Noi non accetteremo mai il ritorno del nucleare sul nostro territorio, in ogni caso il governo deve lasciar decidere ai cittadini: lo sfido a dire prima delle elezioni, se davvero intende proseguire su questa strada, dove e come pensa di collocare le centrali».
C’è anche l’Emilia-Romagna tra le 11 Regioni da cui è partito il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto che vorrebbe catapultare l’Italia indietro di vent’anni (il referendum abolì il nucleare nell’87).Unricorso fortemente voluto dal suo presidente Vasco Errani (che guida anche la Conferenza Stato-Regioni in cui siedono tutti i governatori), ancora prima di sapere che il sito della ex centrale di Caorso (in provincia di Piacenza) è con ogni probabilità nella mappa stesa dal ministero dello Sviluppo di concordia con l’Eni.
Presidente, perché avete fatto ricorso?
«Undici Regioni considerano il decreto 99/2009 incostituzionale, visto che prescinde del tutto dallo spirito del titolo V della Costituzione (che regola le competenze di Stato e Regioni, ndr). La posizione dell’Emilia-Romagna poi è molto chiara: la scelta del nucleare di terza generazione
è un errore. Anche dal punto di vista economico: perché produrre energia così avrebbe costi esorbitanti, tra smaltimento delle scorie e realizzazione degli impianti. Quindi la nostra critica al governo è di metodo, ma anche di merito». Molte Regioni accusano,il governo tace sulle sue intenzioni per paura delle ricadute elettorali. Condivide?
«Dico che se l’esecutivo intende andare avanti in questa direzione, allora deve avere il coraggio di dire ora nelle sedi di confronto istituzionale e poi in pubblico dove e come vorrebbe realizzare le centrali nucleari. Attendere il dopo elezioni sarebbe troppo comodo, e strumentale. Quindi il governo assuma un’iniziativa, adesso. Se non lo fa, come i fatti dimostrano, è chiaro che c’è dietro un intento propagandistico: e questo va portato all’attenzione di tutti gli italiani, devono saperlo».
Qual è la situazione oggi, a Caorso? «Da alcuni anni abbiamo avviato la procedura di decommissioning (il materiale radioattivo viene inviato in Francia quindi le scorie tornano in Italia, ndr). Un processo lungo – terminerà nel 2017 – svolto finora solo per un terzo, che la Regione e gli enti locali hanno richiesto da tempo, già all’indomani del referendum. Per noi e per le istituzioni locali – che peraltro hanno governi diversi – il “no” al nucleare è una scelta irrinunciabile. Non solo non accetteremo mai un ritorno della centrale, ma non accettiamo l’interruzione di una procedura che costa ben 1,5 miliardi di euro».
Perché non si può tornare indietro?
«Il nucleare di terza generazione su cui punta il governo è vecchio, economicamente insostenibile, pericoloso. Come Regione al contrario il nostro impegno è investire sulle energie rinnovabili, come il fotovoltaico. E in ogni caso, il governo potrebbe fare una scelta diversa,
come quella di partecipare ai progetti di ricerca internazionali sul nucleare di quarta generazione (più pulito, più sicuro e produttivo)».
Che impressione le fa sapere che il ministro Fitto ha fatto pressioni per avviare l’iter parlamentare del decreto, anche se ancora manca il parere delle Regioni?
«Questo esecutivo continua in modo testardo, e sbagliando, a prendere iniziative unilaterali che portano solo a conflitti e confusione».
Crede che gli elettori di centrodestra farebbero scelte diverse, alle prossime regionali, se sapessero che il governo costruirà loro una centrale sotto casa?
«A me non interessano le ricadute elettorali. Il dibattito in corso è così importante che richiede innanzitutto chiarezza e trasparenza. Se il governo è convinto delle sue ragioni dica dove, e come, vuole portare avanti la scelta del nucleare. Questo sarebbe un atteggiamento serio, corretto, coerente. Poi saranno i cittadini a decidere».
L’Unità 17.01.10
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Bersani attacca: “Sul nucleare non daremo nessuna tregua”, di Mariagrazia Gerina
Il Pd si mette di traverso al tentativodel governo di impacchettare le centrali nucleari consegnarlealle Regioni dopo il voto. Bersani: «Si abbia il coraggio di indicare i siti, e farlo sapere agli elettori. Noi, daremo battaglia» Sul nucleare il governo, come ha raccontato l’Unità, sembra avere molta fretta.Ma intanto sta facendo di tutto per tenere fuori il tema dalla campagna elettorale. «È chiaro che hanno messo il carro davanti ai buoi», invita a smascherare il gioco Pier Luigi Bersani: «Ma non possono dire alle Regioni arrivederci e grazie, decido io dove mettere le centrali nucleari». Su questo – avverte il segretario del Pd – il Partito democratico darà battaglia: «Durante la campagna elettorale chiederemo alla destra di pronunciarsi con nettezza su tutto lo scenario energetico e tecnologico. E ovviamente anche su dove intendono localizzare le centrali nucleari». Perché: «Non possono mica stare zitti e intanto cucinarti in casa una localizzazione senza dirti nulla. È troppo comodo limitarsi a indicare i criteri. Quelli li sa anche un bambino». Altro che rinvio dell’argomento a dopo le elezioni. «La battaglia ambientale è tutt’uno con quella per l’innovazione tecnologica e la crescita economica: energia e green economy saranno nostri cavalli di battaglia nella campagna elettorale », scandisce Bersani. Che sul ritorno del nucleare ha un messaggio
molto chiaro per il governo: «Non è stagione di fare piani nucleari per uno stato che dal nucleare è uscito e non ha ancora risolto dove mettere le scorie: se non siamo capaci di localizzare un deposito dove mettere gli esiti del vecchio come facciamo a fare un nuovo piano nucleare?». È un discorso di strategia di sviluppo, oltre che di buon senso.
Quella del Pd recita: «Dobbiamo concentrare tutti gli sforzi pubblici e privati, senza distrarci in avventure, su efficienza energetica, fonti rinnovabili, risparmio energetico, miglioramento delle tecnologie per le fonti tradizionali come il carbone pulito…». Green economy, sostegno
all’innovazione, incentivi per le rinnovabili: «Su questi temi con il governo Prodi – rivendica Bersani – abbiamo avviato molte cose importanti che poi hanno avuto rispondenza nelle nostre migliori esperienze di governo regionale. E su questi temi dobbiamo chiamare la destra a confrontarsi con noi». Quanto al nucleare: «Il governo rilancia un piano sbagliato per ragioni
economiche e tecnologiche oltre che velleitario, noi avanziamo un’altra idea: la nostra industria di misurarsi con il decommissioning delle centrali e poi dobbiamo capire dove localizzare un deposito di superficie per i rifiuti prodotti dal vecchio nucleare che a breve dovranno tornare in Italia, infine dobbiamo inserirci nella ricerca sulla nuova frontiera tecnologica per risolver i i problemi delle scorie oltre che della dimensione delle centrali
e della sicurezza».
L’Unità 17.01.10