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"Abilitazione, mediane «flessibili»", di Gianni Trovati

Il Governo deve intervenire con un decreto o una circolare per chiarire che il superamento delle mediane sugli indicatori di “produttività scientifica” dei candidati «non è condizione necessaria» per ottenere l’abilitazione nazionale, ma rappresenta solo «uno dei fattori di cui le commissioni giudicatrici dovranno tenere conto». A chiederlo è una mozione tri-partisan presentata ieri alla Camera, che insieme a quelle di Eugenio Mazzarella (Pd) e Paola Binetti (Udc) porta anche la firma dell’ex ministro dell’Università, Mariastella Gelmini (Pdl).
La mozione interviene su uno dei nodi più critici nel varo dell’abilitazione nazionale, la nuova via di accesso alle cattedre universitarie introdotta proprio dalla riforma Gelmini per dare una “patente unica” agli aspiranti professori associati e ordinari che parteciperanno ai concorsi locali.
Le mediane, già elaborate dall’agenzia nazionale di Valutazione (Anvur) per la selezione dei quasi 7.500 ordinari che si sono candidati a commissario, sono al centro di una polemica serrata nel mondo accademico, sulla base di argomenti ripresi puntualmente dalla mozione.
Si citano prima di tutto i rischi di «disparità di trattamento» fra le aree scientifiche (da ingegneria a matematica, da chimica a biologia), dove entrano in campo indicatori “oggettivi” già utilizzati anche nel panorama internazionale, e quelle umanistiche, giuridiche ed economiche, in cui la partita si gioca sul numero di libri, capitoli di libri o articoli prodotti da ciascuno, con un occhio di riguardo agli articoli pubblicati su riviste definite «di eccellenza» dalla stessa agenzia.
Il bollino di qualità alle riviste, frutto, secondo la mozione, di una «aleatoria e affrettata classificazione», è stato già escluso per Scienze giuridiche, dove l’associazione dei costituzionalisti guidata da Valerio Onida ha presentato un ricorso al Tar che si pronuncerà a gennaio.
Questa e altre «incertezze» metodologiche, sostengono i proponenti, rischiano di far inceppare l’abilitazione nazionale proprio al suo debutto, prestando il fianco a rischi di un «contenzioso giudiziario che finirebbe inevitabilmente per allontanare nel tempo» il consolidamento delle procedure ridisegnate dalla riforma; il che, in un mondo accademico che non vede concorsi da 4 anni, rischia di aumentare l’incertezza di una platea crescente di aspiranti alla cattedra, soprattutto fra i giovani ricercatori (le domande vanno presentate entro il 20 novembre).
Sulla possibilità di considerare non vincolanti le mediane nel conferire l’abilitazione nazionale aveva aperto nei giorni scorsi la stessa Anvur ma la mozione alza i toni del dibattito, anche perché non sfugge a nessuno il peso politico dell’adesione da parte dell’ex ministro Mariastella Gelmini, al cui nome è legata la riforma che nell’abilitazione nazionale ha un punto qualificante.
La mozione si occupa espressamente solo dei candidati all’abilitazione ma sono scontate le ripercussioni sul dibattito relativo ai criteri di scelta dei commissari.
Il Sole 24 Ore 26.09.12