“Ci incontriamo oggi a breve distanza di tempo dalla brutale aggressione al Presidente del Consiglio, al quale rinnovo i sensi della mia solidarietà personale e istituzionale e fervidi auguri di pronto ristabilimento”. Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha aperto il suo discorso nel tradizionale incontro di fine anno con le Alte Magistrature della Repubblica.
“Vorrei richiamare l’attenzione – ha poi detto il Capo dello Stato – sulla capacità di fronteggiare la crisi che hanno dimostrato le imprese e le famiglie, e sulle prove di consapevolezza che sono venute dal mondo del lavoro: e l’attenzione va data a questi fattori, perché è dalla loro combinazione con l’azione pubblica che sono venuti i risultati e i segni più positivi via via registratisi, e può venire una risposta adeguata alle preoccupazioni che si profilano per la produzione e per l’occupazione nei prossimi mesi”. “Occupazione per i giovani, sviluppo del Mezzogiorno come condizione per il rilancio dello sviluppo nazionale nel suo complesso: sono questi – per il Capo dello Stato – alcuni dei temi obbligati di un confronto e di un’azione che si proiettino oltre la crisi che abbiamo attraversato e con cui continuiamo a fare i conti”.
Il Presidente ha quindi osservato che le problematiche del Paese “richiederebbero il massimo di condivisione e di continuità nel tempo, anche al di là dell’alternarsi delle maggioranze politiche, perché sono in giuoco impegni e interessi nazionali di lungo periodo. Purtroppo, ancora non si vede in tal senso un clima propizio nella nostra vita pubblica, una consapevolezza comune a maggioranza e opposizione in Parlamento: che dovrebbe abbracciare egualmente l’aspetto del funzionamento e della riforma delle istituzioni”.
Il Capo dello Stato ha affrontato questa parte della riflessione partendo dal “rapporto tra governo e Parlamento, come rapporto funzionale e come cardine dell’equilibrio costituzionale: esso presenta non da qualche anno ma da più legislature seri elementi di criticità, e si discute se e come lo si possa ridefinire in sede di riforma della Costituzione. E’ tuttavia un fatto innegabile che nel 2008-2009 il governo ha esercitato intensamente i suoi poteri, non ha trovato alcun impedimento, a nessun livello, a decidere e attuare tutti i provvedimenti che ha giudicato opportuni per reagire alla crisi finanziaria ed economica. E’ stato invece compresso – per le modalità adottate nel corso del tempo da parte di governi rappresentativi di diversi e opposti schieramenti – l’esercizio del ruolo del Parlamento”.
“Tuttavia, non si esce da questa situazione solo con l’invito a comportamenti più corretti da parte del governo o più virtuosi da parte del Parlamento e dell’opposizione. Se ne esce – ha affermato il Presidente – con misure di riforma, che soddisfino esigenze di tempestività delle decisioni senza sacrificare ruolo del Parlamento e qualità della legislazione”.
Sul “funzionamento della giustizia” il Capo dello Stato ha rilevato che “si debbono affrontare i problemi nella loro oggettività: problemi che incidono sulla durata e su tutti gli aspetti del giusto processo, definiti dall’articolo 111 della Costituzione. E occorre da questo punto di vista intervenire su norme, procedure, strutture organizzative, disponibilità di risorse, ma anche su equilibri istituzionali come quelli riassumibili nel rapporto tra politica e giustizia”. E ha aggiunto: “Per stabilire un più corretto rapporto tra politica e giustizia occorrono, insieme con comportamenti più misurati e costruttivi, modifiche sia di leggi ordinarie sia di clausole costituzionali”. Rimangono “naturalmente decisive le valutazioni e le scelte che il Parlamento è chiamato a definire”.
Il Presidente Napolitano ha quindi ripreso quanto affermato già nel giugno 2006 dopo l’esito negativo del referendum sulla riforma della Seconda Parte della Carta Costituzionale: “Ho ritenuto del tutto sostenibili proposte volte a rivedere norme costituzionali ‘che si giudichino non più corrispondenti a esigenze di moderna ed efficace articolazione dei poteri nel sistema delle istituzioni repubblicane’. In più occasioni, mi è sembrato saggio suggerire tuttavia un approccio realistico, concentrato su alcune, essenziali e ben mirate proposte di riforma. E se insisto su ciò, è perché mi preme che su questo terreno si giunga finalmente a dei risultati nell’attuale legislatura, il che è un ulteriore motivo per cercare la massima condivisione in Parlamento”. “Ritengo però che ogni visione costituzionale, secondo i pur diversi modelli dell’Occidente democratico, debba sancire il rispetto dei limiti da parte di ciascun potere nei confronti dell’altro, equilibri tra i poteri, ‘pesi e contrappesi’ come si usa dire, e garanzie costituzionali, in concreto quel controllo di legittimità costituzionale delle leggi affidato in Italia come dovunque a un’istituzione indipendente, al cui giudizio è rimessa, la si condivida oppure no, la valutazione conclusiva. E’ qui un tratto essenziale della moderna democrazia costituzionale, e un presupposto di quella leale cooperazione tra le istituzioni cui ho sempre fatto e continuo a fare appello, rivolgendomi a tutte e a ciascuna senza eccezione”.
“L’Italia non è, come talvolta si scrive, un paese ‘diviso su tutto’: stiamo attenti – ha rilevato il Presidente – a non lacerare quel fondo di tessuto unitario che si mostra vitale e che è condizione essenziale per affrontare le sfide e i rischi del nostro tempo, per affrontare le debolezze e le malattie più gravi della nostra società. Di qui il mio richiamo di alcune settimane fa, perché si fermasse ‘la spirale di una crescente drammatizzazione delle polemiche e delle tensioni tra le parti politiche e tra le istituzioni’. Un richiamo dettato anche dal dovere di prevenire ogni degenerazione verso un clima di violenza. Dovere cui nessuno può sottrarsi specialmente dopo quel che è accaduto a Milano il 13 dicembre”.
Per il Capo dello Stato occorre guardare “con ragionevolezza allo svolgimento di questa legislatura che è ancora nella fase iniziale. Non si paventino complotti che la Costituzione e le sue regole rendono impraticabili contro un governo che goda della fiducia della maggioranza in Parlamento. Ancoriamo il giuoco politico democratico alla stabilità delle istituzioni; facciamo affidamento sulle garanzie che esse offrono. Raccogliamo un sentimento diffuso tra gli italiani rivolgendoci più serenamente ai problemi del paese e del mondo d’oggi, alle soluzioni concrete e alle riforme di cui l’Italia ha bisogno. Prepariamoci a rappresentare – tracciando il bilancio di 150 anni di Unità – l’immagine di una nazione più consapevole di sé, delle sue risorse e della sua missione. E’ questa – ha concluso il Presidente Napolitano – la responsabilità che noi condividiamo operando nelle istituzioni della Repubblica”.
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