La parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni prosegue il suo impegno a favore dei cosiddetti “Quota‘96”, ovvero il personale della scuola escluso dal pensionamento a causa di un errore della legge Fornero. Mentre fino al 12 dicembre una loro rappresentanza sarà in sciopero della fame in concomitanza con la discussione in Senato della Legge di stabilità, Manuela Ghizzoni ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione Giannini in cui si chiede se sia più economico sbloccare il pensionamento dei lavoratori con 40 anni di attività alle spalle o mantenere in servizio, a scuola, personale ultrasessantenne.
“E’ più economico sbloccare il pensionamento di lavoratori con 40 anni di attività alle spalle o mantenere in servizio personale ultrasessantenne?”. Lo chiede la parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni, componente della Commissione Istruzione della Camera, nell’interrogazione avanzata al ministro per l’Istruzione Giannini a proposito dei cosiddetti “Quota 96”, docenti e personale Ata che hanno visto negato il loro diritto al pensionamento per un errore della legge Fornero, a cui ancora oggi non è stato posto rimedio, mentre, proprio in questi giorni, alcuni di loro stanno attuando uno sciopero della fame in concomitanza con la discussione in Senato della Legge di stabilità. “I soggetti coinvolti – sostiene l’on. Ghizzoni nell’interrogazione – sono mantenuti al lavoro in quanto alla soluzione del problema sono sempre stati opposti insormontabili problemi di natura finanziaria. Non si sono volute, invece, valutare le conseguenze di un innalzamento forzato dell’età lavorativa e quindi misurare il costo “sociale” del mantenimento in servizio di persone ultrasessantenni. Non appare difficile comprendere quanto sia complesso e faticoso occuparsi per più di 40 anni dell’istruzione di studenti in classi sovraffollate, con la presenza di alunni stranieri, di ragazzi con handicap spesso con sostegno insufficiente, di studenti con DSA o con BES. Un impegno fisico e intellettivo che configura quella dell’insegnante come una professione usurante, causa di stress e predisposizione a contrarre malattie. Questa situazione, in progressivo deterioramento, determina la necessità di frequenti assenze con costi a carico del SSN, del MIUR e dell’INPS, sia per le cure necessarie sia per il pagamento di supplenti. Appare quindi lungimirante – conclude Manuela Ghizzoni – considerare più economico il pensionamento rispetto al protrarsi di questa condizione, tenuto conto della esigenza della continuità didattica, della dignità dei lavoratori coinvolti nonché della necessità di emendare a palesi errori normativi”.