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“Le due Italie della scuola”, di Andrea Rossi

I casi sono due: o al Sud, tra la terza media e la quinta superiore, gli studenti vivono una sorta di metamorfosi oppure nei «cento e lode» distribuiti a pioggia in certe regioni c’è qualcosa che non funziona. Per gli alunni di 14 anni infatti l’Italia è un paese che corre a due velocità: un Centro-Nord dove competono alla pari con i coetanei dei paesi avanzati e un Sud che sprofonda di anno in anno.

La fotografia è racchiusa nell’indagine 2009 dell’Invalsi, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo, di istruzione e formazione. Un rapporto lungo 200 pagine che spiega i risultati della «quarta prova» dell’esame di terza media del 18 giugno su 560 mila ragazzi. Un test d’italiano (30 quesiti, punteggio da 0 a 40) e uno di matematica (21, da 0 a 27): grammatica, comprensione del testo, capacità d’argomentazione, equazioni, geometria, logica. Un’istantanea per verificare il livello d’apprendimento. Un banco di prova più per le scuole che per gli studenti. Se così doveva essere, allora ha ragione Giorgio Bolondi, ordinario di Matematica generale e Didattica della matematica all’Università di Bologna: «Il livello di una scuola è quello dei suoi insegnanti. E questa ricerca rivela che al Nord e al Centro la classe docente, soprattutto per motivi strutturali visto che è composta da molti insegnanti meridionali, ha saputo migliorare la propria formazione».

Il Sud esce penalizzato, su tutti i fronti: 25,1 nella prova d’italiano contro una media del 26,8 che diventa 27,9 nelle regioni centro-settentrionali; in matematica il gap è di tre punti secchi, 15,5 contro 18,5. Una débâcle con effetti avvilenti: gli studenti stranieri ottengono risultati inferiori, ma quelli che vivono al Nord hanno le stesse performance in matematica degli italiani residenti al Sud. «Gli stranieri scontano un handicap di partenza, ma ne conosciamo le ragioni e sappiamo che poco alla volta lo superano – analizza Bolondi – In meridione emerge l’handicap di una fetta di paese». Con l’italiano la situazione migliora ma non molto. «Una sufficienza stentata», spiega Tullio Telmon, docente di Dialettologia all’Università di Torino e presidente della Società di linguistica italiana. E il divario regionale? «C’è uno stile d’insegnamento diverso, che definirei “piacioso” al Sud e più “rigoroso” al Nord, e incide dove è più marcato l’uso del dialetto: qui l’italiano diventa approssimativo, c’è una commistione che impoverisce. Al contrario, regioni plurilinguiste come Trentino e Valle d’Aosta, riescono a mantenere elevati livelli perché tra docenti e allievi c’è un rapporto meno familiare».

Contano strutture e condizioni sociali – e d’insegnamento – difficili in certe aree. «Ma conta anche il diverso valore spesso attribuito alla scuola, che spinge i ragazzi a impegnarsi e motiva i professori», spiega Bolondi. In generale il nostro sembra un sistema didattico «routinario»: gli studenti riescono meglio là dove si tratta di applicare formule (grammatica, geometria, algebra) piuttosto che dove si deve ragionare (comprensione del testo, esposizione, statistica). «La nostra scuola basa l’apprendimento su esercizi ripetuti», spiega Bolondi. «Ma quando si deve argomentare i ragazzi vanno in crisi, ed è drammatico». Finché c’è da applicare una formula poco male, ma quando si tratta di risolvere un problema – e trovare la formula da applicare – sono dolori.

«La scuola media – conclude Telmon – si conferma il ventre molle del nostro sistema educativo. Distrugge quel che la scuola elementare crea».

CHE COS’È L’INVALSI
L’ente pubblico che ogni anno dà i voti ad alunni, docenti e istituti
Nel Centro e Nord Italia le ragazze sono molto più brave in italiano e i ragazzi in matematica. Proprio così: al Nord il punteggio medio dei maschi raggiunge il 27,6 in italiano e il 18,9 in matematica, quello delle femmine rispettivamente 38,3 e 18; al Centro siamo a 27,4 in italiano e 18,4 in matematica per i ragazzi contro 28,3 e 18 per le ragazze. Al Sud non ci sono differenze significative. E’ un’altra delle curiosità del rapporto dell’Invalsi, l’ente pubblico di ricerca che effettua verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell’offerta formativa; studia le cause dell’insuccesso e della dispersione scolastica; predispone i testi della nuova prova scritta per verificare i livelli di apprendimento nell’esame di terza media; fornisce supporto e assistenza tecnica all’amministrazione scolastica e alle regioni; svolge attività di formazione del personale docente e dirigente della scuola. La prova, quest’anno, è stata svolta il 18 giugno e ha avuto incidenza sul voto finale dell’esame di terza media, in una misura decisa di ciascuna commissione esaminatrice. L’anno prossimo avrà un’incidenza uguale per tutte le classi.
La Stampa 11.08.09

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