Pier Luigi Bersani mezz’ora in diretta su Rai Tre. Ospite di Lucia Annunziata ha risposto a tutto campo sulle regionali, la finanziaria e l’aumento di alcune tasse nascosto negli emendamenti, l’identità del PD, il corteo del “No B Day” sul quale ha spiegato che il compito del PD è quello di “mettere in comunicazione le energie nuove viste ieri al No B day. Ma non sono pentito di non aver fatto partecipare ufficialmente il Pd alla manifestazione, sono convinto della nostra scelta” .
La Annunziata ha chiesto anche di commentare l’intervista del direttore de la Repubblica, secondo il quale è stato un errore del partito non aver partecipato all’iniziativa: “Quella di Ezio Mauro è un’opinione autorevole ma io rimango fermamente della mia idea Capiamoci bene: quella di ieri – ha chiesto Bersani a Lucia Annunziata invertendo per una volta i ruoli – era una manifestazione della rete? Sono diverse piattaforme e posizioni diverse che si uniscono in una parola d’ordine? Se è tutto questo, allora un partito cosa deve fare? Mettersi in coda o imbucarsi? Deve metterci il cappello e aderire a tutto quello che viene detto o mandare delegazione come in Cecoslovacchia negli anni 50? Chiediamoci questo, io dico di no. Un partito deve lasciare liberi i militanti i suoi dirigenti, secondo le proprie sensibilità. Ma come partito deve prendersi un’altra responsabilità”. E dopo la giornata di ieri la responsabilità del Pd è quella di cogliere questa energia e collegarla ad altri mondi e sensibilità, mondi e energie che possono mettere in campo un’ alternativa”.
Non sono mancati commenti sulla rete e sulla stampa sulla timidezza del PD, come se gli elettori fossero contro Berlusconi ma non il gruppo dirigente. E qui Bersani è stato duro. “Sento l’obiezione che la base ha un avversario diverso rispetto ai vertici del partito… no, questa obiezione non la faccio passare. Per quanta gente ci fosse ieri in piazza – ha aggiunto il segretario del Pd- di gente che vuole mandare a casa Berlusconi ce n’è di più. Anche gente che ha votato Berlusconi, perché se partiamo dal presupposto che tutti quelli che hanno votato Berlusconi sono fascisti o opportunisti, allora credo che non andiamo da nessuna parte. E noi abbiamo ripreso l’abitudine di farci le nostre manifestazioni, questo è un principio generale che riguarda i movimenti ma anche le iniziative sindacali. Parliamo di quelle manifestazioni nelle quali il Pd non ha concordato una piattaforma comune di protesta, vogliamo essere un partito – insiste
Bersani – che “rimane dentro” con la propria militanza ma che capisce di avere un compito di costruzione dell’alternativa e che non lo sovrappone a nessuna delle forze che hanno organizzato la forma di protesta di ieri. Nelle nostre posizioni non c’è l’accettazione di una sfida, noi abbiamo le nostre idee».
Il segretario del Pd ha poi risposto ad alcune domande sulla riforma della giustizia per ribadire il no alle riforme a “pezze e a colori” – riprendendo l’espressione napoletana usata dal capo dello Stato – e il sì a una modifica organica e razionale delle istituzioni, in cui può rientrare anche una revisione dell’ordinamento giudiziario. Serve a un paese bloccato da troppo tempo visto che, come ha ricordato il segretario PD, “già nel ’79 Nilde Iotti diceva che bisognava superare il bicameralismo e ridurre il numero dei parlamentari altrimenti il rischio è che arrivino ondate plebiscitarie o populiste, siamo ancora qui!”.
E una cosa deve essere chiara al centrodestra: non si può partire dalla legge sul processo breve, dai provvedimenti che mettono al riparo Silvio Berlusconi dalle sentenze. “Non ci faremo bloccare dalla questione giustizia a patto che non ci vengano presentate leggi ad personam. PDL e Lega, chiamano processo breve una proposta che cancella i processi e su questo tema noi saremo all’opposizione. È già la settima-ottava volta che la maggioranza ci prova a fare passare una legge che serve a una persona sola. Questa cosa non funziona, i cittadini non la capiscono. Faccio un pronostico: come è già avvenuto negli altri casi, queste leggi non porteranno da nessuna parte”.
Lo stesso per l’immunità parlamentare che il PDL vuole reintrodurre: “L’immunità’ è l’ultima cosa alla quale dobbiamo mettere mano. Cercherò di ascoltare tutti, di parlare con tutti ma non mi farò tirare per la giacca. Noi abbiamo una posizione chiara: mai, in nessun modo, avalleremo le leggi ad personam, comunque mascherate. Diciamo sì alle riforme che partano da un rafforzamento del parlamentarismo e arrivino al riequilibrio necessario del rapporto tra esecutivo, legislativo e magistratura. Lavoreremo su questo, con un particolare ben chiaro: questo terreno non può dimenticare della vita reale dei cittadini. Parlo di occupazione, famiglie e impresa”. La politica lontana dai cittadini per il leader PD si sintetizza con il titolo di una canzone di Vasco Rossi: “Parliamo di queste cose troppo alte, litigando, per i cittadini sono gli spari sopra, non i loro problemi”.
Sulla deposizione del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza al processo contro Marcello Dell’Utri che ha chiamato in causa anche Silvio Berlusconi solo una frase: “Ascolterò le parole dei giudici e non le cose dette da Spatuzza. L’accusa in sé è fortissima, ma gli elementi di prova non si sono visti. Vediamo cosa diranno i giudici”. Partendo dalla deposizione di Spatuzza il leader democratico ha detto: “Io sono un garantista e noto che c’è un lato che non emerge mai: Berlusconi si vanta di aver governato tanti anni come De Gasperi. È vero, infatti sono più di dieci anni, ma a differenza dello statista dc non sarebbe in grado di dire cosa ha fatto per l’Italia. Qual è il riassunto di questi dieci anni di governo? Meno fisco, più riforme? In questi anni siamo stati bloccati da problemi suoi, “. Certo che parlare di giustizia non risolverà la crisi italiana, ma se succede questo è perché “il ciclo politico di Silvio Berlusconi è al tramonto. Io non ci credo ai complotti e nella luce di un tramonto possono succedere tante cose. E chi ha responsabilità e si definisce uno statista deve vedere quale può essere l’orizzonte nuovo per un paese che è al tramonto. Uno statista non può dire le barzellette, non può dire barzellette. Ora il centro destra dovrebbe cominciare a interrogarsi sul proprio futuro”.
E nel futuro prossimo ci sono le regionali della primavera 2010. La Annunziata ha chiesto indicazioni sulle candidature e Bersani partendo dal presupposto che “il Pd deve avere un suo profilo, non siamo attaccati al carro di nessuno” ha parlato di Puglia e di Sicilia, dove si è votato lo scorso anno ma è in corso una crisi. “Allo stato attuale delle cose Nichi Vendola non raccoglie il sostegno di alcuni partiti che possono essere determinanti per vincere le elezioni regionali in Puglia, come IDV e UDC”. Qualora insistesse nel cercare la candidatura alla presidenza della Puglia, ha aggiunto, “dovremo trovare una soluzione insieme”. In Sicilia, invece, “Lombardo deve dire con chiarezza se è finita una fase politica, quella della sua alleanza con il centrodestra, e poi spiegare il programma, perché il Pd non è interessato né a governare in Sicilia a prescindere, né ad andare ad elezioni anticipate. Dobbiamo risolver ei problemi dei siciliani, come i rifiuti sulle strade. Palermo ne è sommersa, ma a differenza di Napoli nessuno ne parla”.
Come non si parla della Finanziaria in discussione anche nel week end a Montecitorio: “Si diceva che sarebbe finito il tentativo di assalto alla diligenza, ma qui siamo a un mega assalto su piccolo malloppo inquinato, perché stiamo parlando di soldi che provengono da un vergognoso condono, cioè dallo scudo fiscale. E quando si comincia con un condono vuol dire che si apre una stagione di condoni”. E al termine della stagione, secondo Bersani, ci sarà “un aumento delle tasse che comincia da oggi, con alcune norme in finanziaria, questa manovra, arrivata già a 9 miliardi, raddoppiando nei mesi è piena di trucchi”. In particolare la norma, stabilita dal patto per la salute, che prevede l’incremento dell’Irap e dell’addizione Irpef per le regioni in rosso nel settore della sanitario. In questo modo, spiega Bersani, “noi avremo dal lato della sanità un buco tale che dovrà essere coperto con incrementi fiscali non solo dalle regioni non virtuose ma anche da quelle virtuose”. Tutt’altra direzione da quella che vuole il PD: ridurre le tasse, fare le detrazioni Irpef dei salari e delle pensioni medio basse, a partire proprio dalla Finanziaria 2010.
30 minuti serrati, nei quali si è parlato anche dell’abbandono di Dorina Bianchi: “In un partito plurale ci sono sensibilità diverse e questo ci permetterà di allargare il campo. Mi dispiace per la decisione di Dorina Bianchi ma in questa sua posizione non c’è l’accettazione di una sfida: avere le proprie idee ma mettendosi in un collettivo. La sfida – ha aggiunto Bersani – è mettersi insieme, perche’ quando si e’ in Parlamento si devono fare scelte per il bene comune insieme ad altri”.
La trasmissione si è chiusa con le domande sul rapporto con i sindacati. No a cinghie di trasmissione: “Il Pd deve avere un suo punto di vista sul lavoro, una sua visione autonoma rispetto al sindacato ed una sua piattaforma”. Così ha citato le 1000 piazze per l’alternativa di venerdì 11 e sabato 12 dicembre, dove tra i tanti temi si presenteranno le nostre proposte su lavoro e giustizia. Quanto alla divaricazione in atto tra Cgil, Cisl e Uil, Bersani ha fatto notare come “risulta dai dati che in tutto il mondo dove il sindacato è debole la disuguaglianza tra i redditi aumenta. La ricucitura – si augura il segretario – può avvenire sui molti contratti in via di chiusura, rimontando anche la spaccatura nell’accordo con il governo”. Bersani ha poi rivolto un invito al leader della Cisl Raffaele Bonanni sui rinnovi contrattuali: “Mi auguro che come in un partito come il nostro si fanno le primarie per eleggere il segretario, si riesca a trovare un modo per far dire la propria ai lavoratori”.
Ma. Lau. da www.partitodemocratico.it
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