Accolto nella notte tra venerdì e sabato l’emendamento presentato dalla deputata modenese Pd.
Finalmente il personale di “Quota 96” potrà andare in pensione dal 1° settembre di quest’anno: è stato, infatti, accolto l’emendamento Pd che sblocca una situazione in stallo da oltre due anni. Ne dà notizia la parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni che, al fianco dei lavoratori, non ha mai smesso di perseguire questo risultato di equità e giustizia.
Fra poco più di un mese, dopo aver atteso oltre due anni, il personale della scuola, bloccato nell’anno scolastico 2011/2012 dalla riforma Fornero, potrà finalmente andare in pensione. E’ stato, infatti, accolto in Commissione, nella notte fra venerdì e sabato, l’emendamento al dl Pubblica amministrazione che reca, come prima firma, quella della parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni, vice-presidente della Commissione Istruzione della Camera, che ha lottato per questo risultato, a fianco dei lavoratori, fin dall’insorgere della questione. Il provvedimento riguarda tutti coloro che avevano acquisito questo diritto secondo le vecchie norme pre-Fornero: in Italia 4mila persone, oltre un centinaio nella sola Modena. “Siamo molto soddisfatti del traguardo raggiunto – conferma con sollievo l’on. Ghizzoni – La riforma Fornero era la sola riforma pensionistica che non aveva tenuto conto della peculiarità di chi lavora nel mondo della scuola, personale che, per tutelare la didattica, può andare in pensione, pur avendo maturato i requisiti richiesti dalla legge, in una sola finestra annuale, quella del 1° di settembre, all’avvio di ogni nuovo anno scolastico. Ora anche chi era rimasto bloccato a scuola, pur avendo maturato i requisiti nel corso dell’anno scolastico 2011-2012, potrà finalmente andare in pensione fra poco più di un mese e lasciare il proprio posto a personale più giovane e motivato, ora precario”. Il provvedimento dovrà ora passare il vaglio della Commissione Bilancio, ma in Parlamento gode di un solido sostegno trasversale tra tutte le forze politiche presenti.
E’ stato, inoltre, accolto un altro emendamento a prima firma Ghizzoni, che riforma la procedura dell’abilitazione scientifica nazionale nell’Università italiana: non sarà più a bando bensì a “sportello” (per evitare l’effetto concorso e quindi valutazioni comparative) e durerà 6 anni.