"La pausa obbligata sul dilemma atomico", di Giovanni Valentini
Nel tiro incrociato di cifre, dati, informazioni tecniche o scientifiche, tesi contrapposte e suggestioni emotive sulla questione nucleare, alimentato in questi giorni dagli opposti integralismi che la catastrofe giapponese ha riacceso, c´è una verità fondamentale che la cortina fumogena della guerra mediatica e psicologica tende a occultare o rimuovere. E cioè che il disastro dello tsunami, combinato con l´incubo atomico, preceduto dalla crisi finanziaria globale e coniugato con il caos libico, impone oggi a tutti – e non solo al popolo del Sol Levante – la necessità di modificare uno «stile di vita» che appartiene alla società dell´opulenza e dello spreco. Non certo, beninteso, per rinnegare lo sviluppo e la modernità. Ma piuttosto per adottare quell´«etica dei consumi» che Zygmunt Bauman, uno dei più noti e influenti pensatori al mondo, invoca contro gli effetti della bomba demografica: a cominciare, quindi, proprio dai consumi energetici che condizionano il sistema economico, quello industriale e purtroppo anche quello ecologico. Il fatto è che noi occidentali, cittadini dei Paesi più sviluppati e progrediti, generalmente utilizziamo e sprechiamo troppa energia, …