La spesa pro-capite italiana per la sanità è pari a 2.686 dollari, al di sotto della media dei 30 Paesi Ocse, di 2.984 dollari. Lo segnala il rapporto 2009 sulla salute dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, pubblicato oggi. In generale, si rileva nel rapporto, nel decennio 1997-2007 la spesa pro-capite per la salute è aumentata nei Paesi Ocse al ritmo del 4,1% l’anno. In Italia, come in altri Paesi industrializzati, la spesa è cresciuta a un ritmo decisamente inferiore (2,4%). In testa alla classifica della spesa sanitaria ci sono gli Stati Uniti, che con 7.290 dollari, unico Paese nel quale la spesa privata supera quella pubblica. Con 4.763 dollari, la Norvegia è seconda nella classifica della spesa sanitaria pro-capite e la Svizzera è terza con 4.417 dollari e un’alta proporzione del privato. I livelli di spesa più alti (fra 3.000 e 4.000 dollari), rileva l’Ocse, si concentrano nei paesi dell’Europa settentrionale e occidentale.
Nei Paesi Ocse si vive in media oltre 80 anni, pari a un guadagno di oltre 10 anni rispetto agli anni ’60, e le donne continuano ad essere le piu’ longeve, ma il vantaggio rispetto agli uomini si sta riducendo soprattutto a causa del fumo. L’Italia risulta essere tra i Paesi più longevi, con un’aspettativa di vita di 81,4 anni, pari a quella dell’ Australia e preceduta solo da Svizzera (81,9) e Giappone (82,6). Valori decisamente molto alti rispetto alla media Ocse, che è di 79,1. Al di sotto si trovano 8 Paesi su 30: Danimarca (78,4), Stati Uniti (78,1), Repubblica Ceca (77,0), Polonia (75,4), Messico (75,0), Repubblica Slovacca (74,3), Ungheria (73,3) e Turchia (73,2). Ovunque nei paesi Ocse le donne vivono più a lungo, in media 5,6 anni più degli uomini. In Italia, per esempio, hanno un’aspettativa di vita di 84,2 anni, contro i 78,5 anni degli uomini. La media Ocse è di 81,9 per le donne e 76,3 per gli uomini. Se negli anni ’60 e ’70 l’aspettativa di vita delle donne è aumentata a ritmo incalzante, negli ultimi 25 anni la corsa ha cominciato a rallentare. Una delle cause principali è stata la diffusione di comportamenti a rischio nelle donne, come il fumo, insieme alla contemporanea riduzione delle morti per malattie cardiovascolari negli uomini.
DA NOI RECORD DI CESAREI
L’Italia come il Messico con un livello record di parti cesarei: quasi quattro bambini su dieci nascono in questa maniera. E’ quanto risulta dal rapporto Ocse 2009 sulla Sanità. I dati, relativi al 2007, indicano che in Italia ogni 100 nati vivi, 39,7 nascono con il taglio cesareo, contro la media dei Paesi Ocse pari al 25,7. Il Messico è in testa per una minima differenza sull’Italia a 39,9. Il ricorso al cesareo è decisamente meno frequente in Finlandia (16), Norvegia (15,9) e Olanda (14), in coda alla classifica. Tuttavia il rapporto rileva che negli ultimi 10 anni il ricorso al cesareo è aumentato in tutti i paesi Ocse, soprattutto a causa della riduzione dei rischi legati a questo intervento, l’accresciuta preoccupazione per eventuali accuse di negligenza, un maggior ricorso alla programmazione a vantaggio del medico e della donna. Nonostante i progressi, comunque, il cesareo è ancora un intervento rischioso, soprattutto per la comparsa di complicanze per la madre e il neonato. Tanto che ci si domanda se i costi non eccedano i benefici.
Ansa 08.12.09