Nella foga di mettere in riga i professori il governo produce provvedimenti gli uni in contraddizione con gli altri. Il Brunetta castigatutti sulle assenze per malattia (se stai a casa perdi soldi in busta paga alla voce salario accessorio) è stato costretto a fare marcia indietro su polizia e vigili del fuoco. Con i docenti no, perché il discredito sociale verso la categoria, alimentato dallo stesso governo (quando si dice la pubblica distruzione), resta altissimo.
CONTRADDIZIONI Succede però che la voglia di fare male agli odiati assenteisti (come se tutti quelli che si mettono in malattia siano per principio fannulloni) si scontra con «le raccomandazioni per la gestione dei casi di influenza pandemica da virus A/H1N1V» prodotte dal ministro Gelmini e dal viceministro Fazio e inviate alle scuole. Al punto due si legge chiaramente: «Gli studenti e il personale scolastico che manifestino febbre o sindrome simil-influenzale* (*generalmente febbre, tosse, mal di gola, dolori muscolari e articolari, brividi, debolezza, malessere generale e, a volte, vomito e/o diarrea)devono (è scritto in neretto, ndr) responsabilmente rimanere a casa nel proprio ed altrui interesse ed è consigliabile contattare il proprio medico o pediatra di famiglia, quando i sintomi persistono o si aggravano…». Punto due in cui poi si precisa: «La riammissione alla vita di comunità è consigliabiledopo48ore, e comunque non prima di 24ore dalla scomparsa della febbre, salvo diversa indicazione da parte del medico». Si dà il caso che i professori perdano soldi in busta paga se restano a casa, in malattia. Le raccomandazioni però obbligano. Le tre paginette sono tassative e hanno visto la luce il 18 settembre. Non risultano correzioni ulteriori ai diktat di Brunetta. Il sindacato non sembra aver, sin qui, posto il problema. Male due cose non possono stare insieme: l’obbligo a non esserci e la decurtazione sullo stipendio per averlo fatto. Ci sarebbe materia per ricorsi in sede giurisdizionale. Tant’è. Le raccomandazioni salvano la forma, ma non la sostanza, anche sotto un altro aspetto. La scuola della Gelmini si sta trasformando nel tempio del contagio. Soprattutto le prime superiori, ma anche molte medie viaggiano sui trenta alunni per classe: la promiscuità numerosa non aiuta a difendersi dalla influenza suina. Promiscuità accresciuta nei giorni in cui gli insegnanti sono assenti per malattie (brevi): i presidi non chiamano supplenti (non avendo soldi per pagarli, anche perché fino al pacchetto anticrisi dell’agosto scorso era a carico delle scuole il pagamento delle visite fiscali da inviare ai professori in malattia) e i ragazzi delle classi scoperte vengono sparsi nelle altre, gia numerose e spesso piccole. Così è.
L’Unità, 3 ottobre 2009
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