“Sembra che il governo abbia già dimenticato di aver firmato solo pochi mesi fa a Palazzo Chigi un accordo sul modello contrattuale con le parti sociali, esclusa la Cgil, per legare le retribuzioni a fattori come la produttività e i risultati economici”.
Cesare Damiano, responsabile del lavoro del Pd, boccia senza mezzi termini l’ipotesi del governo di stabilire differenziali salariali in base al costo della vita tra Nord e Sud. “Pensare al ripristino di un’uniformità retributiva in base al costo della vita regionale, oltre a essere fuori tema rispetto alla riforma contrattuale”, sostiene, “equivale a reintrodurre una scala mobile territoriale che avrebbe lo svantaggio di solidificare le differenze, intorno a un parametro che nulla ha a che fare conla competitività”. Al contrario, per Damiano “vanno incentivate imprese e lavoratori a produrre di più” per “innescare una competizione virtuosa”.
Come replica al premier che ritiene giusto legare i salari al diverso costo della vita tra Sud e Nord?
E’ un falso problema. Il problema è che i salari sono bassi: per una competizione virtuosa bisogna premiare chi produce risultati di crescita. Invece di lanciare questa boutade estiva, il governo farebbe bene a convocare per settembre un tavolo di concertazione con le parti sociali per proteggere il potere d’acquisto di retribuzioni e pensioni anche con un abbattimento del carico fiscale. Il governo sta inseguendo la Lega anche sui salari, dovendo riequilibrare è costretto poi a rincorrere la Lega del sud. È una deriva pericolosa, perché si perde di vista l’interesse generale.
Eppure sembra essere popolare la tesi leghista per cui al Nord la vita costa di pi e ai lavoratori spetta un salario maggiore.
Per gli artigiani della Cgia di Mestre al Sud il salario medio è del 30% inferiore rispetto al Nord. Nel settentrione è maggiore il costo della casa e degli affitti e il governo dovrebbe occuparsene. Ma al Sud ci sono più famiglie monoreddito, si concentrano più famiglie povere o a rischio povertà. E si paga un sovraccosto per la carenza di infrastrutture e di servizi.
Come giudica la riforma contrattuale contestata dalla Cgil?
Va messa alla prova per verificare la capacità del nuovo indice di coprire il salario. Se il nuovo modello estende la contrattazione, va nella direzione giusta.
Può essere utile abbattere con le deroghe previste dalla riforma il costo del lavoro per attrarre le imprese al Sud?
La sicurezza del territorio, la dotazione infrastrutturale, il sistema bancario, la burocrazia sono i fattori decisivi per le imprese, più del costo del lavoro.
Il Sole 24 Ore 11.08.09