La maggioranza fa passare la pregiudiziale di costituzionalità UDC. Il PD: “Ripresenteremo la legge”. La Binetti vota con la maggioranza e incassa le critiche dei tre candidati. Franceschini: “Un problema la sua permanenza nel partito”. Basta con l’informazione distratta. Se i giornali sono pieni di articoli sul voto difforme di Paola Binetti è bene dire, ribadire, che “la maggioranza, in modo del tutto strumentale, invocando argomenti pretestuosi, ha voluto affossare la proposta di legge contro l’omofobia del nostro gruppo. Una legge che, se approvata, avrebbe permesso di compiere un importante passo avanti per la tutela dei diritti fondamentali” come ha fatto l’assemblea del gruppo del Partito democratico, che si è riunita nel pomeriggio.
E assolutamente ignorato dal mondo dell’informazione è stato il numeroso gruppo di dissidenti del Pdl, che ha votato assieme al PD. A votare a favore sono stati Carmelo Briguglio, Giuseppe Calderisi, Benedetto Della Vedova, Chiara Moroni, Flavia Perina, Mario Pepe, Roberto Tortoli, Adolfo Urso e soprattutto Italo Bocchino che del Pdl è vicecapogruppo, e che in aula ha parlato a nome del gruppo votando però alla fine con l’opposizione. Nel Pdl si sono registrate anche dieci astensioni.
Per l’Udc si trattava di un testo incostituzionale e l’assemblea di Montecitorio ha approvato, con i voti di Pdl e Lega, la questione pregiudiziale avanzata dal partito di Casini: 285 voti a favore, 222 contrari e 13 astensioni. Democratici e Idv hanno votato contro.
Era stata Anna Paola Concia, deputato del Pd, dieci giorni fa a presentare questa proposta che inseriva tra le aggravanti dei reati i fatti commessi “per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato”. Un modo per riempire un vuoto legislativo che lascia l’Italia fra i pochi Paesi dell’Ue a non avere alcun tipo di regolamentazione nonostante gli inviti del Parlamento europeo a intervenire.
Forte l’opposizione dell’Udc, che ha presentato la pregiudiziale di costituzionalità, votata anche da Paola Binetti del Pd, che afferma come “l’orientamento sessuale” includerebbe anche zoofilia, pedofilia, necrofilia, masochismo e sadismo. Le comunità lgbt di tutt’Italia gridano all’offesa: “Ci mettono sullo stesso piano dei pedofili e dei necrofili”, denuncia Cristiana Alicata del tavolo lgbt del Pd durante un’accesa manifestazione spontanea organizzata ieri sera davanti alla Camera.
Dario Franceschini non ci sta: “Ma quale libertà di coscienza, la scelta della Binetti in aula è intollerabile. Contro l’omofobia c’è una sola linea del Pd e la libertà di coscienza non c’entra nulla. Io non ho poteri per adottare provvedimenti ma penso che per la Binetti si ponga un serio problema di permanenza nel partito, perché il voto in dissenso dal gruppo è una cosa molto grave. Questi non sono temi su cui ci può essere libertà di coscienza: la lotta contro l’omofobia è uno dei valori fondativi del Pd”.
Nel PD i provvedimenti disciplinari che riguardano comportamenti di parlamentari spettano ai Gruppi parlamentari, in questo caso a quello della Camera. Comportamenti come quello della Binetti sono perseguti dall’articolo 8 del regolamento che a seguito di «gravi violazioni dello Statuto» prevede diversi provvedimenti: il richiamo orale, il richiamo scritto, la sospensione e infine l’esclusione del gruppo. Tra le gravi violazioni previste dall’articolo 3 del regolamento c’è il voto in difformità dal Gruppo senza «tempestiva comunicazione al presidente».
E la stessa deputata decide di replicare, in un’itrevista a La Stampa: “Sono per il pieno rispetto della persona gay, ma non condivido la cultura secondo cui i generi sarebbero cinque e non due: maschile, femminile, omosessualità maschile e femminile, transgender. Questo è il punto. Si sbaglia a considerarmi un problema per il Pd, un grande partito – sostiene – non può imporre il pensiero unico, specie in materie così delicate”.
Le reazioni di Bersani, Marino e del gruppo PD.Il fatto che Paola Binetti si sia allineata alla maggioranza dimostra che nel Pd “qualche problema c’è – nota Pierluigi Bersani – e bisognera’ valutarlo. Io ho scritto anche nella mia mozione che c’è un organismo statutario che decide, che definisce e indica quali possono essere definite questioni di coscienza . Al di fuori di questi casi, ben definiti, vige la disciplina di partito, ma ad affossare la legge sull’omofobia è stata la maggioranza. Non vorrei che passasse in seconda linea il fatto di fondo, altri hanno fermato la legge. Chi ha votato per sospendere l’approvazione di questa legge se ne prende la responsabilità”.
Duro Ignazio Marino: “Sono veramente indignato per la
bocciatura della legge contro l’omofobia alla Camera. Il Governo e l’Udc hanno voluto negare i diritti alle persone omosessuali e lo hanno fatto dopo averci fatto credere che avremmo potuto votare insieme su un tema che sembrava cosi’ trasversalmente condiviso. E’ stata una decisione irresponsabile, data l’incredibile escalation di aggressioni di questo periodo nei confronti dei gay. Ma sono sconcertato anche perche’ la pregiudiziale di costituzionalita’ e’ passata con il voto di Paola Binetti. Ancora una volta risulta evidente quanto Franceschini non sia in grado di praticare cio’ che predica: e’ inutile che ci racconti che e’ favorevole al testamento biologico, e’ inutile che ci dica che la bocciatura della legge Concia e’ una vergogna. Sono parole, parole, parole. Nei fatti Franceschini e’ bloccato. Che partito e che opposizione puo’ promettere chi permette a Paola Binetti di continuare a sedere nei banchi del PD, votando con la destra?”.
Una domanda a cui Franceschini risponde immediatamente su twitter: “Ignazio,vedo che usi sempre la Binetti contro di me. Cerca di essere onesto: sai bene che non c’entra nulla con la mia mozione e le mie liste”.
Intanto il gruppo PD alla Camera ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno che riconosce anche “l’eccellente lavoro della relatrice on. Paola Concia aveva permesso di convergere su un testo che poteva e doveva essere sostenuto da un’ampia maggioranza in Parlamento e che invece le destre hanno voluto affossare in aula. Nei prossimi giorni il gruppo del Pd ripresenterà un nuovo testo, sulla base del lavoro delle deputate e dei deputati della commissione Giustizia, per continuare una giusta battaglia per i diritti civili e colmare un grave ritardo nel nostro Paese. Un ritardo che anche gli ultimi episodi di violenza omofoba rendono sempre più insopportabile”.
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L’ira di Franceschini Paola problema serio” “Gli organi del Pd valuteranno la sua permanenza”, di Fabio Martini
La deputata verso l’espulsione. Da pochi attimi l’aula di Montecitorio ha affossato la legge sull’omofobia e sugli scranni del partito democratico Dario Franceschini, un politico che non sgualcisce mai la sua espressione da bravo ragazzo, è una furia, ce l’ha con la «sua» deputata Paola Binetti che ha appena votato assieme al centrodestra. Franceschini non usa perifrasi: «Ma quale libertà di coscienza, questa è la libertà di fare quello che c… uno vuole!». Franceschini è ferito due volte. Come segretario di un partito che, una volta ancora, non riesce a ritrovarsi compatto in una battaglia di principio. Ma Franceschini si sente ferito anche come candidato alle Primarie, visto che la Binetti sia pure figurativamente è schierata nella mozione che lo sostiene.
E infatti nel trambusto emotivo che segue la bocciatura in aula della legge, per qualche ora la polemica interna prevale su quella anti-destra e Ignazio Marino, uno dei candidati alla segreteria, arriva a dire: «Inutile che Franceschini ci dica che è una vergogna, sono solo parole: quale partito può consentire ad una propria parlamentare di votare spesso con la destra?». E’ in questo clima che sul far della sera Dario Franceschini, poco prima di trasferirsi negli studi televisivi di «Exit» a «la7», pensa che sia giunta l’ora delle decisioni esemplari: la Binetti va espulsa dal Pd. Certo, a «Exit» il leader del Pd non lo dice testualmente, ma lo fa capire: «Io non ho poteri per adottare provvedimenti ma penso che per la Binetti si ponga un serio problema di permanenza nel partito, perché il voto in dissenso dal gruppo è una cosa molto grave. Questi non sono temi su cui ci può essere libertà di coscienza: la lotta contro l’omofobia è uno dei valori fondativi del Pd».
Se non è il formale preannuncio di espulsione è qualcosa che lo preannuncia.
Nel partito democratico i provvedimenti disciplinari che riguardano comportamenti di parlamentari spettano ai Gruppi parlamentari, in questo caso a quello della Camera. Comportamenti come quello della Binetti sono perseguti dall’articolo 8 del regolamento che a seguito di «gravi violazioni dello Statuto» prevede diversi provvedimenti: il richiamo orale, il richiamo scritto, la sospensione e infine l’esclusione del gruppo.
Tra le gravi violazioni previste dall’articolo 3 del regolamento c’è il voto in difformità dal Gruppo senza «tempestiva comunicazione al presidente». La Binetti aveva preavvertito il presidente dei deputati Antonello Soro sulle sue intenzioni di dissenso? E se lo avesse fatto, con quali motivazioni potrebbe essere espulsa? Una cosa è certa: la permanenza nel Pd di Paola Binetti è agli sgoccioli. Psicologa, pedagoga, docente universitaria di tendenza teo-dem la Binetti era stata inserita nelle liste dell’Ulivo poco prima delle elezioni politiche del 2006: secondo tutte le previsioni, quelle elezioni le avrebbe vinte il centrosinistra e dunque si disse allora e l’illazione non venne mai smentita il cardinale Camillo Ruini consigliò l’inserimento nelle liste della Margherita di Rutelli di alcuni esponenti teo-dem. In tre anni i diversi voti in dissenso espressi dalla Binetti non avevano mai fatto pensare ad un’espulsione, ma la battaglia delle Primarie sta facendo precipitare la situazione, tanto è vero che ieri sera, dopo la sortita di Franceschini, l’europarlamentare «bersaniano» Roberto Gualtieri ha rincarato la dose: «Alla buon’ora! Franceschini rifletta sul dilagare dei casi di coscienza in questi ultimi due anni».
La Stampa 14.10.09