Tutti gli articoli relativi a: ambiente

“Lavoro e sicurezza, il modello emiliano è già ripartito”, di Massimo Franchi

Un viaggio discreto nei luoghi della distruzione. Nell’Emilia orgogliosa che vuole ripartire, ma in sicurezza. Cgil, Cisl e Uil dovevano essere a Roma a manifestare contro il governo. Hanno invece deciso di festeggiare la Repubblica venendo qua dove i lavoratori sono finiti sotto i capannoni e il lavoro rischia di scappare lontano. Hanno pranzato con gli sfollati e i volontari, hanno ascoltato e incitato i lavoratori e i sindacalisti locali, improvvisato comizi con il megafono di fianco ai camper e alle tende. Se il terremoto è stato quel «brutto lavoro che è stato», qui si vuole tornare al «buon lavoro che si è sempre fatto». L’orgoglio e il carattere delle genti di queste parti ha già fatto reagire l’intera popolazione: «Siamo tutti mobilitati». L’Emilia produttiva non è già più ginocchio. Si sta rialzando da sola. Ma farla ripartire «al più presto, ma solo in sicurezza» è l’imperativo. Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti partono da Bologna su un pullmino. Con le delegazioni ridotte all’osso scelgono di muoversi senza lampeggianti e con le scorte ridotte …

La linea del governatore «Case sfitte ai terremotati», di Francesco Alberti

Qui non passa il «modello dell’Aquila». Niente new town o casette prefabbricate per dare un tetto agli sfollati. La strada scelta è quella di pescare nel grande mare degli immobili sfitti per togliere al più presto dalla precarietà le 17 mila persone alle quali la doppia scossa del 20 e del 29 maggio ha reso inagibili le abitazioni. Un’idea che il presidente dell’Emilia-Romagna, il pd Vasco Errani, sta soppesando da giorni e che ieri ha reso pubblica, pur consapevole della delicatezza del tema. «La prima cosa da fare — ha detto il governatore durante l’incontro a Marzaglia con i tre leader sindacali, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti — è avere l’esatto numero delle case danneggiate. Poi scatterà la fase due: trovare una soluzione dignitosa e di qualità per la popolazione. L’idea, se ci sono le condizioni, è quella di utilizzare il patrimonio immobiliare sfitto, di cui stiamo già facendo un censimento». Un mare magnum, le abitazioni non affittate, di cui spesso non si conosce l’entità e il cui utilizzo, trattandosi di proprietà privata, …

Le scuole riaprono per due ore “Torno a prendermi lo zaino”, di Marco Alfieri

Ho recuperato lo zainetto, gli occhiali da sole e soprattutto il mio cappellino degli Yankees…» Appena esce dall’aula Dahmi Zakaria se lo pigia in testa togliendosi il caschetto rosso che gli hanno dato i ragazzi della Protezione Civile. Fuori lo attende il campo tende dove dorme con la sua famiglia, la Conad di via Genova che prova a riaprire e il viavai degli aiuti: casse di acqua, conserve di pomodoro, pacchi di pasta, tonno e biscotti offerti da cittadini, associazioni, aziende e artigiani come Weiber Morandi, che arriva da Vignola con il suo furgoncino per scaricare pane fresco e pannoloni. La scuola media di Medolla, il comune epicentro del secondo sisma, da mercoledì è un magazzino merci per le tendopoli. Ma ieri, per due ore, dalle 11 alle 13, in tutta la zona del sisma ragazzi, genitori e insegnanti delle scuole non pericolanti sono potuti entrare in aula a riprendersi le cose abbandonate nel fuggi fuggi. «Non c’è stata una fiumana», ammettono dall’ufficio scolastico di Modena. Rientrare anche un attimo è uno choc. Alcuni ragazzi …

"Quel tempo immobile che ha spezzato il nostro tran-tran", di Wu Ming 1

Si vuole ripartire subito, ma sarà il caso di cambiare meta e percorso e scendere da questo treno iperveloce. I bimbi dopo la chiusura delle scuole giocano nei parchi senza sosta. Hanno riscoperto il loro spazio. Da quando è iniziato il terremoto in Emilia, i giornali e siti di informazione (soprattutto quelli locali) pubblicano foto di orologi. Le torri degli orologi di Finale Emilia, San Felice sul Panaro e Ferrara; l´orologio della chiesa di Sant´Agostino, quello della chiesa di San Rocco a Cento… Quadranti danneggiati, spaccati, scomparsi. Qualcuno è rimasto intatto ma fermo, a segnare l´ora della scossa che lo ha bloccato. Chi come me vive a Bologna non può non pensare all´orologio della stazione, fisso sulle 10: 25 dalla strage del 2 Agosto. Perché un orologio fermo diventa notizia? Perché ne guardiamo la foto? Forse perché in essa cogliamo qualcosa, un lampo di verità su noi stessi. L´Evento che lacera la quotidianità si esprime per metafore. Come gli insorti della Comune di Parigi secondo Walter Benjamin, il terremoto ha «sparato sugli orologi». Non solo: …

E la campagna sprofonda nel passato "Come dopo la guerra, viviamo di baratti", di Luigi Spezia

Basta lasciare la statale 12 che taglia in mezzo al terremoto e scendere in un angolo di campagna per tornare indietro nel tempo, scoprire storie che le statistiche della Protezione civile ignorano. Si fa il bagno nella vasca delle tartarughe, si piazzano i frigoriferi in mezzo all´aia, si affittano container per proteggere le cose strappate alle scosse, si ricorre al baratto, si invitano a cena i vicini che non sanno dove cucinare perché la casa è mezza distrutta. Un quadrivio di stradine a caso: via Di Mezzo, Via Personali, via Baccarella, via Margotta, nomi che non si trovano nemmeno sulle carte. Oltre gli alberi il campanile del Duomo di Mirandola rimasto in piedi, qua e là, sopra il grano quasi maturo, i capannoni rimasti in piedi della grandi multinazionali della biomedicina. Lontano dai riflettori e dalle discussioni sul terremoto, qui si è tornati all´economia di guerra, si scambiano le cose di prima necessità, ci si ingegna e arrangia come si può. «La spesa l´andiamo a fare nel mantovano, nei paesi qua attorno è tutto chiuso. …

"Una psicosi più forte della paura", di Giovanni Cocconi

Non si parla della parata del 2 giugno tra i terremotati dell’Emilia. Non si parla dell’accise sulla benzina né dell’inchiesta aperta dalla procura di Modena. Si parla, invece, e molto degli “esperimenti con il gas” e non come di una leggenda metropolitana. Rivara è il nome chiave di una psicosi forte quasi come la paura di una nuova scossa, che racconta un caso da manuale dell’incrocio esplosivo tra storia della comunità locale, informazione in rete e opinione pubblica. «C’è qualcosa che non va, non si è trattato di un semplice sisma» ripetono in tanti, tantissimi, qui tra le tende montate un po’ ovunque e nei centri di accoglienza. Non convince, innanzitutto, una coincidenza assai rara come quella di due terremoti, terribili, a distanza di appena dieci giorni in una zona che non conosce eventi del genere da moltissimi anni, tanti che anche i vecchi non riescono a ricordare. E poi c’è la storia del rigassificatore di Rivara (in realtà un deposito per lo stoccaggio del gas), un progetto sempre osteggiato ma mai davvero tramontato, che …

"Il coraggio di una comunità", di Vittorio Emiliani

Il terremoto ha colpito e colpisce crudelmente una regione strategica nella storia oltre che nella geografia d’Italia, una regione-cerniera. Quella dove finisce la pianura padana e comincia l’Italia centrale, oltre il Rubicone. Quella che più rapidamente seppe unirsi al Triangolo industriale e crescere, fra non pochi squilibri, col primo «boom». Quella che sul piano politico-amministrativo e sociale ha saputo dire e dare molto, coi grandi partiti popolari, con le cooperative rosse, bianche e verdi, con la nuova imprenditoria nata dalla campagna, col volontariato di ogni colore. Per questo e per altro l’Emilia-Romagna, così centrale nella storia italiana, non può essere lasciata sola, alla sua pur forte volontà di reagire. Perché, da molti punti di vista, ne sarebbe come spezzata in due l’Italia stessa. Soltanto dopo la guerra, meno di settant’anni fa, un soffio per la storia, l’Emilia-Romagna portava sulle spalle un esercito di braccianti alla disperata ricerca di qualche giornata di lavoro e un Appennino mezzadrile e piccolo-proprietario che stava franando a valle. «Nel 1944 diventai segretario della Camera del Lavoro provinciale col più alto …