Intervista di Eduardo Di Blasi – L’Unità
Perché lei ritiene sia importante?
«Io non interpreto questa iniziativa come una “spallata” al governo, ma come un mezzo necessario per costruire un movimento sociale nel Paese che dia una risposta a una manovra economica che ha caratteristiche per alcuni versi molto negative».
Può fare degli esempi?
«Dalla scuola, dove vi è un taglio lineare di 81mila docenti. Lineare vuol dire che non tiene conto della qualità, che non spiega come questo processo possa avvenire garantendo la qualità della scuola. O alla Sanità, dove oltre a non aver dato piena copertura ai ticket per il 2009, prova a coprire il fabbisogno 2010 e 2011 in modo assolutamente inadeguato e insufficiente».
Questo che potrà provocare?
«Può comportare una situazione di deficit diffuso nel Paese, non solo per le realtà che oggi sono nei piani di rientro, ma anche per le cosiddette regioni virtuose. Per il fabbisogno 2010-2011 valutiamo come Regioni un taglio di oltre 7 miliardi di euro. Questo metterebbe assolutamente in difficoltà il sistema sanitario. Ora non si riesce a capire come possa essere questa una manovra che dovrebbe garantire la ripresa dell’economia in un momento così difficile per i consumi e per la capacità di acquisto per le famiglie. Mi sembra una manovra che ha un segno negativo per il Paese da questo punto di vista».
Chiaro che lei distingue la posizione politica da quella istituzionale…
«Io interpreto la campagna “Salva l’Italia” come la necessità giusta, sacrosanta, di promuovere un movimento sociale nel Paese per affrontare alcune questioni rilevanti che attengono i diritti sociali e le condizioni materiali delle famiglie e delle persone. Soprattutto del lavoro dipendente e dei pensionati. Come presidente della Conferenza continuerò a tenere aperto il confronto con il governo come è giusto. Abbiamo fatto a luglio un incontro con il presidente del Consiglio in cui lui si è riservato di darci delle risposte rispetto alle questioni rilevanti che abbiamo posto, e cominceremo a settembre con un incontro con il presidente del Consiglio. Sono due livelli differenti».
Insomma per lei è squisitamente un’iniziativa politica…
«Io penso che noi dobbiamo tornare nel territorio. Per questo apprezzo l’iniziativa, ricostruire un rapporto diffuso nel Paese, radicare il Pd, essere netti su alcune questioni fondamentali come quelle sociali e del potere d’acquisto. Poi sulle questioni istituzionali, del federalismo fiscale, in Parlamento si discuterà. E se ci saranno le condizioni per costruire delle riforme con la partecipazione di tutte le forze politiche sarà un fatto positivo. Credo che il Pd debba muoversi così, coerentemente, come una forza di opposizione e che ha la responsabilità e la cultura di governo per affrontare i problemi del Paese».