Tutti gli articoli relativi a: ambiente

"Quei dannati inghiottiti dalle loro fabbriche", di Michele Smargiassi

Leonardo, Gerardo e gli altri i dannati del turno di notte inghiottiti dalle loro fabbriche. Quattro operai morti. “Nicola era libero, poi un collega si è ammalato”. “A mio marito non pesava, pensava che poi di giorno poteva portare in piscina i ragazzi” “Dopo la prima scossa siamo corsi fuori. Tarik è voluto rientrare per chiudere la valvola del gas: non è più tornato” “Mio figlio non doveva essere lì, l´altra sera, ma gli hanno chiesto di sostituire un altro che stava male: è destino”. Ha dell´incredibile che quattro delle sette vittime del terremoto d´Emilia siano operai del turno di notte, di tre stabilimenti diversi. Nicola, Leonardo, Gherardo, Tarik sono stati sepolti nella stessa manciata di secondi in questo villaggio industriale disseminato fra i campi che è la pianura tra Modena, Ferrara e Bologna, nella notte paradossale e feroce in cui il terremoto ha scelto di far crollare le fabbriche e non le case; e non è una fortuna perché le fabbriche, oggi, sono abitate anche di notte, come le case. Così il terremoto si …

"La sanzione morale della Fao contro l'iniqua incetta di terre", di Giulio Sapelli

Nel primo trimestre del 2012, ben 2,5 milioni di ettari sono stati ceduti dalle comunità locali a grandi imprese multinazionali cinesi, brasiliane, francesi, inglesi, danesi, svedesi, nord americane, quatarine e thailandesi. Se si considera il periodo che va dal 2007 al 2011, nelle aree dell’Africa sub-sahariana, del Sud America, dell’Australia e dell’Oceania, le vendite o le espropriazioni sono avvenute per ragioni che le statistiche classificano come «alimentari» (il 52%), la coltivazione di colture per la produzione di bio-carburanti (20%) e, infine, l’allevamento (l’8%). L’area sub-sahariana è quella più interessata da questo irrompere del mercato capitalistico: gli acquisti di terre sono stati il 54% di tutte le transazioni mondiali, connotando in modo esplicito il ruolo svolto in questo fenomeno dalla Cina, che mira chiaramente al dominio del continente africano. Segue a lunga distanza l’Oceania, con il 9,5% e l’America del Sud, con il 9,4%. Insomma, un fenomeno enorme, che per la prima volta nella storia la Fao (Organizzazione delle Nazioni unite per l’agricoltura e l’alimentazione) ha affrontato per le rilevanti implicazioni che esso ha sui regimi …

"Il complotto del petrolio per negare l´allarme clima", di Federico Rampini

Ha entrate annue che sfiorano il mezzo “triliardo” (quasi 500 miliardi di dollari), superiori alla maggior parte degli Stati-nazione del pianeta. Le agenzie di rating le danno un voto di solvibilità superiore al Tesoro degli Stati Uniti. Per gli ultimi 60 anni è stata quasi sempre la multinazionale con più profitti e con il massimo valore in Borsa (solo di recente sorpassata da Apple). È soprattutto «un´entità sovrana indipendente, che tratta gli Stati Uniti da potenza a potenza, ha la sua politica estera autonoma, e un´organizzazione interna simile a quella di un grande apparato militare». È la Exxon, la compagnia petrolifera più grande di tutti i tempi e l´avversaria implacabile delle riforme ambientaliste. Un colosso capace di esercitare un potere di veto non solo sui governi del Terzo mondo, non solo sul Congresso di Washington, ma perfino sulla scienza. La rivelazione contenuta in una grande inchiesta americana è proprio questa: il ruolo sistematico del gruppo petrolifero nel falsificare per anni la scienza sul cambiamento climatico, finanziare ogni sorta di teorie negazioniste, influenzando l´opinione pubblica e …

«La legge regionale non stravolga la statale», di Vittorio Emiliani

La tutela urbanistica regionale non può essere sostitutiva di quella statale, ma soltanto “aggiuntiva”. Può cioè ampliare il livello della tutela del bene protetto, non, all’inverso, servire a restringere l’ambito della protezione assicurata dalle leggi statali. Lo ha ribadito la Corte costituzionale con la sentenza n.66/2012 nei confronti della legge n.10/2010 della Regione Veneto, in specie dell’art. 12. La Corte riafferma dunque, più che opportunamente, un principio essenziale: il legislatore regionale non può scalfire la potestà dello Stato in materia di beni primari quali i beni paesaggistici. Punto di frizione fra norme statali e legge veneta? La possibilità per quest’ultima di eliminare, pur “sussistendo il vincolo paesaggistico”, l’obbligo dell’autorizzazione. Che resta invece intatto, in forza della legge Galasso/1985 e del Codice per il Paesaggio. La “via veneta al paesaggio” porterebbe a una sostanziale “delegificazione” della materia, dice la Corte, demandando ai Comuni di individuare i territori con caratteristiche analoghe a quelli inseriti nelle Zone A (centri storici) e B (tessuto edilizio consolidato). Una sorta di risotto paesaggistico alla veneta, che aprirebbe la strada a uno …

"Un giorno per la Terra. Dieci azioni concrete per provare a salvarla", di Fulco Pratesi

L’ odierna Giornata mondiale della Terra è densa di significati, anche perché si celebra a due mesi dalla grande ricorrenza di Rio+20, legata al ventennale dello storico Summit di Rio de Janeiro del 1992, in cui quasi tutti i Paesi del mondo si accordarono per dare inizio a un forte impegno di salvaguardia del Pianeta. Per non ricalcare le generali e meste considerazioni sul degrado, il quale, nonostante dichiarazioni e denunce, prosegue imperterrito, vediamo cosa ognuno di noi, causa e vittima del global warming, può cercare di fare per allontanare il superamento dei 2° centigradi di temperatura globale, considerato un limite invalicabile per la salute della Terra. Se moltiplichiamo un nostro atto, anche il più innocente possibile, per i 60 milioni di italiani o per i 7 miliardi di terrestri, esso può contribuire pesantemente al paventato tracollo, così come il battito d’ala della farfalla in Brasile può scatenare (secondo il famoso paradosso di Edward Lorenz) uragani in Texas. Accanto a comportamenti virtuosi nella vita di tutti i giorni tesi a risparmiare energia (muoversi in bicicletta …

"Le carrette da fermare" di Giovanni Valentini

SE è vero che il mare copre il settanta per cento del pianeta, ed è fondamentale per l’equilibrio ecologico e per la vita dell’uomo, dovremmo preoccuparci di difenderlo meglio. Per tutelare innanzitutto la nostra stessa salute. E invece, lo consideriamo troppo spesso una pattumiera o addirittura una discarica a cielo aperto. Per un disastro ambientale evitato, come sembra fortunatamente accaduto ieri nel porto di Taranto, la verità è che tanti altri ne rischiamo ogni giorno intorno alla Penisola. Il mare è il più grande bene comune di cui dispone l’umanità ed esige senz’altro una vigilanza più adeguata: tanto più da parte di un Paese che, isole comprese, ha circa 7.500 chilometri di coste da salvaguardare. Una risorsa naturale, ma anche turistica ed economica, da cui dipende direttamente la sopravvivenza materiale di una buona parte della comunità nazionale. Abbiamo ancora sotto gli occhi, purtroppo, il naufragio della Costa Concordia davanti al Giglio per non lanciare di nuovo l’allarme. Lì si trattava di una gigantesca nave da crociera, nient’affatto marina, una città galleggiante di dimensioni spropositate che …

“L’Italia che non ha imparato nulla da un secolo e mezzo di terremoti”, di Gian Antonio Stella

«Hiiii! Volete portare jella?» Così rispondono gli abusivi ad Aldo De Chiara, se il magistrato che combatte gli obbrobri edilizi di Ischia ricorda loro il terremoto catastrofico del 1883. Ma è l’Italia tutta che non vuole sapere, non vuole ricordare, non vuole affrontare il tema. Pur avendo avuto in media, dall’Unità ad oggi, almeno 1333 morti l’anno sotto le macerie dei disastri sismici. Sei volte i morti dell’Aquila. Lo documenta il libro di due studiosi, Emanuela Guidoboni e Gianluca Valensise, «Il peso economico e sociale dei disastri sismici in Italia negli ultimi 150 anni», un volumone di 551 pagine edito da Bonomia University. Racconta che dal 1861 ad oggi nel nostro Paese, tra i più martoriati, ci sono stati 34 terremoti molto forti più 86 minori. Anzi, il regno italiano si trovò subito in carico le rovine di altre catastrofi appena accadute nei territori che erano stati pontifici e napoletani: del 1851 e poi del 1857 in Basilicata, del 1853 in Campania, del 1859 in Val Nerina. E come scrivono gli autori, in quel Mezzogiorno …