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"Taranto specchio d'Italia", di Gad Lerner

Smettessimo di guardarla da lontano come una città polveriera – nel senso del veleno e dell’esplosivo – Taranto ci apparirebbe per quel che è: lo specchio, neanche troppo deformato, del degrado in cui sta precipitando l’Italia tutta. Puntuale degenera anche lo scontro istituzionale fra magistratura e governo tecnico, con la Procura che detta tempi ultimativi per lo spegnimento degli altiforni e il ministro Clini che accelera il varo di un’autorizzazione somigliante a una deroga mascherata. È proprio quel che speravano i padroni del Nord arricchitisi oltre misura, la famiglia Riva, che non appena la giustizia li ha perseguiti e ha sequestrato loro gli impianti, si sono messi a cavalcare la rivolta operaia. Mai vista prima dell’Ilva una borghesia industriale cimentarsi così sfacciatamente nel paternalismo protestatario. Rifornendo le maestranze impegnate nei blocchi stradali con i viveri dalla mensa aziendale. Chiamando allo sciopero i lavoratori senza tessera sindacale attraverso i capireparto. Facendo pervenire all’esterno i comunicati dei dipendenti asserragliati a 60 metri d’altezza sul nastro di carico dell’Altoforno 5, indovinate da chi? Direttamente dall’ingegnere responsabile della struttura, …

"Taranto specchio d'Italia", di Gad Lerner

Smettessimo di guardarla da lontano come una città polveriera – nel senso del veleno e dell’esplosivo – Taranto ci apparirebbe per quel che è: lo specchio, neanche troppo deformato, del degrado in cui sta precipitando l’Italia tutta. Puntuale degenera anche lo scontro istituzionale fra magistratura e governo tecnico, con la Procura che detta tempi ultimativi per lo spegnimento degli altiforni e il ministro Clini che accelera il varo di un’autorizzazione somigliante a una deroga mascherata. È proprio quel che speravano i padroni del Nord arricchitisi oltre misura, la famiglia Riva, che non appena la giustizia li ha perseguiti e ha sequestrato loro gli impianti, si sono messi a cavalcare la rivolta operaia. Mai vista prima dell’Ilva una borghesia industriale cimentarsi così sfacciatamente nel paternalismo protestatario. Rifornendo le maestranze impegnate nei blocchi stradali con i viveri dalla mensa aziendale. Chiamando allo sciopero i lavoratori senza tessera sindacale attraverso i capireparto. Facendo pervenire all’esterno i comunicati dei dipendenti asserragliati a 60 metri d’altezza sul nastro di carico dell’Altoforno 5, indovinate da chi? Direttamente dall’ingegnere responsabile della struttura, …

Terromoto: Ghizzoni, su tasse figli e figliastri

“Gli emiliani non sono cittadini di serie B, soprattutto alla luce della nostra fedeltà fiscale: è necessario che tutto il Parlamento agisca per consentire un alleggerimento del carico fiscale adeguato alla situazione – lo dichiara la deputata modenese Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, in merito al pagamento dei tributi per le popolazioni colpite dal terremoto del 20 e 29 maggio scorso. – Ora occorre – spiega Ghizzoni – che in sede di conversione del decreto si migliori questa norma. Non possono esserci figli e figliastri. Bisogna ristabilire una forma di equità per le popolazioni colpite dal terremoto nel maggio scorso e che risultano destinatari di misure fiscali meno favorevoli di quelle emanate in precedenza per i soggetti colpiti da analoghe calamità in altre aree. È necessario che tutte le forze politiche lavorino in questo senso: non chiediamo privilegi – ha concluso Ghizzoni – ma un aiuto concreto rispetto ad una tragedia che ha colpito il cuore pulsante dell’economia italiana.”

"Piange lo sport, il sisma lo ha rubato", di Lorenzo Longhi

Un mese fa c’era anche la Rai, allo stadio di San Felice sul Panaro. Un giorno storico, per la squadra giallorossa, impegnata nella Coppa Italia d’Eccellenza contro l’Imolese nella prima sfida ufficiale dopo il sisma. E proprio da lì, dalla scalinata che porta alla tribuna in cui erano sistemate le telecamere, lo scorso 9 giugno il sindaco Silvestri aveva parlato alla cittadinanza, nel momento più duro della sua storia, per fare il punto della situazione. Quattro mesi dopo i terremoti di maggio, in tutta l’area nord del Modenese e nell’Alto Ferrarese si sta poco alla volta tornando ad una quotidianità diversa, mutata nelle sue esigenze e nelle sue priorità. Sono ricominciate le scuole, in nuovi fabbricati temporanei e in attesa di altri che diventeranno permanenti, e sono ricominciati (o stanno per cominciare) gran parte dei tornei sportivi, pur fra mille problemi. Perché lo sport, in una realtà che ha visto modificare bruscamente prospettive ed orizzonti, significa aggregazione e socialità. Quella che, altrove, si chiamerebbe normalità. Ma sport significa anche impianti e costi. In questo senso, …

"Piange lo sport, il sisma lo ha rubato", di Lorenzo Longhi

Un mese fa c’era anche la Rai, allo stadio di San Felice sul Panaro. Un giorno storico, per la squadra giallorossa, impegnata nella Coppa Italia d’Eccellenza contro l’Imolese nella prima sfida ufficiale dopo il sisma. E proprio da lì, dalla scalinata che porta alla tribuna in cui erano sistemate le telecamere, lo scorso 9 giugno il sindaco Silvestri aveva parlato alla cittadinanza, nel momento più duro della sua storia, per fare il punto della situazione. Quattro mesi dopo i terremoti di maggio, in tutta l’area nord del Modenese e nell’Alto Ferrarese si sta poco alla volta tornando ad una quotidianità diversa, mutata nelle sue esigenze e nelle sue priorità. Sono ricominciate le scuole, in nuovi fabbricati temporanei e in attesa di altri che diventeranno permanenti, e sono ricominciati (o stanno per cominciare) gran parte dei tornei sportivi, pur fra mille problemi. Perché lo sport, in una realtà che ha visto modificare bruscamente prospettive ed orizzonti, significa aggregazione e socialità. Quella che, altrove, si chiamerebbe normalità. Ma sport significa anche impianti e costi. In questo senso, …

"Quei capannoni nel cratere dell’Emilia", di Rinaldo Gianola

«Adesso è dura. Arriva il freddo, tanta gente vive ancora nelle tende, dobbiamo trovare un’assistenza per le persone anziane. Però noi non ci arrendiamo, abbiamo le spalle larghe. Teniamo botta. Scrivilo, mi raccomando». Certo che lo scriviamo. Teniamo botta è un fior di programma, uno slogan efficace. Andrebbe bene non solo per l’Emilia Romagna colpita, offesa dal terremoto, ma anche per la nostra Italia debole, impaurita, incerta sul futuro.Potremmo prenderlo in prestito da Barbara Anconelli, dipendente della multinazionale delle vernici Cps, una coraggiosa striscia viola nei capelli e una maglietta assai british punk, che nel salone al piano di sotto della Camera del lavoro di Mirandola racconta i giorni difficili della ricostruzione e della ripresa di una grande comunità di persone, di famiglie, di imprese e di lavoro. Il sisma ha colpito il nostro cuore industriale, l’Emilia Romagna dei distretti produttivi, quel modello di sviluppo che tanto ha dato al Paese e che è stato ammirato e studiato in tutto il mondo, con i giapponesi che mandavano i loro migliori professori universitari per cercare di …

"Quei capannoni nel cratere dell’Emilia", di Rinaldo Gianola

«Adesso è dura. Arriva il freddo, tanta gente vive ancora nelle tende, dobbiamo trovare un’assistenza per le persone anziane. Però noi non ci arrendiamo, abbiamo le spalle larghe. Teniamo botta. Scrivilo, mi raccomando». Certo che lo scriviamo. Teniamo botta è un fior di programma, uno slogan efficace. Andrebbe bene non solo per l’Emilia Romagna colpita, offesa dal terremoto, ma anche per la nostra Italia debole, impaurita, incerta sul futuro.Potremmo prenderlo in prestito da Barbara Anconelli, dipendente della multinazionale delle vernici Cps, una coraggiosa striscia viola nei capelli e una maglietta assai british punk, che nel salone al piano di sotto della Camera del lavoro di Mirandola racconta i giorni difficili della ricostruzione e della ripresa di una grande comunità di persone, di famiglie, di imprese e di lavoro. Il sisma ha colpito il nostro cuore industriale, l’Emilia Romagna dei distretti produttivi, quel modello di sviluppo che tanto ha dato al Paese e che è stato ammirato e studiato in tutto il mondo, con i giapponesi che mandavano i loro migliori professori universitari per cercare di …