ROMA – Di mattina, il vento forte minaccia di strappare via la tenda piantata sul tetto. Di sera, ci pensa la pioggia torrenziale ad allagare la terrazza e a bagnare i sacchi a pelo. Ma i ricercatori dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ) non demordono e restano sul tetto del loro ente per protestare contro i «licenziamenti» dei 500 precari. «Ormai siamo qui da sette giorni e sette e nottie se necessario rimarremo fino a Natale – spiega Michela Mannozzi, ricercatrice e rappresentante del coordinamento precari dell’Usi Rdb Ricerca -. Non abbiamo alcuna intenzione di scendere fin quando non saranno regolarizzati tutti i precari dell’Istituto, proseguiremo la battaglia in cima al tetto fin quando non ci sarà una soluzione politica alla vicenda».
NUOVO GAZEBO IN LEGNO – Uno dei portavoce dei precari, il biologo marino Massimiliano Bottaro, ha raccontato che le condizioni sul tetto «ora sono difficili, tra diluvio e folate di vento, abbiamo appena dovuto montare un nuovo gazebo più robusto, ma non abbiamo assolutamente intenzione di muoverci da qui».
DISERTATO L’INCONTRO IN REGIONE – Il tavolo per le emergenze occupazionali convocato per lunedì 30 novembre dall’assessore al Lavoro della Regione Lazio, Alessandra Tibaldi, è stato disertato dalla struttura commissariale dell’Ispra, che invece martedì 1 dicembre incontrerà i sindacati nella sede di via Brancati, all’Eur. Ma intanto i lavoratori si appellano al ministro dell’Ambiente e al governo. «Chiediamo al ministro Stefania Prestigiacomo di salvaguardare la ricerca pubblica – afferma Emma Persia, coordinatrice dell’Usi-RdB dell’Ispra -. L’attuale processo di riorganizzazione dell’Ispra ha lo scopo di smantellare le attività di ricerca e protezione ambientale finora svolte con professionalità dai ricercatori che sono per lo più precari. Senza di loro, non riusciremo a svolgere tutti le nostre mansioni a tutela dei cittadini. E abbiamo paura che buona parte dei compiti sia affidato ad aziende private. La ricerca e i controlli ambientali sono una risorsa per tutti gli italiani».
I NUMERI – L’Ispra nasce circa due anni fa dall’unione di tre Enti pubblici di ricerca (Apat, Icram e Infs) con la finalità di razionalizzare le competenze tecnico scientifiche presenti. «Finora però – afferma ancora Emma Persia, – abbiamo avuto solo licenziamenti. Nel dicembre dello scorso anno sono andati via i primi 50. Lo scorso giugno, invece, non è stato rinnovato il contratto ad altri 200 ricercatori e altri 200 rischiano di fare la stessa fine a dicembre 2009. Si potrebbe arrivare ben presto a 500 licenziamenti, ovvero il 40 per cento del personale in meno. Persone mandate via solo perché hanno un contratto a termine: io, che ho il posto fisso, posso garantire che questi colleghi che rischiano svolgono il mio stesso lavoro con la stessa professionalità».
Il Corriere della sera, 1 dicembre 2009
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La protesta dei precari Ispra: «Se necessario sul tetto fino a Natale»
ROMA (30 novembre) – I lavoratori precari dell’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca Ambientale (Ispra) che hanno occupato lo scorso 24 novembre il tetto della sede di via Casalotti, annunciano di esser disposti ad andare avanti a oltranza con la loro iniziativa di protesta, nelle forme che saranno decise di volta in volta con il sindacato dei lavoratori della ricerca Usi-RdB. «Tutto dipenderà – si legge in un comunicato diffuso oggi – dalle risposte delle controparti, in particolare il ministero dell’Ambiente di Stefania Prestigiacomo e la struttura commissariale che gestisce l’Istituto, guidata dal prefetto Vincenzo Grimaldi».
Sul tetto dell’istituto fino a Natale. Tra le decisioni annunciate dai precari quella di restare sul tetto se necessario fino a Natale, nonostante l’arrivo dell’inverno e l’ondata di maltempo che oggi ha investito Roma. Uno dei portavoce, il biologo marino Massimiliano Bottaro, ha raccontato che le condizioni sul tetto «ora sono difficili, tra diluvio e folate di vento abbiamo dovuto montare un nuovo gazebo più robusto, ma non abbiamo assolutamente intenzione di muoverci da qui».
«Battaglia ad oltranza per salvare i 200 contratti a rischio». «La ricerca e i controlli ambientali sono una risorsa per tutti gli italiani, al di là delle bandiere politiche, e vanno difesi con una battaglia ad oltranza per salvare i 200 contratti a rischio, portando sotto i riflettori quelle che il presidente della Camera Gianfranco Fini ha definito “tematiche trasversali che interessano la destra come la sinistra”».
Da gennaio ad oggi 250 i ricercatori, amministrativi e tecnici Ispra licenziati. «All’Istituto vigilato dal Ministero dell’Ambiente – prosegue la nota – da gennaio fino ad oggi sono già andati a casa 250 tra ricercatori, tecnologi, amministrativi e tecnici: i lavoratori in lotta ci tengono a non ripetere la loro esperienza e chiedono che i colleghi già allontanati tornino in servizio al più presto. Intanto – conclude la nota – l’incontro convocato dall’ assessore al Lavoro della Regione Lazio al tavolo regionale per le emergenze occupazionali è stato disertato dalla struttura commissariale dell’Ispra, che invece domani incontrerà i sindacati nella sede di via Brancati all’Eur».
In diretta via webcam l’occupazione del tetto dell’Istituto. Tutte le novità sull’occupazione sono visibili sul sito nonsparateallaricerca.org, da cui si può accedere al blog dei precari e alla pagina con la diretta via webcam 24 ore 24 dell’occupazione del tetto dell’istituto di ricerca.
Il Messaggero, 1 dicembre 2009