Fecondazione libera. O quasi. Come accade nel resto del mondo. Per poter essere genitori. Per poter essere famiglia. Per amare e crescere un figlio. In Italia sta per partire un nuovo assalto alla legge 40 sulla “Procreazione medicalmente assistita”, già smantellata, depotenziata e di fatto riscritta negli ultimi mesi a colpi di sentenze.
Grazie alla tenacia, a volte alla disperazione, di decine di coppie, medici, avvocati e associazioni, i cui sforzi hanno portato alla recente e clamorosa sentenza della Corte Costituzionale, che ha cancellato alcuni dei divieti più severi della legge 40, dall´obbligo di impianto degli embrioni al loro congelamento, alla diagnosi genetica. Adesso quello stesso agguerritissimo pool si prepara a dimostrare l´incostituzionalità dell´articolo sulla fecondazione eterologa, il numero 4 della legge 40, il più difficile, il più controverso, quello che va a toccare il “nodo”, anzi il tabù del “terzo elemento”, che si inserisce nel meccanismo procreativo di una coppia. L´articolo quattro sancisce in Italia il divieto assoluto, punito con multe da trecento a seicentomila euro, di diventare genitori con l´ausilio del seme di un donatore o dell´ovocita di una donatrice. Ma se anche in questo caso, così come è avvenuto nell´aprile scorso, i giudici ritenessero incostituzionale la norma, la legge sulla procreazione medicalmente assistita sarebbe, di fatto, cancellata. Mettendo fine (forse) al turismo della provetta, alle migrazioni della fertilità, ai viaggi della speranza per avere un figlio. Per far tornare l´Italia nell´Europa della scienza e delle cure. Perché in cinque anni i divieti della legge 40 hanno obbligato quasi 50mila coppie ad emigrare in cerca di un figlio, con un business che ha portato milioni di euro nelle cliniche di tutta Europa.
L´annuncio è stato alcuni giorni fa. Riuniti in una sorta di conclave scientifico organizzato ad Acireale dal professor Nino Gugliemino, direttore del centro Hera, uno dei più famosi centri italiani di fecondazione assistita, e tra i più specializzati nella diagnosi pre-impianto, medici, avvocati e giuristi hanno messo a punto e svelato la loro “campagna di primavera”. Dove verrà ripetuta quella sorta di class action promossa da un gruppo di pazienti, tutti affetti da serie patologie, che si sono visti negare l´accesso alla fecondazione eterologa. «Ogni giorno vedo coppie costrette ad andare all´estero. Donne in menopausa precoce, uomini che hanno combattuto e vinto il cancro, ma che le cure hanno reso sterili. Coppie discriminate perché chi ha i soldi può andare all´estero e tentare, diventare genitore con l´ausilio di seme od ovocita altrui. Chi non può affrontare le spese deve rinunciare. Al centro Hera di Catania vediamo 800 coppie l´anno, quando queste tecniche erano legali facevamo centinaia di fecondazioni eterologhe, soprattutto maschili. Quei bambini li ho visti crescere, sono amatissimi. Non si può continuare a pensare che essere genitori sia legato solo alla genetica, è un´assunzione di responsabilità, di amore».
È soltanto in Italia, infatti, che vige il divieto totale di fecondazione eterologa. In una situazione dove, nonostante la legge 40 sia ancora in vigore, dopo la sentenza della Corte Costituzionale in tutti i centri si è tornati ad eseguire le tecniche consentite fino al 2004, e poi vietate dalla nuova normativa. Tranne, naturalmente, la fecondazione eterologa. Ma alla fine di marzo l´avvocato Maria Paola Costantini , già autrice dei ricorsi che hanno portato alla clamorosa sentenza dell´aprile 2009, presenterà in 10 tribunali con l´ausilio di un pool di legali e l´appoggio di associazioni come Sos infertilità, i ricorsi di un gruppo di coppie affette da diverse patologie, che chiedono di poter effettuare questi tipo di fecondazione, unica speranza per alcune forme di sterilità, di malattie genetiche ed ereditarie.
«Sappiamo che non sarà una battaglia facile. Il tema della fecondazione eterologa fa paura a molti, evoca lo spettro di mamme nonne, o di altri eccessi. Invece no. Le cinque coppie per le quali presenteremo ricorso hanno malattie serie, documentate. E cercheremo di sostenere il nostro iter giuridico con convegni, dibattiti, per ampliare la cultura diffusa su questo tema». Sulla salute, anche psicologica, dei bambini nati con queste tecniche, ad esempio. «Per quanto riguarda l´incostituzionalità – spiega Maria Paola Costantini – le norme sulla fecondazione eterologa sono in contraddizione con l´articolo 3 della Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza. Tra coppie infertili che possono produrre gameti e sono ammesse alle cure. E quelle con una infertilità più grave, ma che paradossalmente sono escluse dalle terapie, proprio perché non hanno gameti… La legge viola poi anche il principio di “ragionevolezza” perché impone un divieto assoluto, invece di regolamentare il fenomeno». Ma ci sono altre difformità: come la negazione del diritto costituzionale di formarsi una famiglia. «Se poi pensiamo che la legge 40 – conclude Costantini – disciplina le eventuali conseguenze di una fecondazione eterologa, vietando il disconoscimento di paternità, è evidente che il legislatore ha messo in conto il turismo procreativo, ossia un intervento fatto all´estero. Un vero paradosso. E qui si profila un´altra discriminazione, di tipo economico».
La Repubblica 06.02.10
Pubblicato il 6 Febbraio 2010