Nuovo appuntamento con il focus di Almalaurea, questa volta dedicato all’identikit dei giovani al loro ingresso all’università e ai fattori che influenzano le scelte
La maggior parte delle matricole proviene da famiglie di estrazione più elevata o con almeno un genitore laureato. I più disposti a spostarsi per motivi di studio sono i giovani del Mezzogiorno e, in generale, tra i laureati le donne sono più numerose degli uomini. Il nuovo focus realizzato da Scuola 24 in collaborazione con Almalaurea traccia l’identikit dei laureati al loro ingresso all’università , individuando i fattori che influenzano le scelte dei giovani: contesto socio familiare, migrazioni territoriali, differenze di genere e motivazioni. Scoprendo innanzitutto una prevalenza dei laureati provenienti da contesti familiari avvantaggiati dal punto di vista socioculturale. «Solo 30 diciannovenni su 100 si iscrivono all’università,provenendo nella maggioranza dei casi dai contesti familiari più favoriti – spiega il direttore di Almalaurea, Andrea Cammelli – mentre al restante 70 per cento dei giovani non è consentito affrontare gli studi universitari per l’assenza di una seria politica del diritto allo studio, delle difficoltà economiche incontrare soprattutto negli ultimi anni dalle famiglie e per le poche risorse destinate nel nostro paese alla formazione superiore».
Differenze di genere, mobilità e età all’immatricolazione
Il Profilo 2013 conferma una strutturale prevalenza femminile fra i laureati: le donne costituiscono il 60% del totale, con forti caratterizzazioni per area disciplinare. In testa, troviamo il gruppo dell’insegnamento (94% di laureate), linguistico (85%), psicologico (83%), letterario (71%).
Un altro aspetto che occorre tenere in considerazione è la migrazione per ragioni di studio. Complessivamente, 49 laureati su 100 hanno conseguito il titolo universitario nella stessa provincia in cui avevano ottenuto il diploma di scuola secondaria di II grado; un altro 26% si è spostato in una provincia limitrofa; altri 11 si sono laureati in una provincia non limitrofa, ma sono rimasti all’interno della stessa ripartizione geografica; 12 si sono spostati in un’altra ripartizione e 3 provengono dall’estero. Le migrazioni di lungo raggio riguardano prevalentemente studenti del Mezzogiorno che scelgono di studiare in Atenei del Centro o del Nord.
L’indagine mette inoltre in luce che buona parte dei laureati del 2013 ha compiuto il proprio ingresso all’università all’età canonica o con un solo anno di ritardo (84%), con punte superiori al 90% per i gruppi di ingegneria (96%), medicina (94%), geobiologico (93%), scientifico (91%), economico statistico e chimico farmaceutico (90%).
Le motivazioni all’immatricolazione
Quali sono le motivazioni che spingono i laureati, al momento dell’accesso all’università, a optare per un corso di laurea piuttosto che per un’altro? L’indagine evidenzia che per quasi la metà degli studenti (45%) sulla scelta di iscriversi all’università pesano in eguale misura fattori culturali (cioè l’interesse per le discipline insegnate nel corso) e i fattori professionalizzanti (legati agli sbocchi occupazionali offerti dal corso).
Ventinove laureati su 100, invece, hanno scelto il corso sulla base di motivazioni prevalentemente culturali, il 10% è spinto da motivazioni prevalentemente professionalizzanti; per il 15% a influenzare la scelta non sono né fattori culturali né quelli professionalizzanti.
Un’indagine più approfondita delle motivazioni alla base della scelta del percorso universitario evidenzia che pesa in misura rilevante l’indirizzo di studio selezionato. Ad esempio, a motivare 60 laureati su 100 del gruppo letterario sono soprattutto i fattori culturali, sebbene l’interesse per le materie del corso sia decisivo anche per numerosi laureati dei gruppi geo-biologico, psicologico, linguistico, scientifico e politico-sociale.
Le motivazioni prevalentemente professionalizzanti pesano in misura maggiore (oltre il 13%) tra i gruppi ingegneria, economico-statistico, insegnamento e professioni sanitarie.
Le motivazioni all’ingresso sono risultate una caratteristica personale indipendente dalle condizioni socioeconomiche della famiglia di origine e poco associata all’area geografica di provenienza e alla carriera scolastica pre-universitaria. Solo in riferimento al genere si riscontrano alcune differenze, dal momento che la motivazione prevalentemente culturale è più frequente fra le femmine e quella professionalizzante fra i maschi.
Il contesto socio-economico di origine
L’analisi del contesto socioeconomico di provenienza dei laureati 2013 mostra che l’ascensore sociale nel nostro paese è ancora bloccato a tal punto che i giovani che provengono da contesti sociali meno favoriti hanno minori chances di proseguire gli studi dopo la scuola dell’obbligo fino al completamento degli studi universitari.
Il legame che intercorre fra il grado di istruzione dei genitori e la probabilità di arrivare alla laurea, tuttavia, non deve far dimenticare che ancora nel 2013 la gran parte (71 su 100) dei laureati che hanno completato il proprio percorso di studi proviene da famiglie in cui il titolo di studio universitario entra per la prima volta.
Ma le origini sociali, non pesano solo sulla possibilità di scegliere o meno di intraprendere un percorso di studi universitario, ma hanno un ruolo rilevante anche sulle preferenze disciplinari dei laureati. Chi proviene da famiglie meno favorite intraprende infatti prima qualsiasi tipo di attività. Viceversa, chi proviene da famiglie più favorite, tende a resistere più a lungo alla ricerca di una professione più coerente agli studi compiuti e può frequentare in misura maggiore un programma Erasmus, ovviando così al problema dei ridotti finanziamenti. L’indagine mette infatti in luce che a influenzare la scelta del percorso intrapreso all’università non è solo il tipo di diploma scolastico conseguito dallo studente, ma anche e soprattutto il background economico e culturale di origine. Emerge così che gli studenti che provengono da famiglie più istruite, con almeno un genitore laureato, si iscrivono in misura maggiore a discipline come medicina, giurisprudenza e farmacia, mentre scelgono con minore frequenza l’insegnamento, le professioni sanitarie, l’educazione fisica e gli studi politico-sociali.