La nostra sarà una manifestazione gioiosa, il popolo ci chiede unità…». Oggi il centrosinistra sarà a Piazza del Popolo a Roma e Pierluigi Bersani si mostra tranquillo e determinato. Sente che si stanno aprendo spiragli che possono far girare il vento. «Berlusconi non è onnipotente», dice. Le telefonate del premier al direttore del Tg1 e al presidente dell’Agcom? «Sconcertanti e avvilenti». Come fermare questa destra arrogante e pericolosa? «Dobbiamo essere combattivi, non si può stare in pantofole davanti a chi indossa gli anfibi».
Allora, Bersani partiamo dall’ultimo caso: da alcune intercettazioni pubblicate su «Il fatto» emerge l’asservimento del direttore del Tg1 e del commissario dell’Agcom ai voleri di Berlusconi. Il premier sarebbe indagato. Un altro fatto grave, no?
«Vedremo se ci saranno sviluppi sul piano giudiziario. Sicuramente se le indiscrezioni saranno confermate si tratta di fatti sconcertanti e avvilenti. Ma diciamo la verità, lo si poteva capire anche senza intercettazioni che eravamo in una situazione grave. C’è un problema nei rapporti tra politica e informazione che tocca la dignità professionale e mina una delle libertà fondamentali. O i politici e giornalisti fanno ognuno il loro mestiere o altrimenti non ne usciremo».
C’è chi nel centrosinistra chiede le dimissioni di Minzolini. Lei che ne pensa?
«Davanti a documenti certi il giudizio sul comportamento del direttore del Tg1 spetta alla commissione di vigilanza. Senza dimenticare tuttavia lo spettacolo indecoroso di un presidente del consiglio che con tutti i problemi che ci sono si occupa dei servizi dei tg».
Ormai il clima è infuocato. Berlusconi parla di complotti , Bondi paventa attentati, Cicchitto la accusa di far parte del network dell’odio. Siamo allo scontro di civiltà?
«Siamo al solito schema. Ho parlato di disco rotto, diciamo meglio, un cd rotto così ci capiscono anche i giovani. Berlusconi individua il nemico, che siamo sempre noi della sinistra, e poi chiede un giudizio di dio su se stesso: sì o no. Ecco, per esser chiari: noi combatteremo Berlusconi e questo schema colpo su colpo. La nostra agenda non è Berlusconi-sì Berlusconi no, ma sono i problemi veri del Paese. Smettiamola con il governo del fare che fa solo gli affari propri. Insomma quelle dei complotti e degli attentati sono teorie balorde, scarti di propaganda che lasciamo a lui. Noi invece dobbiamo lavorare sodo perché ci sono spazi per incontrare il disagio dell’elettorato berlusconiano che non vive di propaganda».
Il problema è: come fermare un premier che logora il sistema istituzionale e quello della legalità?
«Si stanno aprendo varchi su cui lavorare. Basti ricordare come si è bloccata la legge sulla Protezione civile Spa o come si stanno inguaiando sulla vicenda delle liste. Non dobbiamo credere che Berlusconi sia onnipotente. Anzi, ormai lui non riesce più a tirare la palla avanti, è solo capace di usare il consenso per aggiustarsi le regole. Per questo bisogna essere combattivi e mostrare il legame stretto tra questione democratica e questione sociale. Guardate che l’aria sta cambiando».
Eppure la destra riesce ancora a ridurre tutto a leggi ad personam o ad listam mentre i problemi dell’Italia restano. Ieri c’è stato lo sciopero della Cgil…
«Sì, c’è un evidente tentativo di ridurre tutto alle questioni personali del premier. Però i temi che stanno a cuore agli italiani sono altri: il lavoro, la sanità, la scuola, i redditi. Assistiamo a una continua compressione che prima o poi arriverà a un punto di rottura che non credo si esprimerà in una rivolta sociale. Ma non pensino che non ci sarà una riscossa civile, un forte movimento di opinione che entrerà anche nel loro elettorato respingendo l’idea di una separazione tra governo e società».
Insomma, anche lei crede che Berlusconi sia al declino e che questi siano colpi di coda?
«Nessuno riesce a dire se il tramonto sarà lungo o breve. Però è evidente che Berlusconi non parla più al futuro del paese. In questo tramonto ci sono elementi di pericolo: non solo delegittimazione delle istituzioni e della politica ma un duro colpo allo spirito civico. E anche il rischio di ipotesi regressive…».
E quali sarebbero?
«Beh, se passiamo dal berlusconismo al leghismo non è che facciamo un passo avanti, si può arrivare a toccare la stessa unità nazionale. Per questo insisto che bisogna lavorare per un’alternativa che abbia un saldo fondamento costituzionale. Faccio appello a tutte le forze di opposizione: contrastiamo con forza questo disegno e cominciamo a costruire un’altra idea dell’Italia».
Che manifestazione sarà quella di Roma oggi a Piazza del Popolo? Solo protesta contro il decreto salva-liste?
«Per la prima volta facciamo un’operazione insieme, la politica e la società civile. Dobbiamo saper trasformare la protesta in proposta, occuparci dei problemi sociali degli italiani. La nostra manifestazione sarà tutto questo. Guardo a Piazza del Popolo con spirito molto positivo. Vedrete che sarà una manifestazione festosa».
Di Pietro sembra aver ammorbidito i toni e non attacca più Napolitano. Lei si sente tranquillo? Non c’è sempre il rischio che si spacchi la piazza?
«Mi sento tranquillo. Ogni forza di opposizione deve capire che questo è il momento di accorciare le distanze con la destra. Chi dovesse venire meno a questo dovere pagherebbe un prezzo enorme, non glielo perdonerebbero. Non possiamo separarci da un popolo democratico che ci chiede unità».
Senta, ma come vi siete incontrati voi, il popolo viola e la società civile? Non c’era qualche diffidenza?
«C’è stata una maturazione reciproca. I movimenti oggi ci chiedono di portarli da qualche parte, di riuscire a superare insieme questa difficile situazione. È un fatto positivo perché è chiaro che noi non faremo mai un riformismo senza popolo. Anzi, dico di più: se perdiamo su questo punto ci teniamo Berlusconi chissà per quanti anni ancora. Invece credo ci siano le condizioni per voltare pagina e tornare a vincere».
Eppure nel Pd qualche mugugno c’è. Gli ex popolari fanno sapere che non saranno alla manifestazione…
«Rispetto tutte le sensibilità. Le nostre scelte non le abbiamo fatte in solitudine ma nella discussione. Credo che quelle preoccupazioni non siano fondate. Le cose cambiano e noi dobbiamo muoverci come fa un partito serio. Non possiamo mica stare in pantofole mentre davanti a noi c’è qualcuno che ha messo su gli anfibi».
Previsioni: come finiranno le elezioni regionali? Qualche ottimista dice che potrebbe anche finire 9 a 4 per il centrosinistra. Lei che ne dice?
«Dico che per noi sarà un successo avere la maggioranza delle Regioni. Dal voto può venire un segnale forte di inversione di tendenza, dobbiamo riuscire a far capire che è ripreso il cammino. Poi però dal giorno dopo bisogna costruire l’alternativa. E dobbiamo lavorarci con serietà perché l’edificio sta bene in piedi con fondamenta solide. Su questo non possiamo scherzare».
da unita.it