Nessun tentennamento contro le leggi ad personam», ribadisce Pierluigi Bersani ai “ragazzi” della sua segreteria, riuniti ieri per la prima volta al Nazareno. Ma l’analisi del segretario cerca di uscire dalla stretta tra il giustizialismo alla Di Pietro e le spallate del Cavaliere. Bersani parla di crisi e di economia, boccia senza appello una finanziaria «che è una scatola vuota», soprattutto se confrontata con i drammatici dati Istat sulla disoccupazione, e invita la squadra a darsi da fare per le manifestazioni «mille piazze» dell’11 e 12 dicembre, dove il Pd offrirà la sua ricetta: «Tenere insieme questione democratica e sociale». Ma non c’è solo la protesta. Il voto domani in Senato delle mozioni sulle riforme istituzionali (promosso dal Pd) potrebbe anche essere l’occasione per riaprire uno spiraglio di dialogo con la maggioranza a partire dalla “bozza Violante”, che ridisegna la seconda parte della Costituzione. Bersani ne ha discusso ieri con la capogruppo Finocchiaro, che a sua volta ha riunito Violante, Andrea Orlando e i vicecapigruppo per mettere a punto la strategia: «No alle leggi ad personam, se si apre subito un confronto sulle riforme si può fare una riflessione di sistema sui rapporti tra governo, parlamento e magistratura», sintetizza Orlando. Che boccia qualsiasi possibile lodo: «Non è che se lo fanno per legge costituzionale va bene. Il tema delle prerogative delle cariche istituzionali esiste, ma nell’ambito di un riassetto della Costituzione».
Il Pd (che ha fatto una mozione unitaria con l’Udc) spera di strappare oggi in Senato l’impegno della maggioranza a fare riforme solo «a larga maggioranza». Non è esclusa la sponda della Lega, che sul federalismo, con Calderoli, è riuscita dialogare con Pd e Idv, ma il Pdl, nella sua mozione, ha calcato la la mano, inserendo il presidenzialismo e la separazione delle carriere dei magistrati. Di Pietro, invece, ha presentato una sua mozione che dice no a ogni modifica sulla giustizia. E proprio questo tema continua ad agitare il Pd. Ieri in segreteria Bersani ha ribadito il sostegno a Enrico Letta, che aveva definito legittimo che Berlusconi si difenda nei processi e dai processi. Ma dal fronte Franceschini, anche moderati come Zanda, Soro e Fioroni contestano quell’affermazione: «Evitiamo ambiguità», avverte Soro. «Ci si difende nei processi», dice Fioroni. Anche la Finocchiaro pare non aver gradito la sortita di Letta. E lo stesso Bersani, raccontano, l’avrebbe evitata.
L’Unità 02.12.09