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“Bocciature, Gelmini ammette l’errore “, di Maristella Iervasi

Ha ammesso l’errore sulla bocciatura alle elementari e alle medie. Gelmini maestra unica, colta sul fatto, è stata costretta a scrivere una nota ministeriale, che conclude così: «L’intera materia della valutazione troverà chiarimento definitivo con un regolamento». Del caso sollevato da l’Unità -basta un 5 in una sola materia per bocciare uno scolaro o uno studente più grandicello- sapremo comunque presto come andrà a finire. Il decreto legge 137 – quello che ha introdotto il voto in condotta, la pagella con i numeri, la promozione solo con 6 decimi in tutte le materie e il ritorno del maestro unico – è stato licenziato dalla Commissione Cultura e lunedì andrà in aula per essere convertito in legge.

Dal mondo politico, della scuola con il Cidi in testa, delle professioni (pedagogisti e psicanalisti) ieri si è alzata unanime una voce di sdegno. E lo scenario che rischia di profilarsi alla Camera è questo: il partito di Veltroni e Lega di Bossi insieme contro il ministro Gelmini. Perché – come sostiene Maunela Ghizzoni, capogruppo pd alla Commissione Cultura – «le leggi si scrivono per essere applicate e non per confidare nel buon senso dei cittadini». Già. È proprio questo il senso della nota della Gelmini di ieri. Poche righe per una smentita che invece è una conferma. Per altro, su un provvedimento pubblicato in Gazzetta ufficiale il 1° settembre scorso, scritto di suo pugno e vergato con la sua firma.

Si legge testuale nel comunicato del ministro: «Sono destituite di fondamento le notizie di stampa secondo cui con un sola insufficienza d’ora in poi gli alunni delle primarie (elementari) e secondarie di primo grado (medie) verranno bocciati». Per poi ammettere che il decreto Legge 137, al comma 3 dell’art. 3 «prevede sì – scrive il ministero della pubblica Istruzione – che occorra il 6 in ogni materia per essere promossi», ma per la Gelmini questa «non è una novità per la scuola». Le eventuali insufficienze di ogni singolo alunno allo scrutinio finale «verranno risolte come avviene oggi dalla decisione del consiglio di classe che considera il livello complessivo di apprendimento e la maturità raggiunta dallo studente».

Sofia Toselli, presidente nazionale del Cidi, Centro di iniziativa democratica degli insegnanti, prende subito posizione: «Così come è scritto il decreto se un bambino ha un 5 in una disciplina e tutti 10 nelle altre materie, non potrà essere ammesso alla classe successiva o all’esame di Stato. Una vera sciocchezza. La norma contraddice oltre che un elementare buon senso, tutti i principi pedagogici e didattici ai quali da decenni si ispira la scuola di base. Il decreto deve essere ritirato».

Anche la lega di Bossi non ci sta. L’aveva già fatto notare in Commissione Cultura, chiedendo inutilmente che la norma del comma 3 «venisse meglio chiariata». Così ieri la deputata del Carroccio Paola Goisis ha detto: «Ho già depositato un pacchetto di emendamenti che prevedono che alla primaria l’alunno può essere bocciato solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione. E, comunque, la decisione dei docenti deve essere collegiale e presa all’unanimità». Stessa cosa per gli studenti delle medie: «La decisione di bocciare per una materia deve essere assunta a maggioranza dal consiglio di classe». Esulta Maria Coscia, responsabile scuola del partito: «I nostri 5 emendamenti che ponevano la questione della bocciatura in Commissione non sono stati accolti. In aula – annuncia – ne presenteremo 45, anche per chiedere l’abrogazione del maestro unico.

L’Unità, 27 settembre 2008

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