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“Il clima che vogliamo ecco il decalogo del cittadino ecologico” , di Federico Rampini

Lunedì prossimo prende il via il summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Ma la salute del pianeta dipende anche dai comportamenti individuali. Lo dimostra la California, all’avanguardia nella lotta per la riduzione dei consumi energetici.
La lotta al cambiamento climatico non dipende solo da quel che decideranno Barack Obama e Hu Jintao a Copenaghen. Non è meno importante quello che hanno già deciso Kim e Jon Waldrep a Sacramento. Qui, nella capitale della California dal clima spesso torrido anche in autunno, i coniugi Waldrep hanno appena finito di ridipingere le pareti esterne di casa. Usando una nuova vernice bianca che assorbe meno calore solare, hanno tagliato del 20% i consumi di elettricità per l’aria condizionata. La famiglia Waldrep fa parte del movimento californiano battezzato “cool roofs”, doppio senso che significa tetti freschi ma anche “di moda”. In un mondo dove la temperatura media tende a salire e dilagano i condizionatori d’aria anche in zone dove un tempo non esistevano, una piccola innovazione come questa può avere un impatto cruciale.

Lo ha misurato lo scienziato ambientale Art Rosenfeld, 83 anni, il guru indiscusso dei risparmi energetici in California. Se il mondo intero seguisse l’esempio californiano, “in 20 anni ridurremmo le emissioni di CO2 di 24 miliardi di tonnellate cubiche, l’equivalente di tutta l’anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera nel 2008”. Sarebbe come “spegnere” la Terra per un anno. È d’accordo con lui Noel Perry, che ha creato il pensatoio Next10 nella Silicon Valley, e misura i progressi in questo campo attraverso il rapporto annuo California Green Innovation Index. “Siamo il modello – dice Perry – per il resto del paese: per ogni dollaro di Pil prodotto in California, generiamo metà CO2 rispetto alla media degli Stati Uniti”.
Nella Antelope Valley, ai margini del deserto, la cittadina di Palmdale oltre al sole ha un’abbondanza di vento. Così la società privata che ha in appalto la gestione dei parcheggi comunali ha avuto l’idea di installare delle micro-turbine eoliche dentro i parking. L’impatto paesaggistico è nullo, sia perché le pale sono molto basse, sia perché i parcheggi non sono zone di qualità estetica. Basta il parcheggio di un solo ipermercato Wal-Mart per produrre 76.000 kilowatt di corrente elettrica all’anno, il consumo energetico del vicinato. Quest’iniziativa di una piccola impresa familiare californiana è una delle tante idee “dal basso”, che fanno massa critica e stanno cambiando il nostro impatto ambientale, senza aspettare quel che i leader del mondo decideranno a Copenaghen.

Lo conferma l’ultima inchiesta dell’autorevole rivista New Scientist: “L’attenzione che rivolgiamo ai vertici mondiali sul cambiamento climatico rischia di farci dimenticare questa semplice verità. Qualunque cosa decidano i governi sui tetti alle emissioni di CO2, alla fine i responsabili del disastro ambientale siamo noi, il cambiamento climatico comincia in casa”.

L’indagine-denuncia del New Scientist punta il dito sui “cinque eco-crimini che commettiamo ogni giorno”. A partire dal risveglio e dalla nostra abitudine più sacra, il caffè. Se si calcola l’energia consumata per coltivarlo, raccoglierlo, trasportarlo dai paesi tropicali, infine azionare la macchina del bar, sei tazzine di espresso al giorno – una dose non rara per l’italiano medio – in un anno generano 175 kg di CO2, cioè quanto un volo Roma-Londra. Un espresso in meno al giorno è già un micro-risparmio del 16%. Poi si passa alla toilette. Anche qui un modesto cambiamento di abitudini può fare una differenza enorme. Ogni kg di rotoloni fatti con carta igienica “riciclata al 100%”, riduce di 30 litri il consumo di acqua e di 3 kilowattora quello di elettricità.

Terzo eco-crimine: la moda usa-e-getta, i capricci dello stile che riempiono i nostri guardaroba di abiti indossati per una stagione. Negli ultimi 15 anni la produzione mondiale di tessile-abbigliamento è balzata da 40 a 60 milioni di tonnellate, ma un milione di tonnellate di vestiti semi-nuovi finiscono nella spazzatura ogni anno.

Quarto delitto ambientale, l’ossessione per la pulizia. In Inghilterra è stato calcolato che solo il 7,5% degli indumenti messi in lavatrice sono davvero sporchi. Una famiglia media che manda quattro o cinque lavatrici a settimana crea più di mezza tonnellata di CO2, una bella fetta dell’emissione media del cittadino europeo (10 milioni).

Al quinto posto arriva lo scandalo del cibo buttato via. Questo eco-crimine è moralmente ripugnante. Ma è anche il più diffuso. La famiglia americana media getta via il 30% degli alimenti che ha comprato al supermercato, 48 miliardi di dollari finiscono nella spazzatura ogni anno. Solo il latte fresco buttato via in Inghilterra, per essere prodotto ha creato altrettante emissioni CO2 di 10.000 automobili.

Questo riassunto dei nostri eco-crimini conferma che Copenaghen comincia in casa nostra ogni mattina. È questa consapevolezza che in California ispira un vasto movimento per cambiare le abitudini quotidiane. Vi contribuiscono piccole comunità locali e grandi organizzazioni ambientaliste, capitalisti illuminati e il mondo della scienza.

Vampire Power è l’organizzazione che insegna a combattere i vampiri dell’energia, i succhiatori di corrente nascosti nelle nostre case. Ogni anno in America si sprecano 10 miliardi di dollari per l’elettricità consumata da apparecchi inutilizzati: i computer che rimangono accesi anche a riposo, i videoregistratori, i caricatori di telefonini. Un’altra associazione, Green Inc., si concentra sulle abitudini di lavaggio dei vestiti. Educa i consumatori a selezionare il programma della lavatrice con acqua fredda (si risparmia corrente e i vestiti durano più a lungo). Promuove il cambiamento dei regolamenti condominiali e di quartiere per consentire il ritorno a un costume antico: asciugare i panni bagnati appendendoli fuori. Quando piove o fa freddo basta stendere la biancheria in casa: serve anche a umidificare l’abitazione, due piccioni con una fava.

Se i pionieri californiani riusciranno a cambiare i comportamenti collettivi di una nazione, l’effetto può essere sconvolgente. Lo ha calcolato questo studio della U. S. Energy Information Administration: “Se ogni famiglia americana rinuncia a usare l’asciugatrice elettrica si risparmiano 250.000 tonnellate di CO2. Questo equivale e a chiudere 15 centrali nucleari”. Potenza dei consumatori. Neppure Obama potrebbe decidere d’autorità la chiusura di 15 centrali.

Il modello californiano di un cambiamento dal basso deve molto alle teorie di Art Rosenfeld. Dopo un esordio giovanile come scienziato delle particelle fisiche al Lawrence Berkeley National Laboratory, dallo shock petrolifero degli anni ’70 iniziò la sua crociata per il risparmio energetico. Con una coerenza che negli anni ha dato i suoi frutti. “C’è una forma di energia – ama ripetere Rosenfeld – ancora più pulita del sole, ancora più rinnovabile del vento: è l’energia che non consumiamo”. Grazie alle sue battaglie la California ha adottato standard sempre più severi per la produzione di elettrodomestici, lampadine, caldaie, docce. Grazie a queste misure, dice James Sweeney della Stanford University, “la California ha potuto evitare la costruzione di 24 centrali termoelettriche”. Il Vangelo di Rosenfeld è essenziale, spesso suona come un ritorno all’antico, ma senza ideologismi. “Semplicemente – dice l’anziano scienziato – ricordatevi di spegnere le luci”.
La Repubblica 03.12.09