Non abbiamo un contratto, non abbiamo ruoli e mansioni, né indennità di disoccupazione. Anche la maternità è un lusso. Eppure contribuiamo al Pil e alla cultura di questo Paese. Il mondo dello spettacolo è affascinante. Ma carente del punto di vista normativo e di riconoscimento. Dopo i due incidenti di Trieste e Reggio Calabria occorsi in soli tre mesi durante l’installazione degli spettacoli di Jovanotti e Laura Pausini in cui due ragazzi hanno perso la vita, anche i non addetti ai lavori hanno scoperto questo universo parallelo fatto di lavoratori dello spettacolo. Sono professionisti specializzati che rendono
vivo il mondo del divertimento; eppure sono senza riconoscimento e senza tutele. In questo universo, il tempo è denaro e il denaro a volte conta più della sicurezza. Si lavora fino a venti ore di fila, se necessario, ma senza continuità del reddito.
Le norme sulla sicurezza sono le stesse dell’edilizia ma i “cantieri” dello spettacolo sono veloci: si monta e si smonta in 24 ore.Non solo: in Italia i musicisti, gli attori, i ballerini, gli artisti professionisti che con la loro attività svolgono un ruolo indispensabile per mantenere vivo il patrimonio culturale comune, a differenza degli altri lavoratori, non hanno diritto alla indennità di disoccupazione.
Questo è stabilito da un Regio Decreto legge del 1935, una norma di quasi 80 anni fa. Lo stesso può dirsi del diritto alla maternità che agli “intermittenti” non è riconosciuta al pari degli altri lavoratori. Non esiste un contratto di categoria che definisca le figure artistiche e le figure tecniche come lavoratori
che abbiano mansioni, orario di lavoro, riposi, retribuzione, diritti e doveri. Il lavoratore dello spettacolo è una categoria marginale, quasi invisibile. È per questo che il mondo dello
spettacolo si è mobilitato. Negli ultimi mesi si sono aperti tavoli di contrattazione per realizzare finalmente il primo Contratto collettivo nazionale che sancisca definitivamente
mansioni, ruoli, turni. Si è iniziato, finalmente, a parlare anche
di sicurezza perché vengano istituite linee guida durante l’allestimento degli spettacoli dal vivo. Si sta, dunque, procedendo in comune, con l’obiettivo di stabilire un’organizzazione chiara del lavoro nella filiera degli appalti e nel riconoscimento delle responsabilità oggettive prima e dopo gli allestimenti.
In contemporanea c’è la necessità di una formazione specifica
dei lavoratori, finalmente riconosciuti come categoria. Chi opera
nel mondo dello spettacolo deve ottenere pieni diritti di lavoratore riconosciuto come tale.
Come sottolinea la commissione Cultura della Comunità europea,
dobbiamo ricordare che «il vigore e la vitalità della creazione artistica dipendono soprattutto dal benessere materiale e intellettuale degli artisti e dei tecnici in quanto individui e in quanto collettività».
Anche per questo motivo è necessario procedere su tutte queste
linee: riconoscimento di categoria professionale, istituzione di un
Ccnl unico, definizione delle mansioni professionali specifiche, realizzazione di linee guida per la sicurezza nel mondo dello spettacolo, tutele e diritti pari a quelle di qualsiasi altro lavoratore. Dalla indennità di disoccupazione ove prevista fino al diritto alla maternità.
L’Unità 11.03.12