Bersani incassa il sì alla «gestione plurale». Incontro «positivo» con Radicali, Verdi e Udc. Casini: «Alle regionali andremo da soli, alleanze con programmi chiari». Ma nel Lazio i centristi sono dati più vicini al Pdl. Dario Franceschini capogruppo alla Camera, uno dei vice alla componente Marino, alla guida dei dipartimenti personalità anche delle due minoranze. La pax democratica è stata siglata. Pier Luigi Bersani nega che con la scusa della «gestione plurale» del Pd punti a neutralizzare il rischio di una opposizione interna. Ma intanto un’ora di faccia a faccia col suo predecessore è bastata a fargli incassare il primo risultato a cui puntava. Oggi toccherà a Marino, e un colloquio già avuto con lui nei giorni scorsi ha preparato il terreno
per un via libera anche da parte sua. Con Franceschini, durante l’incontro al quartier generale del Pd, Bersaniha messo sul piatto la proposta di una «gestione plurale» e l’offerta del posto di capogruppo a Montecitorio. L’ex segretario ha voluto ulteriori dettagli: «Dipende dall’assetto
complessivo del partito». Bersani ha dato rassicurazioni sul fatto che anche a capo dei dipartimenti verranno messe «persone di esperienza», a prescindere da quale mozione abbiano sostenuto al congresso. E così, anche se nel colloquio i due non hanno fatto nomi, non sarebbe strano se agli Esteri venisse confermato Piero Fassino e al Lavoro Cesare Damiano, così come non è un caso se tra le ipotesi c’è quella di Felice Casson (elettore di
Marino) al dipartimento Giustizia.
Franceschini ha lasciato il Nazareno e a Montecitorio ha riunito alcuni dei parlamentari che l’hanno sostenuto al congresso. «Propongo di accettare», è stata la frase pronunciata
di fronte a Fassino, Sereni, Fioroni, Gentiloni, Verini, Realacci. I quali hanno però chiesto a Franceschini, che l’altra settimana li ha riuniti per proporre la nascita di “Area democratica”,
come sia possibile svolgere l’incarico di capogruppo, che ovviamente deve
lavorare in sintonia col segretario, e al tempo stesso continuare a mantenere i caratteri distintivi attorno a cui è nata la mozione. Franceschini ha spiegato che avere quel ruolo
può aiutare proprio a far vivere la posizione sostenuta al congresso e condizionare la linea del partito. Non a caso, lasciati i suoi e rimasto per un po’ nel Transatlantico, Franceschini ha incrociato Vasco Errani e gli ha confermato: «A Bersani gliel’ho detto, noi vogliamo voce». Poi, sorridendo e riprendendo i boatos che danno il governatore dell’Emilia Romagna vicesegretario in pectore e coordinatore della segreteria “ti ho già liberato la stanza, ho portato via gli
scatoloni”. «Dario, non prendermi per il culo». «Ma se quando ti vedono si mettono tutti sull’attenti», ha continuato Franceschini indicando Di Pietro che passando è scattato nel saluto
militare. «Sfottete, intanto sono stato l’unico a prendere un po’ di soldi a Tremonti». Siparietto che rende l’idea del clima assai diverso da quello di una settimana fa. Al di là di Errani, la fisionomia del nuovo Pd si fa più chiara. Anna Finocchiaro verrà confermata capogruppo al Senato, Rosy Bindi sarà presidente del Pd. Possibili due vice, delle minoranze. E all’Assemblea nazionale Bersani dovrebbe proporre anche Miro Fiammenghi (consigliere regionale emilano) come nuovo tesoriere. Ma Bersani (che per qualcuno tra i dalemiani avrebbe concesso troppo all’ex avversario) ha passato la giornata anche a tessere le alleanze. Incontro «positivo» con Bonino e Pannella al Senato («collaborazione che va approfondita»), col Verde Bonelli («il Pd non appoggerà lo sbarramento al 4% per le amministrative ») e con Casini e Cesa. Con l’Udc ci sarà «collaborazione» su diverse battaglie parlamentari. Ma come ammette Bersani, per le regionali «siamo ancora ai preliminari». E se Casini dice che «la linea maestra dell’Udc è andare da soli e alleanze ci saranno dove sarà possibile convergere su programmi chiari», le indiscrezioni danno i centristi già alleati nel Lazio con il Pdl.
L’Unità 05.11.09
Pubblicato il 5 Novembre 2009