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“Grecia, exit poll: il partito socialista verso vittoria netta”, di Gabriel Bertinetto

La destra di Costas Karamanlis subisce una pesante sconfitta nelle elezioni parlamentari e cede il governo della Grecia ai socialisti di George Papandreou. L’esito del voto era ampiamente previsto dai sondaggi. L’incapacità dell’esecutivo ad affrontare la crisi economica e i frequenti scandali in cui sono rimasti coinvolti alcuni suoi esponenti, ne aveva eroso i livelli di popolarità in maniera irrecuperabile.

A PARTI INVERSE
Stando agli exit-poll ed ai primi conteggi il Pasok potrebbe avere conquistato la maggioranza assoluta dei seggi, fra 155 e 160 su un totale di 300. La percentuale di consensi si aggira intorno al 43%. Nea Demokratia crolla invece dal 41,8% ottenuto nel 2007 al 36,4% e ottiene fra 90 e 100 deputati. Sostanzialmente, se i dati degli exit-poll saranno confermati nei conteggi ufficiali, i due massimi partiti ellenici si scambiano le parti. Nel Parlamento uscente i conservatori avevano 152 seggi ed il Pasok 102. In campagna elettorale Papandreou ha lanciato il progetto di un pacchetto di stimoli statali alla crescita economica attraverso investimenti per 3 miliardi di euro. Per dare copertura finanziaria alla spesa il leader del Pasok ha proposto di aumentare le tasse ai ceti abbienti. Karamanlis ha esortato invece i concittadini a rassegnarsi a due anni di austerità ed a scegliere fra «responsabilità e populismo». Anche ieri, all’uscita del seggio in cui aveva votato, a Salonicco, ha detto di confidare nel «buon senso» dei greci.

COME L’ITALIA
Le idee di Papandreou secondo il capo dei conservatori porterebbero «il paese al disastro». Ma gli elettori nella loro maggioranza devono avere pensato che il disastro l’aveva combinato lui, Karamanlis, con la sua incapacità ad affrontare i problemi economici nazionali. Oggi la Grecia ha un deficit di bilancio pari al 6%del prodotto nazionale loro, una disoccupazione montante, un sistema iscolastico a pezzi. Assomiglia insomma per certi aspetti all’Italia. Viene dopo di noi nella triste classifica dei Paesi più indebitati in rapporto al prodotto nazionale lordo. Terzo partito, secondo i primi calcoli, sarebbero i comunisti (Kke) con l’8% circa dei suffragi e una ventina di deputati. Un’altra formazione di sinistra (Syriza) avrebbe avuto il 4,5% e da 11 a 13 parlamentari, superata al quarto posto dall’estrema destra (Laos) che con una percentuale di consensi fra il 5 ed il 6% conquista una quindicina di posti in Parlamento.

INQUIETANTE NOVITÀ
L’avanzata del Laos (una sigla che significa «Popolo», ma è anche un acronimo per Allarme popolare ortodosso) è un’inquietante novità nel panorama politico ellenico. Fondato da Georgios Karatzaferis nel 2000, pochi mesi dopo la sua espulsione da Nea Demokratia, il partito ha un programma nazionalista e xenofobo. Nel 2004 fallì l’obiettivo di entrare in Parlamento perché non raggiunse il quorum del 3% dei voti. Ci riuscì invece nel 2007 con il 3,8% e dieci deputati. L’ulteriore ascesa registrata ieri nei consensi popolari era stata annunciata dal 7,14% avuto in giugno alle europee. Il Laos ha due rappresentanti nell’assemblea di Strasburgo. DUE FAMIGLIEDiversissimi sul terreno ideologico e programmatico, i tre partiti minori, Kke, Syriza e Laos, hanno trovato un unico terreno di intesa nell’incitare i concittadini a porre fine al dominio delle due famiglie, i Karamanlis e i Papandreou, che da decenni, passandosi il testimone di generazione in generazione, controllano sulle due opposte sponde la vita politica nazionale. «Queste famiglie – ha detto Karatzaferis all’uscita dal seggio, hanno condotto il Paese alla bancarotta».

L’Unità, 5 ottobre 2009

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“La Grecia svolta, socialisti al governo”

I socialisti greci del Pasok sono tornati al potere in Grecia dopo cinque anni, con una vittoria schiacciante sui conservatori del premier uscente Costas Caramanlis. Le elezioni hanno consacrato premier George Papandreou, leader del partito e terzo membro della sua famiglia dopo il padre e il nonno a guidare il paese ellenico dopo la Seconda guerra mondiale. Caramanlis ha già annunciato le sue dimissioni dalla presidenza del partito di centro destra Nea Demokratia. Con quasi la totalità dei voti scrutinati (98%), il Pasok si assicura la maggioranza assoluta del parlamento monocamerale, con il 43,9% delle preferenze, pari a 160 seggi su 300, mentre Nd crolla al 34% dei voti e cioè 93 seggi. «Siamo tutti uniti di fronte alla grande responsabilità di cui mi faccio carico (…) invitiamo i Greci ad unire le loro forze (…) sappiamo che riusciremo», ha esortato Papandréou, 57 anni, davanti a una folla di sostenitori entusiasti riuniti nel centro di Atene. Caramanlis si è congratulato con Papandreou per la vittoria: «La sola strada onesta e responsabile per me è di assumere la responsabilità di questa sconfitta e di mettere in atto una procedura per convocare un congresso eccezionale del partito fra un mese», ha detto il premier uscente, «è chiaro che non sarò candidato».

Altro membro di una dinastia politica, nipote del fondatore di Nea Demokratia ed ex premier Costantino Caramanlis, Costas Caramanlis ha perso la sua scommessa di indire elezioni anticipate. Il premier, riconfermato due anni fa con la maggioranza assoluta di un voto (151 seggi su 300), le aveva volute per cercare di ottenere un mandato chiaro sulle misure di austerità proposte per superare gli effetti della crisi economica mondiale, durissimi in Grecia: dopo anni di crescita il Pil greco è in via di contrazione e il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni ha raggiunto il 17%, mentre il debito pubblico si avvia a superare il 100%. Ma Nd è stata travolta da numerosi scandali di corruzione (fra cui quello sulla cessione di alcuni terreni di un monastero ortodosso costato allo stato greco oltre 100 milioni di euro) e da un forte calo di popolarità dopo i gravi disordini provocati l’anno scorso dall’uccisione di un giovane da parte della polizia. La posizione del governo si è poi aggravata ancora con la contestata gestione della crisi estiva provocata dagli incendi forestali (oltre 21mila ettari di vegetazione distrutti nella sola regione di Atene). Ora a Papandreou, che ha condotto una campagna mediaticamente di successo, spetta un compito arduo: combattere corruzione e clientelismo e rilanciare l’economia del paese. Per farlo ha promesso un pacchetto di stimolo pubblico da tre miliardi di euro basato su iniezioni di liquidità, sostegno al reddito dei lavoratori e sullo sviluppo di settori come quello dell’energia verde.

Terzo partito emerso dalla consultazione sono i comunisti del Kke (7,6%), seguito dagli ultranazionalisti e ultraortodossi del Laos (5,6%) e infine dalla sinistra radicale di Syriza (4,5%). Non riescono invece a entrare nel parlamento i verdi, che con il 2,2% non hanno superato la soglia minima del 3%. L’affluenza è stata dell’82%.

La Stampa, 5 ottobre 2009