Bilanci in rosso, cattedre tagliate e lezioni più brevi per gli alunni. La scuola italiana è in crisi e i presidi protestano. Nelle scuole pubbliche – spiegano – mancano i soldi per nominare i supplenti, per comprare il materiale di cancelleria e perfino per la carta igienica. Mancano, inoltre, i prof per sostituire coloro che si assentano per pochi giorni, i bidelli per fare le pulizie e gli assistenti di laboratorio per le esercitazioni. E in futuro le cose andranno a peggiorare: la riforma dei licei prepara, dopo quello di quest’anno, un altro colpo di scure e gli alunni studieranno di meno. Per questa ragione, 90 dirigenti scolastici della provincia di Genova l’altro ieri hanno scritto al prefetto paventando lo “stato di emergenza sociale”. Stesso discorso a Brescia, dove i presidi dell’Asab (l’Associazione scuole autonome del bresciano) hanno lanciato l’allarme perché “i docenti non ricevono dall’anno scorso la retribuzione accessoria, i capi d’istituto non possono più pagare supplenti, comprare carta e fare manutenzioni”. E mentre a Modena si scende in piazza per i tagli ai pulizieri, a Parma sono i genitori a protestare per i tagli ai bilanci delle istituzioni scolastiche e per gli aumenti dei contributi “volontari” chiesti alle famiglie dalle scuole.
Sono solo alcuni casi. Ma intanto, dopo avere varato la riforma della scuola superiore, il ministero prepara un taglio di 42 mila posti a partire dal prossimo mese di settembre. I numeri della tremenda sforbiciata li fornisce lo stesso governo. Saranno 27.307 le cattedre che salteranno il prossimo anno per effetto del “riordino dell’istruzione”, cui occorre aggiungere 15.167 posti di personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario). In totale: 42 mila stipendi in meno. L’impeto “riformatore” è tale che nell’arco dei tre anni previsti, a partire dal 2008, il ministero taglierà addirittura più cattedre di quelle preventivate: 89.238 anziché 87.400. Con la riforma Gelmini gli studenti passeranno inoltre meno tempo in classe. Soltanto l’anno prossimo saranno 100 mila le ore di lezione in meno al superiore. Nei nuovi licei, dove le ore di lezione sono di sessanta minuti, saranno sufficienti 17 mila ore di lezione in meno per soddisfare i nuovi curricula che diventeranno 70 mila a regime. In poche parole, i futuri diplomati studieranno di meno.
Quella della Gelmini sarà la scuola dell’autonomia, ma con meno fondi per attuarla. E del rilancio dei laboratori, ma con meno assistenti tecnici. Contraddizioni di difficile comprensione. Nelle pieghe del Bilancio dello stato e degli organici i numeri che lo confermano. Nel 2007, i fondi che finanziavano la legge 440 del 1997 (quella per assegna alle scuole i fondi per attuare l’autonomia) sfioravano i 186 milioni di euro. Nel 2011 se ne prevedono poco più di 99, con un taglio del 46 per cento netto, e quest’anno siamo già a 130 milioni. Anche il rilancio delle attività di laboratorio sarà difficile se, come stabilito nell’estate del 2008, gli assistenti che affiancano gli insegnanti nelle lezioni con strumenti, provette e computer diminuiranno al ritmo di mille unità l’anno per tre anni.
Proprio oggi alla Camera, alcuni deputati del Pd hanno interrogato il ministro Gelmini sulle difficoltà finanziarie delle scuole italiane e sul credito di un miliardo di euro vantato dallo Stato. Ma il sottosegretario all’Istruzione, Giuseppe Pizza, sciorinando le cifre dei finanziamenti alle scuole del 2008 e del 2009 rimanda le accuse al mittente. “Le parole del Governo servono solo a coprire l’intenzione evidente di non restituire alle scuole quanto dovuto e dimostrano malafede nel tentativo di attribuire al governo Prodi la difficilissima condizione finanziaria degli istituti che, dati alla mano, è invece da attribuirsi al governo Berlusconi”, dichiara Manuela Ghizzoni, capogruppo in commissione Cultura alla Camera per il Pd, che sul proprio sito e nelle piazze italiane lancia la campagna “Scuola tagliata, operazione Verità”.
La Repubblica 12.02.10
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