cultura, partito democratico

«Roma "spianata" per decreto. Golpe sui beni archeologici», di Vittorio Emiliani

Siamo ad un altro “golpe bianco”, alla sterilizzazione delle assemblee elettive, degli organismi tecnico-scientifici: Roma viene commissariata dal governo Berlusconi. Lo era già, con risultati pratici nulli, per la mobilità e, con grottesca teatralità, per “i crolli del Palatino” da lì fino ad Ostia Antica. Adesso lo è, con la solita ordinanza del presidente del Consiglio, “nell’ambito degli interventi concernenti le linee metropolitane, i corridoi della mobilità, i sistemi innovativi di trasporto e il trasporto pubblico in sede propria, nonché delle relative opere connesse e complementari, ivi incluse quelle compensative e integrative”. Praticamente tutta Roma, in superficie e sottoterra, nelle aree costruite e in quelle (appetitose) ove costruire e “compensare”, per un lasso di tempo indefinito e probabilmente lunghissimo visto che il commissariamento coinvolge l’intero sistema delle mobilità presenti e future. E non ha data di scadenza.

La denuncia di questo nuovo, “mostruoso” accentramento di poteri da parte del premier con la messa in mora di ogni altro ente concorrente di governo è stata fatta ieri mattina nella sede del Pd. “Di sabato e con forza perché se passa questo, passa di tutto”, ha commentato il responsabile della Cultura, Matteo Orfini. “Con la massima energia perché il commissario si sostituisce in toto al Ministero e alle Soprintendenze”, ha incalzato la sua vice Rita Borioni. Grottescamente il commissario è l’architetto Roberto Cecchi il quale da marzo sarà pure il nuovo segretario generale del Ministero e che quindi “espropria” se stesso esautorando il suo Ministero.

Questa è la penultima delle ben 587 ordinanze del presidente del Consiglio con le quali ha commissariato di tutto: dal G8 della Maddalena e poi dell’Aquila al Congresso Eucaristico di Ancona, al nuovo Palazzo del Cinema del Lido. Quasi sempre con una coda di corpose cubature edilizie anche residenziali, cioè con una bella torta di affari per l’Anemone di turno. Nel caso romano siamo ad una sorta di “commissariamento preventivo”, nel senso che – come hanno fatto notare il capogruppo capitolino Umberto Marroni e il senatore Mario Gasbarri – i lavori per la Linea C procedono senza grandi intoppi e per gli altri si progetta e si opera. Perché allora azzerare addirittura 53 articoli fondamentali del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio? Il loro elenco riempirebbe lo spazio di questo resoconto. Citerò soltanto le deroghe maggiori: ovviamente alla valutazione di impatto ambientale, alla conferenza dei servizi, agli interventi conservativi imposti, alla alienabilità di beni culturali pubblici, alle procedure di trasferimento di beni pubblici, a tutti gli espropri, alle commissioni regionali e a quelle per il paesaggio.

Insomma, l’intera legislazione di tutela e quella paesaggistica vengono così nullificate, come la possibilità per una Soprintendenza di intervenire e di sospendere i lavori. Il patrimonio culturale e paesaggistico romano (una bazzecola, come si sa) è in tal modo consegnato nelle mani del Commissario di governo, con tanti saluti all’articolo 9 della Costituzione (“La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”).

Fra l’altro – cosa mai ammessa per i beni culturali – l’ordinanza instaura il silenzio/assenso in mancanza di una risposta delle Soprintendenze entro 30 giorni+10. Un’altra inaccettabile forzatura. Ha ragione il senatore Gasbarri a sottolineare che “coi decreti legge Berlusconi esautora il Parlamento, con le ordinanze lo salta, con la Protezione civile Spa agisce dove e come vuole, persino all’estero: siamo alla disarticolazione dello Stato democratico.” Insomma andiamo verso un vero e proprio “golpe bianco” che trova nei beni culturali e a Roma una concreta sperimentazione. Il segretario della Uil Beni culturali, Gianfranco Cerasoli, ha invitato a spulciare i rendiconti che gli uffici finanziari danno annualmente della Protezione civile. “Già lì si poteva leggere che le cose non andavano per il verso giusto.” Un’altra notazione l’ha operata l’ex direttore del servizio antisismico nazionale Roberto De Marco, esonerato con uno spoil system tutto e solo politico: “Se certe leggi non funzionano, le si riforma, le si modifica: è il compito del Parlamento. Qui siamo alla deroga senza fine, che provoca anche lo svilimento sistematico della funzione pubblica stessa”.

Un paio di domande: di fronte ad un accentramento autoritativo mai tentato, dalla Liberazione ad oggi, come mai le Regioni si mostrano così poco reattive? E la Lega Nord, non si rende conto che, col diluvio di ordinanze e di commissariamenti decisi dal trio Berlusconi-Letta-Bertolaso, regredisce lo Stato regionale, figuriamoci quello federale?

da L’Unità, 14 febbraio 2010

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