Un anniversario all’ombra di un’incerta battaglia elettorale. È quello odierno dell’11 settembre – esattamente undici anni dopo che i terroristi di Al Qaeda si lanciarono con i loro aerei dirottati contro le Torri Gemelle di Manhattan mietendo migliaia di vittime innocenti e inaugurando un’era di nuova paura, di guerre in Medio Oriente e attentati in Occidente. Un anniversario, dopo undici anni e una nuova gravissima crisi, questa volta economica, soprattutto sottotono. Non ci saranno eventi congiunti, tra Barack Obama e il rivale repubblicano Mitt Romney, come accadde invece nel 2008 tra Obama e l’avversario di allora John McCain, che visitarono assieme Ground Zero a Manhattan. (Obama e Romney parteciperanno entrambi a un evento meno politicamente “carico”, la filantropica Clinton Global Initiative dell’ex presidente Bill Clinton il 25 settembre a New York). Unica concessione bipartisan questa volta: entrambe le campagne hanno acconsentito, fin dal mese scorso e per la terza tornata elettorale consecutiva, a sospendere in occasione dell’anniversario ogni pubblicità.
I candidati andranno per la loro strada: Obama ha in programma oggi di osservare un minuto di silenzio alla Casa Bianca in onore delle vittime e di effettuare in seguito una visita al Pentagono, altro obiettivo dei terroristi undici anni or sono. «Spera che tutti riflettano sul significato di quanto accadde e di quanto il Paese abbia attraversato da allora», ha detto il portavoce Jay Carney. Il vicepresidente Joe Biden parteciperà a una commemorazione a Shanksville, in Pennsylvania, dove uno dei quattro aerei dirottati dai terroristi, forse diretto verso il Congresso o la Casa Bianca, si schiantò per la ribellione dei passeggeri a bordo. Romney, da parte sua, parlerà invece davanti al convegno annuale della Guardia Nazionale.
La tregua elettorale non significa però che il tema della sicurezza nazionale – e del terrorismo – sia svanito dalle urne. I sondaggi Cbs-New York Times, mostrano che la tematica ha certamente perso rilievo rispetto ad anni recenti e di fronte all’emergenza economica. Resta però la preoccupazione centrale per il 37% degli elettori, contro il 54% che cita l’occupazione.
E Obama, qui, parte avvantaggiato: per la prima volta da molto tempo i democratici non hanno nulla da temere dagli avversari quando si tratta di national security. Anzi, hanno messo alle corde i repubblicani, il tradizionale partito della Difesa: Obama può rivendicare, e lo ha ripetutamente fatto, l’uccisione del grande mandante di quegli attentati del 2001, Osama bin Laden. Il presidente uscente ha anche sancito la fine della guerra in Iraq e sta concludendo la missione americana in Afghanistan, entrambe drammatico risultato di quegli attentanti.
«In un mondo di nuove minacce e sfide, potete scegliere una leadership che é stata messa alla prova e ha dimostrato di essere all’altezza», ha detto Obama la scorsa settimana chiudendo la Convention democratica e rivolgendosi agli americani. «Avevo promesso di concentrare l’attenzione sui terroristi che ci avevano davvero attaccato e l’abbiamo fatto. Una nuova torre sta oggi sorgendo a New York, Al Qaeda é avviata alla sconfitta e Osama bin Laden é morto». Il vicepresidente Biden ha riassunto il messaggio dell’amministrazione, lotta al terrorismo e alla crisi economica, in uno slogan: «Osama bin Laden é morto e la General Motors é viva». I democratici sono anche passati all’offensiva diretta: hanno rinfacciato a Romney di non aver mai menzionato o rigraziato i militari americani oggi ancora impegnati in Afghanistan durante il suo discorso alla Convention. I repubblicani hanno cercato di incalzare a loro volta Obama, sia durante la Convention che in successive interviste televisive e comizi di Romney: hanno accusato l’amministrazione democratica di debolezza, di non essere abbastanza dura nei confronti dell’Iran e del regime siriano e abbastanza ferma nel sostegno a Israele. Le critiche hanno tuttavia trovato fino a oggi scarsa eco.
Il Sole 24 Ore 11.09.12
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Un anniversario di polemiche
L’undicesimo anniversario dell’undici settembre sarà segnato per i newyorkesi da nuove preoccupazioni per la salute dei sopravvissuti e da una faida politica che ha bloccato la costruzione del miliardario progetto del museo di Ground zero. I lavori sono stati interrotti per le polemiche tra la Fondazione nazionale per il memoriale dell’undici settembre e l’Autorità portuale di New York e del New Jersey. La Fondazione ha annunciato nei giorni scorsi che, per la prima volta dalla tragedia, nessun politico prenderà la parola nel corso delle commemorazioni. Una scelta che è stata interpretata da molte famiglie delle vittime come il segno evidente dello scontro in corso dietro le quinte. Le stesse famiglie, intanto, continuano a fare i conti con i danni causati dal collasso delle Torri gemelle: la combustione del carburante degli aerei e dei materiali di costruzione dei due grattacieli rilasciò nell’aria una quantità di agenti cancerogeni. La settimana scorsa il dipartimento dei vigili del fuoco di New York City ha aggiunto altri nove nomi ai 55 già incisi su un muro che commemora i pompieri morti per malattie contratte durante le operazioni di soccorso dell’undici settembre. Secondo alcune stime sarebbero più di mille le persone decedute per patologie legate agli attentati alle Twin towers. In tutti gli Stati Uniti almeno ventimila persone che hanno lavorato a Ground zero sono state prese in cura dal World Trade Center health program; altre quarantamila vengono tenute sotto osservazione. «È una vera e propria epidemia», spiega Nancy Carbone, direttore esecutivo dei Friends of firefighters, una ong di Brooklin. Secondo un’altra organizzazione non-profit solo nelle ultime sette settimane sono morti tre poliziotti, due pompieri e un operaio edile che hanno lavorato sui resti delle Torri. La difficoltà di stabilire con precisione quali patologie respiratorie siano state causate dalle polveri del crollo, oltretutto, ha reso difficile la distribuzione dei 2,7 miliardi del fondo federale di compensazione per le vittime.
(reuters)
Pubblicato il 11 Settembre 2012