne attenua la gravità il fatto che non sia stato causato dall’imprudenza umana, come a Chernobyl, né da un’avaria, come a Three Mile Island, ma da un terremoto devastante. Una prova ancora più tremenda di quante questa orgogliosa nazione ha dovuto affrontare nella sua storia, rialzandosi sempre. C’è stato chi, magari confortato dai 10 mila chilometri di distanza, ha detto che alle nostre future sicurissime centrali non potrà succedere. L’impianto di Fukushima è vecchio. E poi in Italia ci sono siti sicuri al riparo dai terremoti. Tutto vero. Resta il fatto che l’opinione pubblica ha il diritto di sapere che cosa si sta davvero rischiando. Senza reticenze. Al tempo stesso siamo convinti che non possa essere la comprensibile emotività suscitata da quella tragedia a determinare scelte fondamentali di politica energetica. L’abbiamo già fatto e ne …

"Giappone esempio di etica pubblica", di Lorenzo Mondo

L’immane tragedia che si è abbattuta sul Giappone rischia di cancellare come insignificante, almeno dal nostro punto di vista, una notizia pervenuta pochi giorni prima da Tokyo. Il ministro degli Esteri Seiji Maheara si è dimesso percuotendosi il petto, dichiarando di avere mancato la promessa fatta agli elettori di impegnarsi in una «politica pulita». Per la caduta di un uomo politico tra i più promettenti si è portati a immaginare una condotta particolarmente scandalosa, come intrecci affaristici, frequentazioni malavitose, imbarazzanti festini erotici. Macché. Maheara era accusato di avere ottenuto un finanziamento elettorale da uno straniero, cosa vietata dalla legge. Lo straniero era in realtà una sudcoreana, titolare di un ristorante, che, per quanto nata in Giappone, non può essere naturalizzata. Deploriamo le disposizioni severamente restrittive di Tokyo contro gli immigrati da Seul, ma ci preme al momento quantificare il contributo versato al ministro degli Esteri: scopriamo allora che non equivale a una tangente miliardaria ma, udite udite, a 450 euro! C’è da restare sbalorditi. Dalle nostre parti un’analoga presa di coscienza dovrebbe indurre decine di …

"Il rischio di fuggire dal mondo", di Bill Emmott

Se vi siete mai chiesti perché il Giappone abbia così pochi vecchi edifici o perché la più famosa xilografia giapponese, opera dell’artista Hokusai, rappresenti una grande onda, o anche perché il termine internazionalmente accettato per maremoto sia «tsunami», una parola giapponese, bene, ora lo sapete. Venerdì un incredibile, terribile terremoto e uno tsunami hanno ricordato a tutti noi quello che 120 milioni di giapponesi sanno da una vita: che il loro arcipelago di isole sul limite estremo dell’Asia è la zona sismica più attiva del mondo abitato. È troppo presto per fare una stima di quante persone abbiano perso la vita nel terremoto e nello tsunami, ma anche un semplice sguardo ai filmati dell’onda che distrugge città e villaggi del Nord-Est del Giappone suggerisce che il numero finale potrebbe essere nell’ordine delle decine di migliaia, o forse anche di più. Per via della frequenza e della gravità dei terremoti, le norme edilizie in Giappone sono molto rigide e la tecnologia è altamente avanzata. So per esperienza di piccoli terremoti (ho vissuto in Giappone per tre …

"Quel mare sulla terra nel mondo rovesciato", di Vittorio Zucconi

Vediamo l´acqua che brucia e la terra che si liquefa. Lo sanno da sempre i figli giapponesi di Amaterasu, la dea del sole, che la vendetta della Terra disordinata viene dallo stesso mare che li ha creati. Sono infatti le immagini dell´acqua che divora e che brucia le loro risaie ben ravviate, le loro cittadine precisine, i loro capannoni e serre allineate come soldatini del Tenno, quelle che raccontano meglio la catastrofe giapponese. Guardate come avanza l´onda lenta e lurida nella piana di Miyagi, la prefettura dove si trova Sendai, trascinando barche e tetti, detriti confusi e irriconoscibili, fiamme in movimento che bruciano sull´acqua, come inghiotte pigramente, senza sforzo, l´ordine impeccabile della campagna e dei quartieri industriali creato in generazioni di sacrifici e fatica. Si lascia alle spalle una distesa grigia e piatta dalle quale spuntano soltanto qualche alberello spoglio e quale scheletro di edifici più robusti ancora in piedi. Un´altra immagine torna subito agli occhi: la Hiroshima dell´agosto 1945. L´epicentro è stato nell´oceano e contro la spallata dello tsunami – una parola giapponese, come …

"Energie rinnovabili abbandonate all'incertezza", di Annalisa D'Orazio

Il decreto legislativo sulle energie rinnovabili ha avuto un iter caratterizzato da conflitti e polemiche tra gli operatori del settore e il legislatore. Oggetto di scontro sono state le parti riguardanti gli incentivi alle rinnovabili, elemento di crescita dello scontro la norma sul fotovoltaico, introdotta in una seconda versione del decreto. Una storia che si ripete e destinata a continuare nei prossimi mesi se il Governo non farà chiarezza. L’iter di attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle energie rinnovabili è stato caratterizzato da un confronto limitato e accese polemiche. La prima versione è stata trasmessa dal Governo al Parlamento il 10 dicembre 2010. Ha riservato agli operatori la sorpresa di leggere, in un testo di recepimento dei criteri e delle condizioni di promozione delle energie rinnovabili e dei biocarburanti verso l’obiettivo 2020 previsti dalla direttiva (1), anche la modifica della disciplina nazionale di incentivazione delle rinnovabili elettriche. Una seconda versione, approvata il 3 marzo 2011 in seguito agli emendamenti parlamentari (e sull’onda del dibattito suscitato dalla dichiarazione di Gse di una corsa accelerata alla …

SOS Rinnovabili, le imprese chiedono di cambiare il decreto incentivi. Il PD le ascolta, il governo no

Assemblea degli operatori, partecipano anche Bersani e Franceschini. Bianchi: “mettono a rischio migliaia di posti di lavoro”. Realacci: “Il settore vale già l’1% del PIL, il decreto va subito cambiato”. IL PD si impegna in parlamento per cambiare il decreto. Pannelli solari in panne grazie a Romani e Berlusconi. Le banche estere hanno sospeso i finanziamenti e scritto al governo. Gli operatori sono rimasti con gli investimenti in sospeso. E nessuno sa più che cosa deve fare in un settore, quello delle rinnovabili, dove la politica industriale varata da Bersani durante il governo Prodi ha fatto crescere attività, produzione, servizi, occupazione, oltre che un intervento interessante ai fini ambientali: è il risultato strabiliante del “governo del fare” nel settore delle energie rinnovabili. “Solo pochi mesi fa il governo aveva fissato gli incentivi al fotovoltaico valevoli fino al 2013” ha detto ieri il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Poi, improvvisamente, in corso d’opera, mentre già erano partiti investimenti, finanziamenti e progetti, con un provvedimento d’urgenza il governo ha sospeso tutto, rinviando la definizione degli incentivi …

«Solare, il governo fa marcia indietro», di Gianni Del Vecchio

Contrordine, il decreto sulle energie rinnovabili è da rifare. Alla fine il governo s’è arreso e ha fatto marcia indietro sul decreto che affossa la green economy. Durante un’audizione al senato, il ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, s’è impegnato a integrare il provvedimento-killer delle rinnovabili con un altro, che dovrebbe dare certezza a banche e imprese che investono nel fotovoltaico. E ha anche fissato una data precisa: venerdì ci sarà un incontro con le associazioni di settore per ascoltare le critiche sul primo decreto e tutto sarà chiuso al massimo entro due settimane. Ovviamente non è tutto rose e fiori per chi lavora con i pannelli solari. Romani ha sì detto che le tariffe incentivate verranno confermate ma ha anche aggiunto che ci sarà una diminuzione delle risorse messe a disposizione e che verranno spalmate su più anni. Arriva così a una svolta una vicenda che dalla settimana scorsa ha gettato nel panico un intero settore produttivo. Un settore che conta 10mila aziende e 120mila posti di lavoro, impattando per l’uno per cento sul …