Ieri su questo giornale Giulia Rodano (IdV) invitava a portare in aula la discussione della legge Aprea. Cominciamo col dire che la “legge Aprea” non esiste più. C’è invece oggi, in via di approvazione, la legge 953 sull’autogoverno delle scuole. Una legge che prima di essere criticata avrebbe bisogno di essere letta, senza sollevare allarmismi che forse preparano la campagna elettorale di maggio, ma danneggiano la scuola, perché se gridiamo in continuazione “al lupo al lupo”, e il lupo non c’è, si finisce poi per essere poco credibili. La legge 953 èuna buona legge. I mattoni delle sue fondamenta sono targati Pd e l’aver portato sulle nostre posizioni la maggioranza della commissione Cultura e Istruzione dellaCamera, è un risultato di cui va dato merito al nostro gruppo parlamentare. In questi anni abbiamo svolto un lavoro
di capillare e costante confronto con il mondo della scuola in decine di momenti di discussione aperta. Ci siamo confrontati nella massima trasparenza chiarendo la nostra indisponibilità
a trasformare le scuole in fondazioni, ad assumere gli insegnanti attraverso la “chiamata diretta”, a far entrare logiche di mercato nel sistema dell’istruzione, a lasciare tutto il potere gestionale ai dirigenti scolastici.
Questa legge non si occupa del reclutamento dei docenti,ma del governo delle istituzioni scolastiche. Il Pd ha il merito di aver eliminato tutti gli ardori “privatizzanti” del centrodestra, aprendo la strada a un’autonomia scolastica i cui protagonisti sono
gli insegnanti, innanzi tutto, attraverso una forte valorizzazione del collegio docenti che è l’unico a occuparsi, in piena libertà, dell’offerta formativa e della piena partecipazione degli studenti e dei genitori. Chi vive nelle scuole sa benissimo che non ha alcun senso, né gestionale né didattico, pensare alle scuole come invalicabili fortezze chiuse al mondo. La scuola è aperta al mondo. Esattamente l’opposto dello svendere le scuole al “mercato”, perché significa che ogni scuola o rete di scuole, si confronta, dialoga e fa progetti con le istituzioni pubbliche e con i soggetti protagonisti della vita culturale e sociale del proprio territorio, diventandone protagonista. Per questo il nuovo testo di legge promuove un rilancio della partecipazione a tutti i livelli, disegnando un modello di governo e dialogo tra autonomie locali e scolastiche, anche per evitare d’ora in poi alle scuole di dover “subire” il dimensionamento e di partecipare davvero alle scelte.
Autonomia e responsabilità: questi sono i due cardini della legge 953, per garantire alla scuola italiana quella centralità che la Costituzione le assegna e quella considerazione di “bene comune” che merita. Per questo, con il nucleo di autovalutazione e la rendicontazione pubblica annuale, pone premesse importanti per la diffusione di una corretta cultura della valutazione nel Paese. Sono d’accordo con la responsabile cultura dell’IdV: la proposta di legge sull’autogoverno e la rappresentanza delle scuole autonome è questione di «speciale rilevanza generale » che meriterebbe per la sua approvazione la discussione in Aula. Ma essendo noto che, nonostante il cambio di governo, i numeri in Parlamento non sono diversi da quelli usciti dalle urne, forse val la pena non mettere a repentaglio i risultati raggiunti in commissione. Forse è meglio non rischiare che l’aula faccia rientrare dalla finestra ciò che il Pd ha faticosamente fatto uscire dalla porta. Forse conviene migliorare il testo licenziato nei successivi passaggi al Senato, continuando a consultare associazioni e sindacati per raccogliere le proposte, come noi abbiamo sempre fatto.
L’Unità 27.03.12
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