L’adesione della Cgil. Una protesta popolare gioiosa per chiedere riforme profonde: una sanatoria contro il lavoro nero, diritto di voto, cittadinanza. Il razzismo è allo stesso tempo spia, prodotto e risposta ad una profonda crisi sociale, politica e culturale. La sua ormai innegabile presenza in Italia rappresenta l’allarme più grave per la nostra convivenza civile. Un allarme che riguarda tutti. Perché il razzismo è istituzionale (di chi governa e amministra) è mediatico, è popolare. E c’è anche un razzismo militante sempre più disinvolto e aggressivo, che produce una enorme quantità di vittime e intimidisce anche i settori più sani della società. La Cgil, che ha avvertito da tempo questo allarme, nei mesi scorsi ha lanciato la campagna«Stesso sangue stessi diritti». Ne è seguita un’altra («Non aver paura») che abbiamo svolto assieme ad associazioni di diversa ispirazione laico-religiosa, la più ampia coalizione trasversale che io ricordi nella storia dell’associazionismo democratico del nostro Paese. Abbiamo mobilitato energie e risorse nelle città e nei territori,ma abbiamo anche dovuto misurarci con contraddizioni e indifferenza. All’opposto, l’azione del Governo in questi mesi ha prodotto il cosiddetto «pacchetto sicurezza» che intacca pesantemente il profilo egualitario della nostra Costituzione e che produrrà effetti nefasti non solo su quanti saranno colpiti dalla detenzione e dalle espulsioni,ma anche, e soprattutto, sui comportamenti sociali, sugli stati d’animo profondi delle persone e della comunità. Quindi, adesso è il momento della mobilitazione, di una grande manifestazione. Una consapevole risposta popolare al razzismo, che sappia rappresentare in modo forte, gioioso e pacifico, i valori di una società che sa includere e valorizzare le diversità, che sa coniugare diritti e responsabilità, che non si chiude in se stessa, che non dichiara guerra al futuro ma si ripensa e si rinvigorisce e ringiovanisce attraverso la contaminazione interculturale, interetnica e intergenerazionale. Una manifestazione per rivendicare provvedimenti che siano in grado di sanare le ferite sociali: una riforma della cittadinanza che riconosca i nuovi cittadini che sono venuti nel nostro paese e i loro figli che sono nati qua; il diritto di voto come fattore di emancipazione non solo per gli immigrati che lo vorranno esercitare, ma soprattutto per il nostro sistema politico elettorale che altrimenti perde la caratteristica più importante della democrazia che è il suffragio universale. E, ancora, un provvedimento di regolarizzazione di tutte le persone immigrate che lavorano in nero. Non c’è nessuna ragione plausibile e di buon senso, se nonil razzismo e la sua strumentalizzazione politica, per osteggiare questa proposta; consentirebbe infatti di legalizzare il lavoro sommerso, che è il maggiore inquinante della nostra economia. Inoltre renderebbe più sicura la nostra convivenza e porterebbe risorse al sistema fiscale e contributivo del nostro Paese. Il 17 ottobre, a Roma, una buona causa ritroverà il suo popolo. Ecco perché la Cgil ci sta.
*responsabile immigrazione CGIL
L’unità 11.10.09
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