A volte, in questo come in tante altre professioni, ci sono battaglie, in cui credi convintamente, ma che non riesci a condurre in porto. Altre, invece, in cui, nonostante difficoltà e contrasti, ottieni risultati che illuminano un percorso e danno un senso ad anni di impegno e attività. Oggi il Sole 24 ore del Lunedì pubblica un inchiesta sulle ricadute pratiche che l’istituzione della no-tax area ha prodotto nelle università italiane. L’esclusione dal pagamento delle tasse universitarie per gli studenti provenienti da famiglie con un Isee inferiore ai 13mila euro ha comportato l’esenzione dalle tasse per quasi 600mila ragazzi e l’iscrizione di ben 15mila studenti in più (dati riportati dal quotidiano) che, verosimilmente, vista la provenienza dai ceti sociali meno abbienti, non avrebbero avuto questa opportunità.
Naturalmente ora si tratterà di verificare se tutti questi giovani rientrano in toto nella casistica prevista (penso ai crediti che dovranno, comunque, acquisire per mantenere l’esenzione), se e di quanto sarà necessario integrare la compensazione prevista di 105 milioni di euro di risorse aggiuntive al Fondo di Finanziamento ordinario, se e come potenziare altre misure di sostegno al successo formativo (penso all’orientamento e al tutoraggio, ad esempio) e, naturalmente, come continuare a parlare di politica universitaria posto che la “no tax area” è un esempio di vera “politica universitaria”. Insomma, questi primi risultati vanno sottoposti a verifica per continuare a lavorare con impegno sulla rimozione degli ostacoli all’accesso agli studi universitari.
Si tratta, comunque, di un risultato importante di cui anch’io rivendico un po’ di merito. Nel 2014 avevo presentato una specifica proposta di legge sulla disciplina della contribuzione studentesca, nel 2016 era stata approvato una mozione, a mia prima firma, in cui si impegnava il Governo, tra le altre misure, a istituire una no tax-area per gli studenti provenienti da famiglie con redditi bassi. Il pacchetto di norme denominato “Student act” era, infine, confluito nella Legge di bilancio 2017 e, con l’avvio di questo anno accademico, è diventato realtà. Niente tasse per chi ha un reddito Isee fino a 13mila euro (quota maggiorata per iniziativa di molte università pubbliche lungimiranti, come le nostre Unimore e Unibo), e tasse calmierate per chi ha un reddito Isee fino a 30mila euro. Oggi, come conferma anche Gaetano Manfredi, guida della Conferenza dei rettori italiani, è stata eliminata una barriera all’accesso all’università e non è poco nel Paese con uno dei più bassi tassi di laureati in Europa.
Pubblicato il 4 Dicembre 2017