Una verità che la cronaca aveva già evidenziato ora ha l’avvallo anche dei giudici della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo: nel 2001, durante il G8 di Genova, nella caserma di Bolzaneto, le forze dell’ordine presenti compirono atti di tortura. La caserma fu trasformata da coloro che avevano il compito di difendere le regole in un luogo di “non diritto”, dove le garanzie più elementari erano state sospese. L’Italia viene quindi nuovamente condannata (dopo la sentenza sui fatti accaduti alla Diaz, a giugno scorso) per le azioni dei componenti delle forze dell’ordine e perché lo Stato non ha condotto un’indagine efficace (nessuno dei colpevoli ha mai fatto neanche un’ora di carcere, lo sottolinea la stessa Corte). Resta intatto, allora come ora, lo sconcerto per la “sospensione dello Stato di diritto” – perché questo avvenne a Genova – ma adesso c’è un fatto nuovo, che forse non potrà alleviare la condizione delle vittime, ma che finalmente colma un vuoto normativo, troppo a lungo ignorato: l’approvazione della legge che introduce il reato di tortura nel nostro ordinamento. La discussione, si ricorderà, è stata particolarmente accesa, a partire dall’atteggiamento ostativo del centro-destra che proprio non ne voleva sapere di prevedere questo tipo di reato, ma l’ulteriore sentenza di condanna della Corte di Strasburgo dimostra come una legge, nella patria di Cesare Beccaria, era necessaria e non più procrastinabile.
Pubblicato il 26 Ottobre 2017