Al di là della propaganda governativa di queste ore, valgono i fatti e presto studenti, insegnanti e famiglie si accorgeranno del male inflitto al sistema scolastico dal Governo Berlusconi. A guidare il riordino delle superiori non è uno spirito riformatore, ma una concezione elitaria dell’istruzione e un drastico ridimensionamento della spesa per l’istruzione pubblica (circa 8 miliardi di euro in tre anni), attuato senza discussione in Parlamento e senza alcuna logica educativa. Si tratta della stessa scure che ha già eliminato nell’anno scolastico 2009-2010, nella sola scuola secondaria superiore, 11.347 docenti, con l’aumento oltre misura del numero di studenti per classe. Ora, con la riduzione del tempo scuola, saranno eliminati altri 20.339 insegnanti nei prossimi due anni, un licenziamento di massa di cui faranno le spese soprattutto i precari. Il ministro afferma che con il riordino dei licei avranno più ore materie come le lingue straniere, la matematica e le scienze. In realtà si tratta delle materie che il ministro Gelmini ha azzoppato senza pietà. Per fare solo qualche esempio, nel liceo linguistico la seconda lingua straniera avrà il 33% in meno delle ore, nei licei scientifici viene eliminata la sperimentazione dello studio della seconda lingua. La matematica non sta meglio delle lingue: si accorpa con la Fisica e diventa un’unica disciplina nei licei delle scienze umane e linguistici, con un’ulteriore riduzione oraria. Altra perla “gelminiana” è l’assenza, in tutti i licei, dell’insegnamento almeno quadriennale di Scienze, una delle caratteristiche della moderna scuola del XXI secolo. Il riordino degli istituti tecnici è una brutta copia della riforma approntata dal governo di centrosinistra, con l’aggravante che non ci sono risorse per i laboratori, tagliati anch’essi del 30% insieme ad un gran numero di insegnanti tecnico pratici. Il Pd ha avanzato le proprie proposte nelle Commissioni competenti di Camera e Senato, ma a parte la “riduzione del danno” di far partire il riordino solo dalle nuove iscrizioni, su tutti gli altri punti c’è stata un’insensata sordità. L’accetta di Tremonti alla fine ha colpito l’istruzione di ogni ordine e grado e a conti fatti, dal prossimo anno scolastico, ad ogni bambino o bambina che varca per la prima volta la porta di una scuola primaria, al termine dell’obbligo, saranno sottratte 63 settimane di istruzione, quasi due anni in meno di scuola. Il Partito Democratico promuoverà nelle prossime settimane una giornata nazionale di mobilitazione per la scuola pubblica, il più grande investimento nel capitale umano del Paese, chiamando a raccolta tutte le migliori energie della nostra società, che hanno a cuore il futuro dei nostri ragazzi e ragazze.
*responsabile nazionale scuola PD
L’Unità 10.02.10