Il dato è contenuto nel rapporto sugli stipendi e le indennità degli insegnanti e dei presidi in Europea, pubblicato il 5 ottobre dalla Commissione europea: rispetto all’inflazione, nel 2012 lo stipendio di base lordo è tornato al livello iniziale del 2000. Ma stanno peggio in Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna e Slovenia, ancora più colpiti dai tagli di bilancio. Il monito della commissaria Ue per l’Istruzione e la cultura: le retribuzioni sono una priorità assoluta.
L’Italia tra i 16 paesi europei dove gli stipendi degli insegnanti sono stati ridotti o bloccati a causa della crisi economica e delle politiche di austerità dei governi. Il dato è contenuto nel rapporto sugli stipendi e le indennità degli insegnanti e dei presidi in Europea (Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2011/12), pubblicato dalla Commissione europea il 5 ottobre, proprio nel giorno quindi (ironia della sorte!) della Giornata mondiale degli insegnanti.
Secondo il rapporto, il fenomeno – che disincentiva l’ingresso nella professione dei soggetti migliori e dunque la qualità dell’insegnamento, fondamentale per la crescita economica – è più marcato in Irlanda, Grecia e Portogallo, ovvero negli Stati membri che hanno chiesto l’aiuto dei Fondi di salvataggio dell’Eurozona, e che in cambio hanno dovuto ridurre drasticamente la spesa pubblica. Ma i portavoce della Commissione, rispondendo alle domande dei cronisti oggi a Bruxelles, hanno negato che a richiedere i tagli all’insegnamento sia la Troika (gli inviati dell’Fmi, della Bce e della stesso Esecutivo Ue), durante i negoziati con le autorità dei paesi sottoposti al programma di assistenza finanziaria.
Il rapporto copre 32 paesi europei, fra cui i 27 dell’Ue, e le scuole dalle elementari alla fine della secondaria. Oltre che in Irlanda, Grecia e Portogallo, fra i paesi in cui gli insegnanti sono più colpiti dai tagli di bilancio e dalle misure di austerità ci sono anche Spagna e Slovenia. Ma gli stipendi sono calati o sono stati congelati anche in Italia, Bulgaria, a Cipro, Estonia, Francia, Ungheria, Lettonia, Lituania, nel Regno Unito, in Croazia e Liechtenstein.
“La retribuzione e le condizioni di lavoro degli insegnanti dovrebbero costituire una priorità assoluta al fine di attirare e trattenere i migliori in questa professione”, ha osservato in una nota Androulla Vassiliou, commissaria Ue responsabile per l’Istruzione e la cultura.
Invece, come risulta dal rapporto, a partire dalla metà del 2010, in un numero crescente di paesi sono stati operati tagli sia agli stipendi che alle indennità, come assegni per ferie e gratifiche.
In Italia, secondo un grafico abbinato allo studio europeo, rispetto all’inflazione lo stipendio di base lordo è calato dal 2000 al 2006, poi è risalito dal 2006 al 2009, per poi ridiscendere dal 2009 fino a tornare nel 2012 al livello iniziale del 2000.
La Grecia ha ridotto del 30% lo stipendio di base degli insegnanti (come di tutti gli altri impiegati pubblici) e ha sospeso il pagamento della gratifica natalizia e di quella pasquale. L’Irlanda ha ridotto nel 2011 del 13% lo stipendio dei nuovi insegnanti, mentre gli insegnanti nominati dopo il 31 gennaio 2012 hanno subìto un ulteriore taglio del 20% con la soppressione delle indennità di qualifica. In Spagna gli stipendi degli insegnanti e di altri dipendenti del settore pubblico sono stati ridotti del 5% circa nel 2010 e da allora non sono stati più adeguati per tenere conto dell’inflazione. Provvedimenti analoghi sono stati adottati in Portogallo.
da La Tecnica della Scuola 06.10.12
Pubblicato il 6 Ottobre 2012