Ci sono vite a perdere, e non solo navi. Chissà se sono occhi di marinai quelli che sembrano guardare spaventati dagli oblò del Cunsky. Per qualcuno quel relitto è un cimitero, per altri contiene solo bidoni pieni di scorie radioattive, ma nessun uomo è affondato fino a quattrocentonovanta metri del mare di Cetraro. Ci sono vittime però già sepolte in questa storia.
DESTINO CINICO E BARO
Nomi e cognomi, date di nascita, date di morte. Del capitano di vascello Natale De Grazia abbiamo parlato, e lo faremo ancora. E Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. E i passeggeri del Moby Prince, che un giudice volle morti «per il destino cinico e baro». Il destino che ruba i giorni e violenta le vite della popolazione intorno Paola, Cosenza, Calabria. Lì al centro geometrico di due vicende oscure, il Cunsky e prima il Jolly Rosso e dove ancora si discute se i rifiuti della nave apparsa sulla spiaggia come una stella cadente a ridosso del Natale di 19 anni fa siano o meno interrati, e abbiano o meno inquinato il torrente Oliva, le terre di Serra D’Aiello e di Aiello Calabro. Lì dove si sono seppelliti uomini e donne fra i 30 e i 60 anni, e queste sono classificazioni che fanno i dottori, quando devono cercare di mettere in numero una percezione di lavoro: «Muoiono in troppi».
DATI ALLARMANTI
Così otto medici di famiglia della cittadina di mare del cosentino hanno incrociato le cartelle cliniche dei loro pazienti. L’incidenza dei tumori nella popolazione «giovane» è maggiore che nel resto della regione e del Paese. Quasi doppia. Mentre in Italia la maggior parte dei malati di cancro muore fra i 65 e gli 80 anni, a Paola – per dirla come quel giudice – il destino cinico e baro si compie con una ventina di anni di anticipo. E la percentuale di decessi fra i trentenni è del 2,9%, quando in Italia sta decisamente sotto l’1. Altro picco anormale intorno ai quaranta anni (Paola 4,15%, Italia 2,8% circa). Quello che ha allarmato i dottori del Smi (sindacato medici italiani) è stata la comparsa di tumori «classici» (alla prostata per gli uomini e alla mammella per le donne) in età giovane. Questo screening, compiuto su tredicimila assistiti, verrà presentato oggi alla commissione sanità del consiglio comunale di Paola. La relazione preparata da Cosmo De Matteis, uno degli otto medici che ha deciso di vederci più chiaro, comincerà con un macabro aggiornamento: «Da quando abbiamo preparato questi documenti, appena un mese fa. sono deceduti altri quattro pazienti, fra i 50 e i 63 anni». Se c’è stato lassismo e pressappochismo nella ricerca delle navi a perdere escluso i martiri di questa storia la stessa superficialità sembra attanagliare la ricerca dell’eventuale inquinamento ambientale. L’iniziativa dei medici di famiglia prova a squarciare questo velo. Fino adesso si conosce solo un allarme del veterinario di Paola, che negli ultimi cinque anni ha più volte rilevato un tasso di metalli pesanti nel pescato del luogo. Pochi chilometri più a sud c’è la certezza della presenza di diossina e mercurio nel letto del fiume Oliva: lo certificò l’agenzia Arpacal per conto della Procura. Qualcosa di «ufficiale » arriverà a giorni insieme ai risultati delle analisi sul pescato compiute il giorno dopo le foto sul relitto in fondo al mare di Cetraro.
L’Unità, 3 ottobre 2009