“Sono convinto che in questa regione, per le scelte che abbiamo fatto, per le grandi innovazioni che stiamo portando avanti in tutti i settori, si possa prevedere un buon risultato”. Così Vasco Errani in un’intervista al quotidiano l’Unità, a cura di Gigi Marcucci. Una chiacchierata in cui vengono affrontati i temi della politica, dell’economia e dell’attualità.
Presidente Errani, questa è diventata una regione contendibile? C`è stato un indebolimento del modello emiliano?
«Io ho sempre detto che tutte le volte che si va ad elezioni è una prova vera, non ci sono riserve in cui potersi riparare. Però sono convinto che in questa regione, per le scelte che abbiamo fatto, per le grandi innovazioni che stiamo portando avanti in tutti i settori, si possa prevedere un buon risultato. Guardiamo a queste elezioni con serenità. Il modello emiliano viene di solito proposto come un`idea statica. L`Emilia-Romagna è un motore di questo Paese, fa politiche di segno diverso da quelle che fa il governo. Non c`è indagine, studio, rilevazione che non ci collochi in una posizione di eccellenza a livello europeo».
Come spiega i successi raccolti dalla Lega tra Piacenza e Reggio Emilia?
«La Lega investe su sentimenti di paura, di incertezza che in una società che cambia ci sono. Ma il dato più significativo è che la Lega è azionista di riferimento del governo Berlusconi e rispetto alle scelte di questa regione – ad esempio, territorio, piano energetico, federalismo – attua politiche in controtendenza. Siamo noi oggi che possiamo dire alla Lega che si è romanizzata».
Molte paure sono indotte dalla crisi: come ha influito su questa regione? Se ne esce come ci siamo entrati oppure ci sono politiche da riconsiderare?
«Da una crisi così profonda si esce cambiando, perché è il mondo a cambiare. Noi abbiamo guardato in faccia la crisi, non siamo tra quelli che si nascondono dietro un dito. La crisi in una regione così proiettata all`export ha un peso significativo. Ma qui per attraversare la crisi abbiamo fatto un patto con le imprese, le loro associazioni, i sindacati, che ha messo al centro l`idea della coesione sociale. Abbiamo dato risposte a migliaia di lavoratori e alle loro famiglie. Poi puntiamo sull`economia della conoscenza, con grandi investimenti in ricerca e nell`innovazione, sul biomedicale, le nanotecnologie e sulle energie ecocompatibili».
Anche da qui il vostro no al nucleare?
«Alla crisi si danno due risposte. Il governo propone i Tremonti bond, il nucleare e nessuna politica industriale. Sul versante opposto c`è l`Emilia-Romagna, con il suo sforzo per l`innovazione, i finanziamenti alle piccole imprese e l`attenzione alle energie rinnovabili».
La Cgil bolognese ha parlato di «politica debole» che ha espresso la giunta Delbono.
«La Regione ce l`ha un progetto, è quello di lavorare su innovazione e coesione sociale e su politiche che siano in grado di rafforzare il grande valore dell`Emilia-Romagna, la capacità di tenere insieme l`economia e la società, la comunità che si fa carico dei più deboli, che risponde a problemi di redistribuzione del reddito e di uguaglianza. Penso ad esempio alla scelta straordinaria fatta sulla non autosufficienza: 415 milioni nel 2010, l`Italia attraverso la finanziaria ne investirà 400».
Il sindacato osservava però che una politica debole può inciampare anche in incidenti come quello di Delbono, che certo non ha contribuito a tenere alta la considerazione che i cittadini hanno della politica.
«Il caso Delbono ha avuto un peso che non abbiamo sottovalutato. Delbono stesso ha fatto una scelta di grande responsabilità e ha detto: prima di tutto viene la città. Questo segna nei comportamenti reali la differenza reale tra noi e la destra».
Abbiamo visto come Delbono ha imboccato una via di uscita da questa situazione. Il problema è: come ci si è entrati?
«Delbono ha riconosciuto le sue leggerezze. Esistono le responsabilità dell`amministrazione e quelle delle persone. Delbono facendo quella scelta ha dimostrato di assumersi consapevolmente delle responsabilità».
L`Udc in Emilia Romagna correda sola, in altre è vostra alleata. Qui è il fiero avversario o l`alleato del Pd che non si vede?
«Io mi fido della forza mia e della mia coalizione. L`Udc ha fatto una scelta autonoma che rispetto. Le coalizioni in questa elezione sono chiare e senza alcuna confusione. L`Udc ha fatto una scelta sul piano nazionale per la quale si è caratterizzata in molte regioni autonomamente perché ha il suo progetto politico. Questo va rispettato da parte di tutti. Ciò non toglie che ci sia un confronto anche duro tra noi e l’Udc».
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