La dichiarazione di voto contrario della capogruppo PD. Per rallentare i tempi dichiarazioni di voto identiche dai senatori democratici. E spunta il condono per i politici. La maggioranza ha approvato al Senato la legge sul processo breve.
Giocano con le parole ma vuol dire che criminali e disonesti avranno la possibilità, se non la certezza, di farla franca perché la legge non velocizza i tempi dei processi, ma fissa solo i limiti entro i quali essi devono concludersi o andare in prescrizione.
Ma il processo breve non cancellerà solo i dibattimenti ma anche i risarcimenti per almeno 500 milioni di euro che sindaci, parlamentari, ministri e sottosegretari hanno rubato allo Stato truffando e sprecando. Soldi che devono essere restituiti in base alle sentenze della Corte dei Conti. Il ddl 1880 Gasparri-Quagliariello, più noto come «processo breve», nella sua versione corretta e allargata anche ai procedimenti contabili e societari cancella in un colpo solo. Quando ieri pomeriggio l’aula di palazzo Madama ha messo ai voti la norma transitoria che cancella i processi in corso, il senatore democratico Felice Casson lo ha denunciato: “Siamo arrivati al vero motivo di questa legge, la norma che non serve solo per cancellare ui processi di Berlusconi ma serve anche anche ad un vostro sindaco, ad un vostro ministro e ad altri che non dovranno più risarcire lo Stato di circa 500 milioni di euro”.
Come riporta l’Unità “il PD ieri ha fatto l’unica cosa che ormai poteva fare: ripetere fino all’ossessione «lo scempio» e il «cinico progetto di disarticolazione della giustizia». Sotto la regia di Silvia Della Monica (capogruppo in Commissione Giustizia), di Giovanni Legnini e di una infaticabile Maria Incostante, i senatori hanno ricordato ad ogni dichiarazione di voto «lo scempio della giustizia» e «la rinuncia dello Stato a combattere la corruzione» accusando «una maggioranza ridotta a meri esecutrice di ordini».Prima Carofiglio, poi Adamo, Maritati, Fassone, Franco… Al quarto intervento maggioranza e Lega hanno capito e hanno cominciato a fischiare, a lamentarsi”.
Oggi la votazione finale con cui la maggioranza è tornata a occuparsi solo dei problemi del premier.
Pubblichiamo la dichiarazione di voto di Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.
Con questo, la maggioranza approva il 19° provvedimento dell’era berlusconiana destinato a incidere su di un procedimento penale a carico del premier. Questo significa più cose:
– che per 19 volte avete usato il Parlamento, occupandone tempo e risorse pubbliche destinate a leggi generali nell’interesse del Paese, per fini particolari;
– che, nonostante i vostri sforzi, e gli sforzi degli avvocati del premier, non siete stati capaci di trovare soluzione;
– che la vostra priorità è stata, di governo in governo, innanzitutto l’interesse privato;
– che non avete avuto timore, a questo fine, di devastare l’ordinamento creando pubblico danno;
– che non avete mai avuto senso di vergogna.
Ora veniamo al merito: non siete stati capaci di dimostrare che questo provvedimento non avrà effetti negativi, decretando la fine di migliaia di procedimenti penali e quindi denegata giustizia per migliaia di cittadini italiani. Quando avete, nel precedente Governo Berlusconi, con la cosiddetta legge Cirielli praticamente dimezzato i tempi di prescrizione della pena, al punto che lo stesso proponente Cirielli di An si dimise dall’incarico di relatore perché non tollerava che quella legge portasse il suo nome, le prescrizioni (ce lo ha ricordato il sen. D’Ambrosio) schizzarono da 200.000 a 850.000.
Ora queste cifre, già impressionanti, sono destinate ad aumentare. Ma non basta. Nessun imputato avrà più interesse a chiedere i riti alternativi, ogni difensore cercherà in tutti i modi di allungare i tempi del processo, si affievolirà l’effetto di prevenzione generale data dal fatto che chi commette reato sa di andare incontro a una pena. Il risultato sarà, oltre alle inevitabili prescrizioni, un ulteriore intasamento della giustizia penale.
La maggioranza e il governo affermano che lo fanno per assicurare la ragionevole durata del processo, oggi intollerabile. È fuori da ogni logica. È come fissare su un orario ferroviario in 1 ora il tempo di percorrenza di una tratta, ben sapendo che la vecchia locomotiva che percorrerà il binario non potrà mai arrivare a destinazione che in 3 ore.
Siamo allora venuti incontro all’esigenza di celerità presentando emendamenti di merito per l’accelerazione del processo penale. La maggioranza li ha bocciati tutti. L’idea che sorregge il centrodestra è allora, pare, ‘tanto peggio, tanto meglio’. A noi, invece, la celerità del processo pare questione centrale e per questo abbiamo chiesto di discutere e approvare i nostri emendamenti, ma senza esito. Appunto: da una giustizia lenta ad una denegata giustizia.
Non avendo argomenti convincenti, la maggioranza è allora passata ad altro. Siamo stati accusati di essere ipocriti e insinceri perché in precedenti legislature avevamo presentato proposte analoghe. In precedenti legislature, appunto. Non in questa. A dimostrazione che solo i cretini non cambiano idea. Siamo stati accusati di essere ipocriti e insinceri anche se persino il senatore Quagliariello in pubblico dibattito ha ammesso che la nostra proposta era ben diversa perché non solo non conduceva alla morte dei processi ma addirittura ne allungava troppo i tempi. Gli atti della Commissione Pisapia sono lì a testimoniare quanto dico.
Ma la destra non si è fermata al processo penale. Come molti colleghi in quest’Aula hanno spiegato, il centrodestra ha rivolto la sua puntuta attenzione anche al processo contabile. A fronte di continui richiami, in particolare da parte della Lega, al principio di responsabilità di funzionari e amministratori pubblici hanno giubilato così centinaia di processi contabili con il risultato di danneggiare irrimediabilmente le casse dello Stato e introdurre principi di irresponsabilità per chi dissipa risorse pubbliche.
Noi siamo gli stessi che insorsero contro il cosiddetto. provvedimento salvaladri dei primi anni ’90. E i colleghi della Lega e di AN, chi sono? Quanti silenzi. Quanta smemoratezza c’è tra loro.
Ma c’è un profilo, politico, che non può sfuggire in questa discussione, se non si vuole essere omissivi. Tutto questo avviene nel momento in cui – così almeno pare – tornano fragilmente a mostrarsi le condizioni per una riforma costituzionale condivisa a larga maggioranza. Potremmo trarne due osservazioni:
– da una parte dicono di essere interessati al processo riformatore, dall’altra mostrano atteggiamenti disarmanti, continuando ad avvelenare i pozzi; eppure su di loro (governo e maggioranza) grava la responsabilità del clima politico;
– da una parte si mostrano interessati al processo riformatore, dall’altra tentano di spacciare questa come riforma della giustizia.
Ora vedete noi crediamo che sia necessario riformare le nostre istituzioni, per rendere il sistema democratico più forte e affidabile contro i rischi del populismo e del travolgimento dell’equilibrio tra i poteri, per l’affermazione della centralità costituzionale del Parlamento e il ripristino del principio di rappresentanza. Per quest’opera qui ci troveranno.
Non per altro. Non per fare quello che stanno facendo oggi.
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