Calabria e Sicilia franano nell’indifferenza di Berlusconi. Il PD: “più fondi contro il dissesto idrogeologico”. Ma cosa deve ancora accadere perché il Governo si renda conto del pericolo di una catastrofe naturale?
A pochi mesi dalla strage di Giampileri siamo ormai alle giornate di ordinari smottamenti. Un bollettino di guerra che sta colpendo il sud del paese, dalle isole Eolie, a Messina, dal cosentino a Catania. E’ lo specchio di una Italia fragile, con molta parte del territorio a grave rischio idreogelogico. Una situazione a rischio resa più grave dalla cattiva gestione del territorio, dalla cementificazione selvaggia, dall’abusivismo edilizio.
Sembrano scenografie di un film di fantascienza, le immagini surreali che ci giungono in video, a seguito dei gravi smottamenti di terreno che hanno interessato la zona di Vibo Valentia dopo le piogge incessanti dei giorni scorsi, invece è cruda realtà. E’ in corso da ieri l’evacuazione in massa di tutti gli abitanti di Maierato, paese di 2.300 persone, dopo che ieri un intero costone della montagna che si trova a ridosso del centro è franato mettendo in pericolo numerose abitazioni. La decisione per il momento è stata presa a scopo precauzionale visto lo scenario “apocalittico” che si è presentato all’improvviso agli occhi dei cittadini increduli. La frana tutt’ora minaccia una parte importante del paese e causa incertezza delle condizioni meteo si è deciso di non rischiare. Gli sfollati saranno sistemati nella scuola di polizia e nel palazzetto dello sport di Vibo Valentia. Inoltre sono stati allestiti punti di raccolta in varie scuole dei paesi della provincia. A Maierato la Croce rossa ha allestito un posto medico avanzato operativo e autonomo, mentre una cucina da campo in grado di preparare circa 600 pasti è in arrivo dalla Croce rossa di Crotone.
L’emergenza riguarda comunque tutta la Calabria a seguito dei danni ingenti causati dalla forte pioggia. Hanno dovuto lasciare le loro case, per la minaccia di smottamenti anche alcuni abitanti di Mendicino (Cosenza) e di Gimigliano (Catanzaro), mentre proprio alle porte del capoluogo di regione, a Germaneto, i tecnici del comune e della Protezione civile stanno valutando la necessità di procedere allo sgombero di altre 30 famiglie da alcune abitazioni minacciate da un nuovo fronte franoso che ha già reso impraticabile una strada. Il bilancio degli smottamenti si aggiorna di ora in ora, nella sola provincia di Cosenza se ne contano ormai 180 con l’interessamento di 27 arterie tra provinciali ed ex statali completamente “off-limits”. Rubinetti a secco da ieri per diverse decine di migliaia di persone a Catanzaro e nell’hinterland costiero per la rottura della condotta idrica che alimenta per almeno due terzi l’acquedotto cittadino, dovuta alla piena del fiume Alli. Gli ospedali e le cliniche del capoluogo sono riforniti di acqua dalle autobotti. Anche a Cosenza una frana ha investito una condotta provocando disagi per la riduzione della portata nel centro cittadino. In poche parole un vero e proprio disastro.
Situazione simile si è verificata in Sicilia, nel messinese dove la collina che sovrasta San Fratello, cittadina storica a circa 640 metri sul livello del mare, sta franando. Il piccolo paese alle pendici dei Monti Nebrodi, è ormai un paese fantasma. Oltre 60 abitazioni sono state evacuate ma anche gli abitanti che non sono stati fatti allontanare dalle loro case hanno deciso di lasciare il centro e sono diretti nei comuni vicini da familiari o amici. Il fronte della frana si allarga a vista d’occhio. Decine di case si vanno riempiendo di crepe e una larga spaccatura è comparsa anche nell’antica chiesa madre di San Nicolò.
Non è la prima volta che una calamità del genere colpisce il Messinese. Ricordiamo la tragedia dell’ottobre scorso, quando un costone di roccia si portò via una ventina di abitazioni a Giampilieri, a dieci chilometri dal capoluogo, distruggendo intere frazioni del comune di Messina, alcuni paesi della provincia e mietendo 37 vittime. La Coldiretti afferma che l’84 per cento dei comuni della provincia di Messina (più di otto su dieci) sono considerati a rischio per frane e alluvioni anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all’agricoltura. La situazione di Messina in particolare con ben 91 comuni a rischio è più grave rispetto alla media nazionale in Italia dove – precisa la Coldiretti – ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità.
E il governo se ne frega. La denuncia e di Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato: “Le frane “non sono solo un disastro annunciato, ma un tragico e drammatico déjà vu e il governo, dopo molte parole e annunci, non ha fatto e non sta facendo niente per mettere mano alla più urgente opera pubblica che servirebbe nel nostro Paese: la messa in sicurezza del territorio”. A distanza di qualche mese dalle ultime frane nel messinese che purtroppo provocarono anche decine di vittime – prosegue – la situazione del rischio idrogeologico rimane una realtà in Sicilia. La cronaca di oggi parla purtroppo di migliaia di sfollati, ai quali vanno dati sostegno, garanzie, prospettive. Nel frattempo, il governo pensa al Ponte di Messina, che certo non è una priorità per il Mezzogiorno e ad inaugurare cantieri fantasma. Diciamo solo una cosa: che questo Esecutivo è in carica da quasi tre anni e che sarebbe ora che alla parole seguissero fatti”.
Per Realacci “la frana del sud del paese, dalle isole Eolie, a Messina, dal cosentino a Catania è l’immagine di un paese fragile, con molta parte del territorio a grave rischio idreogelogico. Una situazione a rischio resa più grave dalla cattiva gestione del territorio, dalla cementificazione selvaggia, dall’abusivismo edilizio”. Il responsabile green economy del Pd chiede “più fondi perché non è con i tagli alle risorse che si scongiurano tragedie annunciate e si mettono al sicuro i cittadini.”
Rosa Villecco Calipari, vicepresidente dei deputati Pd denuncia come “la Calabria ed il sud del Paese necessitano di interventi immediati, il dissesto idrogeologico non è una novità di questi giorni, ma è una delle piaghe di questa terra. Il Governo, e il ministro Matteoli, prima di propagandare opere faraoniche quali il Ponte sullo Stretto, si occupino della quotidianità e alla messa in sicurezza di quel territorio”.
“A San Fratello l’emergenza è scattata già da giorni, ma il governo si dimostra distratto e superficiale nei confronti del destino di un intero paese, che rischia di scomparire”. Lo dichiara il senatore del Pd Giuseppe Lumia, in riferimento all’avanzare della frana che minaccia il comune in provincia di Messina. Il governo – conclude l’esponente del Pd –piuttosto che restare a guardare dovrebbe predisporre,insieme agli enti competenti, un piano a breve termine per fronteggiare l’emergenza e un piano a medio -lungo termine per ristabilire l’equilibrio idrogeologico di quei territori e consentire così agli abitanti di vivere senza preoccupazioni”.
Contro lo spreco di tempo e di risorse del Governo, davanti a tali calamità, prende una posizione anche Matteo Mauri, responsabile Infrastrutture della segreteria nazionale del Pd. “ Quanto sta accadendo in queste ore ha dell’incredibile, dichiara, mentre il territorio di San Fratello e di Maierato frana disastrosamente, costringendo le popolazioni all’evacuazione, il governo tace. La tempestività e il tono delle prese di posizione che abbiamo visto su questioni come lo scudo fiscale e il processo breve, davanti a questi fatti, diventano solo uno sbiadito ricordo. “Immaginiamo che il silenzio sia dovuto all’imbarazzo per il fallimento dei piani sul dissesto idrogeologico finora annunciati solo sulla carta. Quello che non capiamo è come mai, nonostante l’evidenza lampante di quali siano gli interventi necessari e vitali per la popolazioni di queste zone, il governo continui ad insistere su un’opera costosa e non prioritaria come il Ponte sullo Stretto”. La Sicilia e l’Italia infatti, più che di opere straordinarie che glorifichino il presidente del Consiglio, hanno bisogno di opere ordinarie che servano a tutti i cittadini, tutti i giorni. E’ da questo tipo di opere che può partire un rilancio del settore e più in generale dell’economia italiana.
WWF: “GIOCO GROTTESCO DEL GOVERNO” – Contro il progetto del ponte si scaglia anche il Wwf. L’associazione in una nota definisce “gioco grottesco” assistere alla propaganda governativa sulla realizzazione del ponte mentre continua a sgretolarsi la terra sotto migliaia di cittadini italiani. Mentre in queste regioni si rischia la vita, non si può pensare di investire nel futuro 6,3 miliardi in un’opera la cui fattibilità tecnica è stata messa in discussione anche dalla Corte dei Conti. Ma soprattutto non si può pensare di intervenire con il tallone di ferro che sarebbe necessario per la costruzione del ponte e delle opere connesse in fasce costiere sul versante calabrese come in quello siciliano in un così precario equilibrio geologico ed idrico del territorio.
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