Scorrono due mondi paralleli. Uno è quello di Silvio Berlusconi, come l’ha raccontato ieri. L’altro è quello emerso nelle udienze o grazie alle intercettazioni che per il loro valore documentale sono diffuse su www. repubblica. it. Stabilire quale sia la versione dei fatti più credibile è compito dei giudici. Ma sin d’ora può essere utile – per i lettori, per i cittadini, forse persino per lo stesso imputato – mettere in evidenza alcune non banali contraddizioni. OCCORRE affiancare e giustapporre le due versioni, quella del tutto innocentista e auto-assolutoria di Berlusconi e quella colpevolista, con indizi, sospetti e prove, proposta dai pubblici ministeri Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano.
IL SESSO AD ARCORE
Berlusconi: «Posso escludere con assoluta tranquillità che si siano mai svolte scene di natura sessuale a casa mia».
Qualcuno ricorderà Nicole Minetti che «briffa un attimino» l’amica Melania Tumini: «Ne vedrai di ogni». Non si sbaglia: Tumini parla della festa di Arcore come di «un troiaio», di toccamenti davanti a tutti, di porno-balletti, di spogliarelli. Non è la sola: Maria M., ballerina di danza del ventre partecipa a un’altra serata e racconta quello che vede al suo fidanzato del tempo. La modella Imane Fadil (altra serata) chiama al telefono Emilio Fede descrivendo scene anche di paura, con una fidanzata dell’ex premier che si lancia dalle scale per richiamarne l’attenzione. Ambra Battilana e Chiara Danese (altra serata) hanno reso testimonianze hard e sono «fuggite». Natascia T. (altra serata) ha fatto lo stesso.
IL SEGRETO SULLE SERATE
Berlusconi: «Ipotizzare che volessi mantenere segreto quelle serate è risibile, la mia vita privata è stata oggetto di spasmodica e attenzione », dice Berlusconi.
Ma, in realtà, né la sua partecipazione alla festa a Casoria di Noemi Letizia, né le intercettazioni depositate in forte ritardo da Bari, hanno mai rivelato prima dell’inchiesta di Milano su Karima-Ruby che cosa si nascondesse dietro le
«cene eleganti».
I RAPPORTI CON LE OSPITI
«I miei rapporti con le ospiti erano basati sul rispetto, non c’è mai stata alcuna dazione di denaro per ottenere rapporti intimi, lì come in tutta la mia vita (…) bunga bunga è una vecchia barzelletta (…) Natascia T.: «Sentii dire “andiamo al bunga bunga”, non sapevo che cos’era, mi dissero: “Ma non leggi i giornali?” (…) Andai ad Arcore sapendo che avrei potuto fare sesso con il premier e, come disse la mia amica, ricevere in cambio soldi». Lei non se la sente, ma una ragazza è invidiata perché «ha preso nine flowers», nove fiori, per dire 9mila euro. Un’altra racconta alla madre di aver preso «molto più di un operaio in un mese». E così via, il nostro sito offre un ricco campionario.
MINETTI E L’AFFIDO DI RUBY
Berlusconi: «Non avevo affatto chiesto che Ruby venisse affidata a Minetti, ma per agevolare le procedure d’identificazione le disse di recarsi in questura, mi sembrò una scelta logica e operosa».
In realtà, con la carica inesistente di «consigliere ministeriale», Minetti è già in questura. A lei, come da documento, viene «affidata» la minore, e come recapito viene scritto l’indirizzo di casa della brasiliana Michelle Coinceicao, nonostante il magistrato dei minori l’avesse categoricamente escluso. Non c’è traccia nei rapporti scritti in questura delle quattro telefonate del premier e del suo entourage, ma la traccia dell’interesse spunta nel fax ricevuto dagli agenti del commissariato siciliano, incaricati di cercare i genitori di Ruby. Li rintracciano alle 4, ma Ruby alle 2 è già uscita.
LA PARENTE DI MUBARAK
Berlusconi ieri davanti ai giudici ha immaginato persino che, se non fosse intervenuto, Mubarak avrebbe potuto dirli: «“Ma come, tu mi hai parlato di questa mia parente e permetti che sia oltraggiata in casa tua”».
Nessun testimone sinora ha confermato in aula: «Mubarak disse a Berlusconi che aveva una nipote di nome Ruby», anzi tutto è rimasto molto vago. Per altro, questa altolocata parentela mal si concilia con altri elementi. A cominciare dalla «triste epopea» che, secondo Berlusconi, Ruby racconta facendoli commuovere, con «il padre che le versa olio bollente sulla testa per impedire di convertirsi alla religione cattolica».
INTIMITA’ CON RUBY
Berlusconi: «Non ho mai avuto rapporti intimi con Ruby, le avevo solo concesso tramite il mio amministratore un prestito perché lei mi aveva detto di poter diventare socia di un centro estetico».
In base alla giurisprudenza, perché scatti la condanna per «sesso con minori» non occorre che ci sia un rapporto. È sufficiente che una persona sotto i 18 anni si trovi nel luogo dove avviene il sesso. Se c’era sesso nella villa Casati Stampa, e Ruby era là, s’impone una domanda: che cosa è accaduto nelle quattordici date, con notti comprese, dal 14 febbraio e sino al lungo week end del Primo maggio 2010, in cui la minorenne stava ad Arcore? Berlusconi, sul punto, ieri non ha parlato.
LE PRESSIONI SULLA QUESTURA
Berlusconi: «Non avendo nulla da nascondere sulle serate (…) non avevo interesse a chiedere in questura comportamenti diversi dalla legge. Non ho mai svolto pressioni sulla questura».
Questo è un argomento logico. Anche condivisibile? Dalle stesse parole di Berlusconi nasce un’altra lettura logica, ma di segno diametralmente opposto: se Berlusconi ha raccontato bugie sul sesso e la minorenne ad Arcore, aveva sì molto da nascondere. Ed ecco perché deve chiamare la questura. Per salvarsi, commettendo concussione. Ecco come da un’autodifesa spericolata può nascere il possibile e più clamoroso degli autogol.
La Repubblica 20.10.12
Pubblicato il 20 Ottobre 2012