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Restauri, “Fondi per il nostro patrimonio culturale diffuso”

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“Come già per i provvedimenti contenuti nella Legge di stabilità, anche in questa occasione si stanziano risorse per la tutela e la conservazione del nostro patrimonio culturale, funzioni che hanno meno “visibilità” rispetto al sostegno al consumo culturale, ma che rappresentano i “fondamentali” del fare cultura”: la deputata modenese del Pd Manuela Ghizzoni sottolinea con soddisfazione il valore degli stanziamenti che arriveranno in Emilia-Romagna, e a Modena in particolare, grazie al Programma triennale degli interventi del Fondo per la tutela del patrimonio culturale appena approvati. Ecco la sua dichiarazione:

“Anche gli stanziamenti decisi nel Programma triennale degli interventi del Fondo per la tutela del patrimonio culturale, appena approvato, dimostrano, ancora una volta, come in materia di cultura questo Paese abbia cambiato passo. Dopo anni di tagli o mancati stanziamenti, il Governo Renzi ha deciso di investire su un patrimonio che rappresenta la vera, grande ricchezza dell’Italia. Tra l’altro, dei 300 milioni di risorse a disposizione del Programma triennale, oltre 14 milioni arriveranno nella nostra Regione. L’Emilia-Romagna, infatti, si colloca terza, dopo Lazio e Toscana, per quantità di fondi attesi, ben prima, ad esempio, di Lombardia o Veneto. Viene premiata l’idea di un patrimonio culturale diffuso, come quello emiliano-romagnolo, da valorizzare nella sua complessità e nella sua disposizione a rete. Nel modenese i fondi saranno destinati all’Archivio di Stato, per consentire la conclusione di lavori già avviati di consolidamento e di efficientamento della struttura, a Palazzo Solmi e al sistema di rete delle Gallerie Estensi (Modena, Sassuolo e Ferrara) che, ricordiamo, grazie a una recente decisione del ministro per i Beni culturali Dario Franceschini ha ottenuto lo status di museo autonomo. Come già per i provvedimenti contenuti nella Legge di stabilità, anche in questa occasione si stanziano risorse per la tutela e la conservazione del nostro patrimonio culturale, funzioni che hanno meno “visibilità” rispetto al sostegno al consumo culturale, ma che rappresentano i “fondamentali” del fare cultura. Anche questo è un indubbio tratto innovativo dopo anni di mancanza di fondi e di assenza di una strategia nella politica culturale del nostro Paese”.