Docenti e presidi hanno lanciato una raccolta di firme contro i tagli del governo. Da Asor Rosa a Bevilacqua, da Curi a Vattimo: “Ricerca a rischio e in mano ai privati”
Bloccare l’inaugurazione dell’anno accademico. In tutte le università italiane. Per difendere la ricerca e la qualità dell’insegnamento e fermare i tagli alle risorse già scarse decisi dalla legge 133, l’ex decreto Brunetta. L’appello c’è, e si apre all’adesione dei docenti italiani. Scritto da Piero Bevilacqua, ordinario di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma, ha già raccolto firme eccellenti: Asor Rosa, Vattimo, Curi, il rettore dell’Università di Padova. Tante si vanno aggiungendo anche con la sottoscrizione online.
I professori chiedono ai loro rettori di “raccogliere il profondo disagio e la protesta che sale dalle università e di reagire con l’energia che la gravità della situazione richiede”. Contro le misure previste dalla nuova legge che di fatto cambiano in peggio il volto degli atenei: “Sottraggono risorse alla ricerca, riducono il personale docente e amministrativo, restringono lo spazio vitale dell’università sancendone l’emarginazione irreversibile nella vita del Paese”.
“Il provvedimento del governo accompagna l’università alla catastrofe – dice Bevilacqua – tagliando del 20 per cento il turn over e permettendo la trasformazione degli atenei in fondazioni. Un suicidio”. In pratica, ogni cinque docenti pensionati ne entrerà solo uno nuovo. E con la maggioranza semplice, il rettore potrà deliberare il passaggio da università pubblica a ente privato.
“Un Paese senza ricerca e in mano ai privati dove va? – prosegue Bevilacqua – Un disastro per tutti. Gli ordinari entrano a sessant’anni. Assurdo. I nostri giovani migliori fuggono via. I dottorandi zampettano tra articoletti e ricerchine, senza prospettive perché senza ricambio. In attesa di concorsi e soprattutto di grandi progetti”. A preoccupare è il fiato corto, quel “vivere nel breve periodo ossessivo e distruttivo che non porta da nessuna parte”. E quell’idea, dannosa, di privatizzare l’istruzione, “con l’ateneo classista, chiuso ed esclusivo, e piegato alle piccole utilità di privati poco interessati alla ricerca vera”.
(2 ottobre 2008) La repubblica online
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