economia

“Il fisco mediatico di Tremonti”, di Stefano Fassina

Dall’arrivo del ministro Tremonti a via XX Settembre, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza hanno moltiplicato la loro presenza sui media per magnificare i risultati raggiunti nella lotta all’evasione fiscale. Le loro uscite mediatiche seguono sempre a ruota la diffusione di preoccupanti dati sulle entrate da parte della Banca d’Italia o del Dipartimento delle Finanze. È la via scelta dal ministro per coprire, con la complicità di media servili, gli inequivocabili segnali di allargamento dell’evasione fiscale.
La propaganda di Tremonti gioca su un equivoco: fa coincidere la lotta all’evasione con i controlli. Ma, non è così. I controlli sono soltanto un pezzo della strategia da attuare. Nei sistemi fiscali moderni, tanto più in situazioni come l’Italia, segnate da elevata propensione morale ed economica all’evasione e sanzioni troppo spesso virtuali, è decisivo prevenire oltre che scoprire e possibilmente punire il reato. Ossia, è decisivo innalzare barriere all’evasione. Quelle barriere innalzate dal Governo Prodi ed eliminate con i primi decreti del Berlusconi IV (dalla tracciabilità dei compensi, all’elenco clienti fornitori).
Oggi, l’offensiva mediatica di Tremonti è concentrata a dimostrare che anche l’Italia combatte la grande evasione rifugiata nei paradisi fiscali. Tremonti come Obama, Brown e Merkel. Ma, senza perdere tempo in lunghi e difficili negoziati internazionali. Il nostro geniale ministro conosce la scorciatoia: il condono a buon mercato, via scudo fiscale, a quanti detengono illegittimamente capitali all’estero. Stati Uniti, Regno Unito, Germania, dopo che il G20 di Londra ha suonato la carica, combattono e ottengono risultati parziali, ma importanti, con alcuni Paesi a fiscalità di vantaggio (tra gli altri Svizzera e Liechtenstein). Noi, invece, condoniamo senza costringere ad alcuna convenzione gli Stati della Lista Nera e Grigia dell’Ocse. Mentre gli altri usano il bastone, noi proponiamo un’enorme carota ed un ramoscello. Insomma, noi facciamo ammuina, come ha efficacemente scritto Prodi per descrivere la politica economica del Governo. Così, prima l’Agenzia delle Entrate, senza nessuno strumento in più rispetto a un anno fa per forzare i segreti dei paradisi fiscali, sbandiera per i giornali vuoti d’Agosto elenchi di centinaia di migliaia di contribuenti sospetti ma incontrollabili. Poi, ieri, la GdF informa sui risultati, assolutamente ordinari, dell’attività contro evasioni e frodi internazionali. È evidente che, senza bastone, i risultati non ci saranno. Anzi, i furbi o i criminali, grazie all’abbattimento delle barriere all’evasione, alimenteranno i loro conti all’estero.

L’Unità, 19 agosto 2009

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