Qualche gru rompe ancora la naturale skyline del centro storico di Mirandola. Ma in periferia, nell’area industriale, i cantieri sono sempre di meno. Il distretto simbolo della devastazione provocata dal terremoto che ha colpito l’Emilia sta diventando il simbolo della ricostruzione e della corsa verso il rilancio. Con le delocalizzazioni produttive, il polo del biomedicale, due anni fa, era riuscito a mantenere quasi intatti i livelli della produzione.
Oggi viaggia all’estero con una crescita delle esportazioni, nel primo semestre dell’anno, pari al 5,7%, a fronte di un 4,5 a livello regionale. E si prepara all’inaugurazione – il prossimo 29 novembre – del tecnopolo, l’undicesimo della rete ad alta tecnologia dell’Emilia Romagna, sul quale ha puntato la Regione per sostenere la ripresa di un cluster che è tra i capofila in Europa e nel mondo. Una corsa contro il tempo, visto che la firma della convenzione tra l’ente e Democenter, che sta completando il tecnopolo per assumerne la gestione, risale a soli otto mesi fa.
«Stiamo installando le ultime attrezzature – conferma Enzo Madrigali, direttore di Democenter – e la nostra dead line è la metà di novembre, quando saremo pienamente operativi». Il tecnopolo ospiterà tre laboratori di ricerca (in tossicologia, biologia cellulare e sensoristica) in uno spazio di 750 metri quadrati nel nuovo polo scolastico di Mirandola, il cuore di un distretto, con un fatturato stimato in oltre 900 milioni, che è riuscito a neutralizzare gli effetti del sisma sull’occupazione – gli addetti sono circa 3.500 – e si muove nuovamente con grande agilità oltreconfine, intercettando soprattutto la domanda dei Paesi con sistemi sanitari avanzati, che chiedono massima qualità e innovazione. «Il trend – dice Alberto Nicolini, consigliere dell’associazione DBM, distretto biomedicale di Mirandola – è di assoluta crescita, soprattutto nei mercati maturi dove facciamo leva su uno dei fattori che ci rendono maggiormente competitivi: l’investimento in ricerca e sviluppo. Intravediamo già il traguardo: entro sei-sette mesi il terremoto comincerà ad essere definitivamente archiviato».
Il distretto di Mirandola – che comprende altri cinque comuni del Modenese, tutti nell’area del cratere – conta 94 aziende, delle quali sei multinazionali, big come B.Braun o Gambro che hanno fatto ricorso alle proprie forze per ricostruire. Se ancora problemi ci sono riguardano i tempi per accedere ai contributi per la ricostruzione. «Le domande che si sono concluse con la liquidazione del risarcimento – spiega Giuliana Gavioli, vice presidente di Confindustria Modena, con delega al biomedicale – sono circa il 30 per cento. Ma va anche detto che molte aziende, dopo la pre-presentazione, non hanno ancora inoltrato la richiesta».
Per provvedere c’è ancora poco tempo (la scadenza per formalizzare le domande è infatti fissata alla fine dell’anno): una proroga, a questo punto, non è esclusa. Nel frattempo le inaugurazioni dei nuovi stabilimenti non si fermano. Dopo il nuovo centro logistico di Gambro, domani sarà la volta di PTL, azienda del biomedicale attiva da quasi quarant’anni. A sua volta il tecnopolo, con l’apertura ufficiale di fine novembre, sarà al servizio delle imprese con uno staff di venti persone (tra cui undici ricercatori e tre coordinatori scientifici) e con una dotazione di 4,4 milioni di euro per garantire l’attività di ricerca fino alla fine del 2015.
L’area dove si trovano i laboratori sarà affiancata entro breve da uno spazio di altri mille metri quadrati che ospiterà, oltre a un incubatore di imprese, la Fondazione Its Biomedicale, l’istituto tecnico superiore post-diploma per formare gli specialisti richiesti dal settore. «Servirà non solo per preparare i giovani – aggiunge Madrigali – ma anche per le esigenze formative delle aziende». Forte della crescita il distretto si presenta nei prossimi giorni (8 e 9 ottobre) al Medtec, a Modena Fiere, uno dei principali appuntamenti europei per la filiera dei dispositivi medici. Un salone – 150 gli espositori, duemila gli operatori attesi – che è anche una anteprima di nuove tecnologie e materiali.
Oggi viaggia all’estero con una crescita delle esportazioni, nel primo semestre dell’anno, pari al 5,7%, a fronte di un 4,5 a livello regionale. E si prepara all’inaugurazione – il prossimo 29 novembre – del tecnopolo, l’undicesimo della rete ad alta tecnologia dell’Emilia Romagna, sul quale ha puntato la Regione per sostenere la ripresa di un cluster che è tra i capofila in Europa e nel mondo. Una corsa contro il tempo, visto che la firma della convenzione tra l’ente e Democenter, che sta completando il tecnopolo per assumerne la gestione, risale a soli otto mesi fa.
«Stiamo installando le ultime attrezzature – conferma Enzo Madrigali, direttore di Democenter – e la nostra dead line è la metà di novembre, quando saremo pienamente operativi». Il tecnopolo ospiterà tre laboratori di ricerca (in tossicologia, biologia cellulare e sensoristica) in uno spazio di 750 metri quadrati nel nuovo polo scolastico di Mirandola, il cuore di un distretto, con un fatturato stimato in oltre 900 milioni, che è riuscito a neutralizzare gli effetti del sisma sull’occupazione – gli addetti sono circa 3.500 – e si muove nuovamente con grande agilità oltreconfine, intercettando soprattutto la domanda dei Paesi con sistemi sanitari avanzati, che chiedono massima qualità e innovazione. «Il trend – dice Alberto Nicolini, consigliere dell’associazione DBM, distretto biomedicale di Mirandola – è di assoluta crescita, soprattutto nei mercati maturi dove facciamo leva su uno dei fattori che ci rendono maggiormente competitivi: l’investimento in ricerca e sviluppo. Intravediamo già il traguardo: entro sei-sette mesi il terremoto comincerà ad essere definitivamente archiviato».
Il distretto di Mirandola – che comprende altri cinque comuni del Modenese, tutti nell’area del cratere – conta 94 aziende, delle quali sei multinazionali, big come B.Braun o Gambro che hanno fatto ricorso alle proprie forze per ricostruire. Se ancora problemi ci sono riguardano i tempi per accedere ai contributi per la ricostruzione. «Le domande che si sono concluse con la liquidazione del risarcimento – spiega Giuliana Gavioli, vice presidente di Confindustria Modena, con delega al biomedicale – sono circa il 30 per cento. Ma va anche detto che molte aziende, dopo la pre-presentazione, non hanno ancora inoltrato la richiesta».
Per provvedere c’è ancora poco tempo (la scadenza per formalizzare le domande è infatti fissata alla fine dell’anno): una proroga, a questo punto, non è esclusa. Nel frattempo le inaugurazioni dei nuovi stabilimenti non si fermano. Dopo il nuovo centro logistico di Gambro, domani sarà la volta di PTL, azienda del biomedicale attiva da quasi quarant’anni. A sua volta il tecnopolo, con l’apertura ufficiale di fine novembre, sarà al servizio delle imprese con uno staff di venti persone (tra cui undici ricercatori e tre coordinatori scientifici) e con una dotazione di 4,4 milioni di euro per garantire l’attività di ricerca fino alla fine del 2015.
L’area dove si trovano i laboratori sarà affiancata entro breve da uno spazio di altri mille metri quadrati che ospiterà, oltre a un incubatore di imprese, la Fondazione Its Biomedicale, l’istituto tecnico superiore post-diploma per formare gli specialisti richiesti dal settore. «Servirà non solo per preparare i giovani – aggiunge Madrigali – ma anche per le esigenze formative delle aziende». Forte della crescita il distretto si presenta nei prossimi giorni (8 e 9 ottobre) al Medtec, a Modena Fiere, uno dei principali appuntamenti europei per la filiera dei dispositivi medici. Un salone – 150 gli espositori, duemila gli operatori attesi – che è anche una anteprima di nuove tecnologie e materiali.