Con il decreto denominato “Bertolaso spa”*, il Governo voleva infilare la cultura nella Protezione civile per poter assumere a tempo indeterminato, nei ruoli del Ministero dei Beni culturali, il Capo di Gabinetto di Bondi (un regalo prima di lasciare il dicastero?).
Anche in questo caso, però, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Infatti, il PD… leggi di seguito per sapere come è andata a finire.
Nella seduta della Camera di ieri sera (dopo cena), durante a discussione del Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 195 del 2009 (il suddetto “Bertolaso spa), è intervenuta l’on. De Biasi per denunciare il tentativo del Ministero dei Beni Culturali di far approvare la norma ad personam per il Capo di Gabinetto. Ecco il suo intervento.
EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signora Presidente, oggi, in una lettera aperta indirizzata agli uomini e alle donne della Protezione civile, il sottosegretario Bertolaso fa alcune considerazioni su tutta la vicenda, che io rispetto in toto, essendo la sua opinione. Mi permetto, però, di rispondere a due punti che ritengo molto gravi per tutti noi.
Anzitutto il dottor Bertolaso scrive: mi batterò per la verità anche se non interessa a nessuno tranne che a me, alla mia famiglia e a molti di voi (rivolgendosi agli uomini e alle donne della Protezione civile). Ebbene, vorrei dire da questo banco: caro Bertolaso, la verità interessa a tutti, e interessa prima di tutto a questo Parlamento; quindi ristabiliamo anche alcuni termini di civiltà dei rapporti e di rispetto delle funzioni e del ruolo in particolare, in questo caso, del Parlamento. In secondo luogo, voglio sempre dire al dottor Bertolaso che nelle nostre parole non c’è mai stato e non ci sarà mai un attacco alle persone che lavorano nella Protezione civile, per le quali abbiamo il massimo rispetto e la massima considerazione proprio in virtù del lavoro davvero straordinario che svolgono.
Ma questa è un’altra vicenda rispetto alle persone che lavorano nella Protezione civile. Qui stiamo parlando di un’inchiesta, e nello specifico siamo discutendo un provvedimento, un decreto-legge, per cui « a ciascuno il suo », e cerchiamo di restare sul punto, come si suol dire. Il terzo elemento di questa lettera è che il dottor Bertolaso afferma: sono questi i pensieri che considero possibili e legittimi da parte di chi ancora crede che sia verità ciò che viene raccontato in televisione. È una sua opinione naturalmente, ma mi permetto di ricordare che nell’ultimo decreto sui rifiuti in Campania c’era un intero articolo che noi abbiamo provveduto ad eliminare con la collaborazione del Governo e che proprio poneva al centro la televisione e le trasmissioni televisive da realizzare sui rifiuti. Tant’è vero che io dissi che non potevamo passare da Un posto al sole a « Un posto al cassonetto ». Quindi, anche in questo caso le televisioni e la verità televisiva servono evidentemente a seconda delle situazioni.
Dico questo perché il provvedimento che abbiamo in discussione è un provvedimento di straordinaria gravità per un primo elemento: anzitutto perché fa diventare straordinario ciò che dovrebbe essere ordinario, e quando si diventa straordinari in questo Paese e nella vita in generale è del tutto chiaro che tutto diventa più opaco e sicuramente meno trasparente.
C’è un tema molto importante, che è quello della semplificazione normativa, ma mi permetto di ricordare che c’è addirittura un Ministero che dovrebbe occuparsi di questo, che latita completamente e rispetto al quale non si sa assolutamente quali siano i provvedimenti presi fino adesso. Capisco che in alcuni casi la procedura d’urgenza comporti uno sveltimento, ma quando questa procedura d’urgenza diventa la prassi allora tutto ciò si traduce nell’aggiramento delle leggi, delle normative e degli ordinamenti attuali, e certamente non nella scelta di canali preferenziali dati e dettati dall’urgenza.
Del resto, come ha detto molto bene e molto meglio la collega Mariani oggi, nel suo intervento, si creano in questo modo due canali, uno lento per i cittadini, che si dovranno « beccare » tutte le burocrazie e le lentezze possibili e immaginabili, e uno invece veloce. La collega ha usato l’espressione «per i furbi», ma non saprei dire se per i furbi o per taluni poteri, assai opachi, che quindi hanno un interesse obiettivo perché le cose si facciano molto rapidamente.
Ma su questo mi auguro che la magistratura possa fare molto velocemente tutta la chiarezza possibile e immaginabile.
È evidente che le calamità sono una disgrazia e che quindi abbisognano del rispetto e della velocità, ma un’altra cosa mi pare di capire che sia l’establishment di una burocrazia che può scegliere l’aggiramento delle leggi. Allora, penso che vi sia un problema di costituzionalità – l’hanno detto molti colleghi ed io lo condivido – in moltissimi articoli, e penso che siamo anche di fronte ad un fatto grave: questa Costituzione continua ad essere modificata di fatto. Non c’è una legge che modifica la Costituzione, non c’è un dibattito per una modifica costituzionale, ma di fatto nell’ordinamento, pezzo per pezzo, si tende a disattendere la Costituzione, e questo è quanto più vero in questo decreto-legge.
Cosa dire dell’equiparazione fra i grandi eventi e gli stati di emergenza ? Ebbene, penso che sia davvero di straordinaria gravità, anzitutto per i motivi che sono stati esposti dai miei colleghi, ma dal mio punto di vista l’equiparazione tra grandi eventi e stati di emergenza è molto grave anche per un altro motivo.
È il motivo che attiene all’articolo 14, sul quale vorrei concentrare il mio intervento. Nell’articolo 14, in completa violazione della Costituzione, si dice che bisogna procedere ad un reclutamento di personale a tempo indeterminato per le complesse iniziative in atto per la tutela del patrimonio culturale. Modestamente faccio parte della Commissione cultura e cerco di informarmi perché non sempre le informazioni ci sono. Vorrei sapere quali sono le complesse iniziative in atto per la tutela del patrimonio culturale poiché per quel che riguarda la tutela del paesaggio che dovrebbe afferire a questo decreto-legge, l’unica cosa che sappiamo è che è stata abolita la direzione generale; è stato tagliato nel bilancio dello Stato un pezzo consistente del finanziamento per la tutela del paesaggio; c’è una riduzione delle direzioni territoriali; tutto è stato avocato nelle mani del direttore generale per il patrimonio, Resca; il Ministro Bondi in una risposta che mi ha dato in Commissione e che è agli atti, mi ha risposto che non vedeva alcuna connessione tra il paesaggio e tutto ciò che è a noi contemporaneo; l’applicazione del codice del paesaggio fa fatica ad esserci perché ha bisogno di personale territoriale; il concetto di tutela del paesaggio e dei beni culturali si è sfarinato sotto i tagli che sono stati fatti a questo Ministero. Tuttavia in questo decreto-legge c’è scritto che vi sono complesse iniziative in atto per la tutela del patrimonio culturale.
Qual è il motivo per il quale si devono definire complesse iniziative quelle che dovrebbero essere iniziative ordinarie di tutela che dovrebbero essere compiute dal Ministero che ha al suo interno importanti competenze ? Per quale motivo, se non uno molto chiaro e molto evidente: la scelta di questo Governo di svuotare il Ministero per i beni e le attività culturali procedendo ad una non reimmissione e ad un non aggiornamento del turnover, al fatto che moltissime persone vanno in pensione e non vengono sostituite e alla scelta di procedere attraverso commissariamenti, attraverso direttori generali – pochi – che evidentemente garantiscano fedeltà al Governo ?
Tutto questo mi sembra vagamente contrario a qualunque scelta democratica.
Tornando all’articolo 14, il secondo elemento riguarda una norma che di fatto è una norma ad personam che concerne l’immissione in ruolo a tempo indeterminato con determinati parametri di una persona che è l’unica che in quel Ministero corrisponde a quei parametri: una persona che attualmente è direttore generale del settore spettacolo, capo di gabinetto del Ministro, commissario straordinario di un certo numero di fondazioni lirico-sinfoniche, un signore potentissimo dalla capacità di lavoro di 25 ore al giorno. Lo dico con grande serenità perché ho presentato un’interrogazione in merito e la risposta non è stata certo soddisfacente. Dunque si procede con un premio, possiamo definirlo un premio per il grande lavoro che viene svolto da questa persona ? Inoltre, le conseguenze quali sono? Per l’immissione a tempo indeterminato di questo dirigente vi sarà il taglio di 2-3 posti di direzione, il che significa depotenziare ulteriormente le capacità di intervento del Ministero.
È chiara dunque la strategia: lo svuotamento del Ministero. La definizione di alcune direzioni generali che rispondono direttamente al Ministro. Vorrei ricordare e mi auguro che domani il Ministro risponderà all’ennesima interrogazione che è stata rivolta da noi sul direttore generale del patrimonio, dottor Resca, che ha nelle sue mani il progetto «Grande Brera» pare con almeno 2-3 milioni di euro che potrà amministrare anche per consulenze, come meglio preferirà e che percepirà una percentuale di questi 2-3 milioni di euro, quando noi sappiamo perfettamente quali sono gli stipendi di un direttore di museo e quali sono gli stipendi di un sovrintendente e quali sono in generale gli stipendi che si percepiscono nel Ministero dei beni e delle attività culturali.
Dunque pochi direttori, un network non trasparente e i tagli del Minister o alla riduzione del personale vanno in qualche modo giustificati: li si giustifica affermando che non solo si fa una grande riforma, ma si stabilizza anche una persona, con quali indirizzi non si sa, non si sa che cosa passerà da quelle direzioni e da quella direzione che verrà se questo sciagurato decreto-legge sarà convertito così com’è, in un coerente disegno.
L’Italia possiede il 52 per cento (sono dati Unesco) del patrimonio artistico mondiale e di questo 52 per cento si intende che ne venga amministrato un pezzo dalla Protezione civile, secondo grandi eventi ed urgenze, un pezzo da una direzione che risponde direttamente al Ministro, che è quella dello spettacolo, un pezzo da una direzione che risponde direttamente al Ministro, che è quella del patrimonio, in barba a tutte le necessità urgenti di tutela che avverte il paesaggio italiano; si tratta di un paesaggio straordinario, ma se non vi sono le persone che effettivamente applicano le normative e se non lo si fa giorno per giorno in relazione ai territori, alle direzioni regionali ed agli enti locali, questo patrimonio finirà per scomparire e scomparirà sotto il peso degli abusi edilizi, dell’ambiente distrutto e dell’inquinamento.
Allora sì, a quel punto, vi sarà l’emergenza e l’urgenza, allora sì potremo parlare di catastrofe. Vogliamo arrivare a questo? Questo è un Paese davvero strano e questo Governo, in alcuni momenti, mi pare che lo interpreti fin troppo bene, ma questo 52 per cento del patrimonio culturale è di fatto ridotto a grande evento o a calamità naturale o ad entrambi.
Per quale motivo la Protezione civile ha la potestà di intervenire sulla pinacoteca di Brera e sul progetto della grande Brera a Milano, sulle aree archeologiche di Ostia, Roma, Napoli e Pompei e sulla ricostruzione del centro storico de L’Aquila? Dalle mie parti si dice offelè fa el tò mestè cioè ognuno deve fare il suo mestiere. Per carità, la Protezione civile è importantissima, l’Italia purtroppo è un Paese di territori dissestati e di calamità, ma non vi è alcuna calamità nelle aree archeologiche di Ostia, Roma, Napoli e Pompei: vi è un’inefficienza di questo Governo che non finanzia il personale e non mette a posto ciò che dovrebbe mettere a posto, cioè il rapporto con le direzioni regionali, in una scelta di maggiore tutela. Cosa dire della ricostruzione del centro storico de L’Aquila ? A tale riguardo, molto francamente, siamo al limite della strumentalità, perché sovrapporre elementi tra loro così diversi credo che non porterà alcun vantaggio a nessuno e tanto lavoro anche generoso rischierà di venire vanificato.
A me piacerebbe che la cultura venisse definita un’urgenza e anche un’emergenza, perché abbiamo bisogno di lanciare un allarme. Ma questo allarme non è per le misure che sono previste nell’articolo 14: è per quel miserabile 0,3 per cento di finanziamento alla cultura. Da questo elemento partirei, non dall’infinità di soldi che arriveranno alla Protezione civile senza nessuna trasparenza. E non è l’unico atto che viene fatto: voglio ricordare anche in questa sede che vi è stata la privatizzazione del MAXXI, cioè del museo di arte contemporanea più importante d’Italia, trasformato arbitrariamente in fondazione di diritto privato senza che si sappia ancora chi sono i partner privati che comporranno questa fondazione.
Dunque, di che cosa stiamo parlando ? Diciamo la verità: l’esigenza è quella di mettere a posto un funzionario dello Stato ? Ma allora si chiamiamo le cose con il loro nome, non si interpelli la cultura, non si faccia riferimento alle catastrofi e ai grandi eventi. Io sono spaventata: grande evento sarà l’Expo 2015 nella mia città, a Milano, ma io non mi sento alla pari di persone che hanno un dramma enorme, che è quello di un terremoto o di un alluvione.
Ma per quale motivo una città come Milano deve finire sotto la Protezione civile ? Ma cosa abbiamo fatto di male ? È una città che funziona male, è governata male, ma – per carità – ha ancora alcuni elementi di civiltà ed alcuni elementi di sopravvivenza; il territorio è quello che è, ma per fortuna non abbiamo le alluvioni; vi è il Seveso che esonda qualche volta, ma non vorrei che arrivasse l’intera Protezione civile per aprire i tombini di Milano. Cerchiamo anche di dare un minimo di misura a ciò che viene fatto. Dunque penso davvero che sarebbe bene lanciare l’allarme per la cultura per quello 0,3 per cento del prodotto interno lordo che consegna il Paese, che ha il 52 per cento del patrimonio artistico mondiale, al grande evento, all’eventismo che è effimero, transitorio, discrezionale ed opaco, come il potere senza principi di questo Governo.
Le parole notturne della collega De Biasi hanno fatto breccia (insieme alla compatta azione di opposizione del gruppo PD alla Camera), e così nella seduta odierna è stato approvato un emendamento che abroga la norma “ad personam”.
La lettura del resoconto d’Aula è molto interessante, soprattutto nella parte finale…
EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, vorrei intervenire con una brevissima dichiarazione di voto per esprimere la piena soddisfazione per la scelta della Commissione di sopprimere queste due parti dell’articolo 14 per alcuni motivi, i principali sono due, che ho già espresso nel mio intervento di ieri, e che voglio qui brevemente rimarcare.
Il primo motivo di soddisfazione è relativo a quanto affermava prima anche l’onorevole Nicolais, cioè un’omogeneità di trattamento, quindi il rispetto della Costituzione.
Il secondo motivo di soddisfazione che riguarda la cultura è il ribadire l’autonomia della cultura e del Ministero dalla Protezione civile, perché questa era una norma che non c’entrava assolutamente nulla con il provvedimento. Penso che ognuno debba fare il suo mestiere, il suo lavoro, che ci possa essere collaborazione, ma che ci debba essere autonomia.
Se mi permette, signor Presidente, vi è anche un terzo motivo di soddisfazione: in questo modo non vengono tagliati dai due a tre posti di dirigenti del Ministero per inquadrarne uno solo come dirigente del Ministero.
Fra l’altro, articoli di stampa di autorevoli giornali nazionali oggi riportano in modo molto chiaro la questione; sarebbe stata una grande ingiustizia, non vi è niente di personale, ma riteniamo che le regole debbano valere per tutti se vogliamo che il Ministero per i beni culturali continui ad essere un Ministero e non una scatola vuota fatta solo da dirigenti che rispondono al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Piffari. Ne ha facoltà.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, brevemente, ringrazio il Governo e la Commissione per aver accolto il nostro emendamento che è un piccolo correttivo: perlomeno non esageriamo nell’utilizzare l’emergenza per disegnare dei vestiti solo ad alcune persone.
Rimane comunque il fatto grave che attraverso questo strumento della stabilizzazione andiamo oltre quello che l’Aula aveva già votato, nel limitare al 31 dicembre una serie di costi su questa emergenza che, in realtà, si prevedo di nuovo in barba a qualsiasi norma di programmazione nel modo di assumere il personale e anche di controllare la spesa pubblica. Comunque, meglio poco che niente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, se possibile, chiedo per un momento l’attenzione dell’Aula. Prima della votazione del precedente emendamento ho chiesto al Governo a quante persone si applicava una norma che il Parlamento era chiamato a votare. Nella sua libertà il Governo può non rispondere, ma credo che il Governo abbia il dovere verso il Parlamento di dare delle informazioni di fatto, quando il Parlamento chiede informazioni di fatto, non giudizi politici o altro. Mi viene detto, e lo ripeto qui, che quella norma si applica a due persone, dico due persone. Chiedo al Governo se questo è vero, perché trovo scandaloso che il Parlamento italiano affronti un decreto-legge sulla Protezione civile per sistemare due persone (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Non si può fare una legislazione su una o due persone, quindi prego il Governo di smentire che si tratti di una norma fatta per due persone, perché se il Governo ritiene di tacere davanti a questo lo considero uno scandalo nello scandalo, che si aggiunge agli altri di cui stiamo parlando in questi giorni (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l’onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non so se la risposta che il collega La Malfa ha ora richiesto al Governo sia contenuta nella relazione tecnica che il Governo ha dato per accompagnare le ragioni della misura contenuta nel decreto-legge.
Tuttavia, mi sento di sottoscrivere la stessa domanda posta dal collega La Malfa al Governo e credo che sarebbe opportuno da parte dell’Aula, per votare con coscienza e cognizione di causa questi emendamenti e questo provvedimento, avere cognizione di cosa si tratta effettivamente e qual è la ricaduta di questa norma. Anche dal punto di vista regolamentare, credo che sia non dico un obbligo, ma sicuramente una facoltà del Governo rispondere alla richiesta dell’onorevole La Malfa. Visti i toni della nostra discussione sarebbe anche una buona condotta quella di un Governo che volesse dare risposta alle richieste che ora non sono solo dell’onorevole La Malfa ma di tutto il gruppo del Partito Democratico.
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Quartiani. Ho sollecitato il Governo due volte e faccio presente che la richiesta riguardava l’emendamento precedente. Tuttavia, penso che le informazioni al Parlamento possano essere date anche successivamente e sono comunque accolte.
(più tardi…)
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ho chiesto ovviamente l’informazione al Ministero per i beni culturali, perché si tratta di una norma che riguarda la pianta organica di tale dicastero; quindi, ho dovuto prendere tempo, sono andato fuori a parlare con gli uffici e mi hanno detto che si tratta di un funzionario (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questa la narrazione dei fatti: la morale, invece, è sempre quella…
*decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l’avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile