Oggi, sabato 27 maggio, L’Unità ha pubblicato un mio intervento dal titolo “No tax area per non salassare gli studenti”
Ve ne propongo il testo integrale:
Che l’Università per i figli sia un costo gravoso per le famiglie, soprattutto quelle meno abbienti, è purtroppo un dato di fatto nel nostro Paese. Il costo dell’affitto di una stanza, per coloro che si spostano dalla propria città d’origine, non è la sola spesa che devono sostenere: l’ostacolo primo, per tutti, sono le tasse scolastiche. E’ questa una delle ragioni per cui, in Italia, l’ascensore sociale sembra essersi fermato. In genere, può permettersi di proseguire gli studi chi proviene da una famiglia avvantaggiata, non solo sul piano economico, ma anche su quello della preparazione scolastica e culturale. Per tentare di arginare un fenomeno che ci ha fatti precipitare al fondo delle graduatorie Ocse sul numero di laureati, con grave pregiudizio per il futuro sviluppo dell’intero Paese e non solo delle vite dei singoli studenti, il Partito democratico sta cercando di incidere con misure innovative e specifiche che stanno entrando proprio ora a regime. La Legge di Stabilità 2017, per la prima volta in Italia, ha introdotto la no-tax area per gli studenti che provengono da famiglie con meno di 13mila euro annui di Isee. Significa che questi ragazzi, naturalmente se si mantengono attivi negli studi, non pagano le tasse scolastiche non solo durante gli anni della laurea triennale, ma anche qualora affrontino il biennio magistrale. Le difficoltà economiche, com’è noto, oggi però riguardano non solo le famiglie che erano tradizionalmente più in affanno, ma anche quel ceto medio impoverito dalla crisi economica globale che non riesce più a garantirsi il passato tenore di vita. Proprio come un aiuto nei loro confronti è stato introdotto anche il calmieramento delle tasse universitarie per chi ha un reddito Isee che va dai 13mila ai 30mila euro annui. E’ stato inoltre reso strutturale l’incremento, già anticipato nel 2016, di 50 milioni di euro del fondo statale che integra le risorse regionali per le borse di studio: 210 milioni di euro annui in totale che verranno utilizzati per tentare di superare la figura, tragicamente burocratica, dell’ “idoneo senza borsa”, ovvero dello studente che avrebbe le condizioni per poter accedere alle agevolazioni previste per il sostegno al diritto allo studio, ma che, non essendoci le risorse, di fatto, rimane senza il dovuto. Quelle citate sono misure concrete che alcuni Atenei, penso a quello di Bologna ad esempio, stanno già integrando con ulteriori provvedimenti interni. Il sostegno al diritto allo studio è non solo costituzionalmente sancito, ma rappresenta una delle leve che lo Stato può muovere per garantire nuove energie, e quindi nuove speranze, al sistema Paese.
per chi è interessato ecco il pdf della pagina del quotidiano:
L’Unità